~Non lasciamo mai veramente questa vita~

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《Le persone che amiamo non ci lasciano mai veramente》

Questa citazione sembra scritta apposta per me. Una frase meravigliosa, non trovate? Racconta la mia "esistenza nulla" in poche parole.
Ma non sarà solo questa citazione a raccontarla, sarò anche io. Diana Larissa Mcdilan.
Ma non inizierò dal ventisette dicembre 1991, assolutamente. Comincerò dal 10 marzo 2007, un giorno dopo la mia morte.

Il mio primo giorno da spirito fu orribile, ma col tempo dovetti abituarmi. Abituarmi al fatto che le persone che amavo fossero distrutte a causa mia, al fatto che sulla mia maglietta grigia non ci fosse più la scritta "Revenge" ma "Resurrected".
RESURRECTED... una parola che da conforto perché di fatto significa che il mio spirito non era morto insieme al mio corpo, ma anche distruttiva, perché in alcune situazioni vorrei non essere presente. Ma invece ci sono e osservo, impotente.
Guardo la mia migliore parlarmi male alle spalle e il ragazzo che mi piaceva deridermi di fronte ad un gruppo di... no, niente parolacce. L'ho promesso alla mamma prima di essere investita, non voglio e non posso deluderla.
Ma torniamo ai fatti.
Ahimè, per evitare che qualcuno non capisca il filo logico, devo iniziare dal mio funerale.

Sappiate che ripensare a tanta falsità mi fa venire il voltastomaco, quindi abbiate pazienza. Ogni tanto dovrò sfogarmi, per quel poco che posso.

La bara non si vedeva quasi più per quanta gente era radunata lì intorno.
C'era anche quell'idiota della mia ex migliore amica che piangeva come una fontana. Ma a giudicare da quel che disse dopo la cerimonia, non erano lacrime vere. Era solo un modo per mostrare compassione a mia madre. Che schifo.
Quanto a me, indossavo un vestito regalatomi da mio padre il giorno del mio quindicesimo compleanno. Un abito in pizzo nero abbinato ad una veletta.
Faceva strano, tanto strano partecipare al mio stesso funerale, ma ero io, quindi dovevo pur rendere onore a me stessa.
Durante la benedizione del sacerdote, i presenti notarono che il feretro si muoveva da solo. Ma non si allarmarono. Non potevano sospettare di me, no? Ero morta.
Però, cari i miei partecipanti al funerale, ero proprio io a muovere la bara. Volevo testare la mia invisibilità e a quanto pare nessuno si accorse di me. O almeno credevo... ma di questo parleremo più tardi.
Ora arriva la parte che mi da più fastidio: il momento dopo la sepoltura.

<Menomale che non la avrò più fra i piedi> queste furono le parole di Alexandra, la ragazza con cui avevo condiviso tutto per sei anni. Ci conoscevamo dalle medie e lei aveva sempre finto. Sempre.
Le avevo svelato i segreti più profondi che erano nascosti dentro di me, il mio dolore per la separazione dei miei genitori... potrei continuare per l'eternità, tanto non posso morire di nuovo.
Ma ora vi farà piacere sapere come reagii io a ciò che disse.
Facile facile, feci sembrare che fosse caduta nel fango da sola, inciampando nei suoi stessi piedi. Ma invece fui io a spingerla. Risi così tanto che si voltarono tutti. Ancora non so cosa avessero sentito, ma immediatamente distolsero lo sguardo e se ne andarono. Tutti tranne qualcuno... colui che credevo fosse la mia anima gemella, la persona perfetta: Tommaso.
Rimase a guardare esattamente il punto dove c'erano i miei occhi invisibili, restò lì almeno trent'anni secondi e poi si avvicinò a me. O meglio, al mio spirito.
Pronunciò solamente due parole:
< Mi dispiace.> disse solo questo, ma aveva le lacrime agli occhi. Percepii subito che non erano false. Lui mi sentiva lì.
Andai via lasciandolo li, da solo a guardarmi mentre fluttuavo via.

《 Perché mi vede, e soprattutto, perché era commosso nel sentirmi se parlava male di me?》

Queste domande mi ronzavano in testa. Perché? Non lo sapevo il perché.
Decisi di volerlo scoprire. Mi sentivo come Harry Potter, volevo proteggere me stessa, anche sapendo che stavo facendo una cosa stupida.
Ammiravo molto quella serie, la citazione sopra è proprio tratta da lì.
È l'unica frase che mi da la forza di andare avanti. Sempre e comunque.



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