Non sono come voi

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Tic tac... tic tac...
L'orologio scandiva il ritmo della mia ansia, ero lì che lo osservavo da più di un' ora. Avevo gli occhi rossi, le braccia intorpidite... ma ad un certo punto sentii nella mia testa una voce... no, non poteva essere... lei... era morta.
Mia madre non poteva parlarmi, eppure lo stava facendo. Mi diceva:
《Attenta a ciò che dirai, non mostrare dolore o debolezza... Lui se ne nutre.》
E poi più nulla. Erano le 17:00, era ora di prepararsi.
Presi il mio zaino, indossai una maglia nera e dei jeans.
Mi chiesi perché mi stessi vestendo così bene per andare in un parcheggio, ma poi mi dissi che non era importante. Lui mi aspettava e io aspettavo Lui.

"Diana... ti prego fai attenzione."
Hardin era davanti alla porta con le braccia conserte che mi aspettava.
Era evidentemente spaventato. Come dargli torto...
<Certo ispettore. Di certo non voglio morire.> Cercai di sembrare sicura e spavalda, ma non so quanto riuscii a mascherare la paura.
Ricordai le parole di mamma: 《Non mostrare dolore o debolezza...》
Mentre Hardin mi consegnava una mappa risvegliandomi dai miei pensieri, vidi Tom corrermi incontro e urlando: 《Tu non ci andrai! Non perderò l'unica persona di cui mi importa!》
A quel punto, capii che era in preda a un attacco d'ansia, così dovetti a malincuore tirargli uno schiaffo sulla guancia.
<Tom ascoltami! Io non morirò, non posso morire... di nuovo! Io non ho paura della morte perché l'ho già conosciuta. Non dovete preoccuparvi per me. Me la caverò.>
Detto questo superai Hardin e uscii sbattendo la porta. Scoppiai subito a piangere. Mi accasciai a terra... rimasi lì per mezz'ora, ma poi mi ricordai di cosa dovevo fare.
Mi asciugai le lacrime e urlai con tutta me stessa. La gente si affacciava al balcone per vedere cosa fosse quel baccano, ma rientrarono subito quando videro la mia espressione: ero arrabbiata, triste, addolorata... tutto in un'unica faccia.
Mi avviai correndo verso il parcheggio orientandomi con la mappa. Arrivai puntuale ma... li ad aspettarmi c'erano solo delle colonne. Nessun uomo o demone...

Gridai all'aria: <Fatti vedere! Verme schifoso che non sei altro! Oltre ad essere spietato sei anche codardo, eh? Forza!>
L'aria divenne talmente calda da togliermi il fiato dai polmoni, poi qualcosa mi toccò. Mi voltai di scatto ma non c'era nulla.
Il caldo era insopportabile, caddi in ginocchio... e sentii una voce metallica parlarmi: "Volevi vedermi, sciocca ragazza? Eccoti accontentata!"
<Tu... chi sei idiota!>
"Tutti mi conoscono... chi di meno, chi di più. E tu sai chi sono. Tuo padre lo sapeva... io sono Colui che l ha spinto a uccidere... sono entrato nella sua testa e ne sono uscito dopo l'omicidio di Meredith Tauril, l'ultima vittima. E ora sei tu il mio obbiettivo."
<Mai! Io non sono come voi! Io riuscirò a liberarmi di te, sia chiaro.>
Scoppiò a ridere e scomparve. Fu allora che lo vidi, o meglio, vidi un ghigno da far accapponare la pelle... infatti svenni, credo perché non vidi più nulla...

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