9. Eroe

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Un inferno

Era la sola parola che sembrava descrivere alla perfezione lo scenario che Shoto si ritrovò davanti

Aveva perso le tracce di Midoriya subito dopo che il ragazzo era corso via in cerca dei loro, ormai ex, compagni di classe e si era ritrovato a vagare per le vie di quella città praticamente sconosciuta da quando si era trasferito a Hosu. La corsa che aveva sostenuto per raggiungere il più velocemente possibile il luogo dell'attacco, aveva ridotto il suo respiro ad insiti spezzati, il suo cuore martellava contro il petto e i polmoni bruciavano tanto era andato veloce.

Non lo avrebbe ammesso probabilmente, ma vedere Izuku allontanarsi velocemente lo preoccupò immensamente; sapeva che non avrebbe potuto reggere uno scontro dopo quello del giorno prima, ma non aveva voluto sentire ragioni.

Proprio come aveva temuto, l'attacco che aveva colpito con quell'enorme violenza la piccola piazza, era opera di uno dei criminali a cui stava dando la caccia, ma non riuscí ad elaborare altri pensieri, né tanto meno ad analizzare la situazione. I suoi sensi scattarono in allerta e senza esitare un solo attimo battè la mano destra per terra facendo innalzare un muro di ghiaccio nel momento in cui i suoi occhi saettarono sulla figura di Deku sovrastata dal Villain.

Riuscí nel suo intento dettato dall'istinto e separò il malvivente da Izuku attirando ogni attenzione su di sé. Si concesse pochi secondi per guardarsi intorno, tremando davanti tutti quegli eroi professionisti accasciati per terra privi di sensi; ora come ora non aveva più il tempo di chiamare rinforzi e nemmeno di elaborare una buona strategia di attacco. Era stato tutto così frenetico e veloce da averlo messo con le spalle al muro. Nessuna via di scampo se non uno scontro frontale, unica soluzione ma allo stesso tempo unica cosa da evitare.

«possibile che tu sia sempre in mezzo ai piedi?» si lamentò il criminale e solo allora Shoto si rese conto dell'assenza della maschera sul suo viso. Richiamò tutta la sua concentrazione per imprimere quel viso nella sua mente, quegli occhi dal taglio sottile e dalle iridi marroni, la barba appena accennata sul viso di colui che non dimostrava più di trent'anni e i capelli castani a spazzola nascosti da un cappuccio nero che contribuiva, insieme a quel cappotto del medesimo colore a coprire il corpo del malvivente. In qualche modo il loro modo di vestirsi alla stessa maniera, quasi si trattasse di un'uniforme, portava i loro avversari in una posizione di svantaggio, non si poteva stabilire la loro identità e di conseguenza il loro quirk, i loro attacchi in più erano così veloci da impedire ogni risposta.

Quando un eroe capiva finalmente quale fosse la loro unicità, era ormai troppo tardi, era ormai morto.

«ponete fine a questa follia - sibilò con rabbia alla vista di tutti quegli innocenti sepolti dalle materie - a che scopo continuare ad agire così nel nome della giustizia se rovinate la vita a persone innocenti?» indicò uno dei palazzi la cui facciata era ormai crollata trascinando con sé ogni appartamento
«siete voi eroi, troppo egoisti, pensate solo a voi stessi, vi concentrate solo sull'attaccare me, non vi importa delle vite dei cittadini» disse divertito e il bicolore serrò i pugni sprigionando un'appena visibile vampata di fuoco, che si dissolse nell'aria come polvere.

Le iridi eterocromatiche di Shoto cercavano di catturare quanti più particolari possibili dell'ambiente attorno a loro mentre saettavano rapidamente dalla figura di Izuku ancora a terra al criminale fermo, a debita distanza, in attesa di un attacco

Non sapeva come agire, non sapeva cosa fare, poteva contare sulle fiamme? Si sarebbe ferito utilizzandole? Se avesse usato solo il ghiaccio? La resistenza del criminale sembrava notevole a giudicare dalle sue condizioni, era come se non avesse appena combattuto contro così tanti eroi. Se avesse contato solo sul suo lato destro forse sarebbe finito congelato.

Pro Hero || Tododeku Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora