26. Ultima risorsa

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E mentre Deku e Shoto preparavano il loro piano quella sera con l'aiuto degli eroi compagni, loro agivano nell'ombra...

Il capannone abbandonato era silenzioso, il buio della notte lo avvolgeva e un silenzio disarmante sembrava rendere anche il più flebile dei sussurri un rumore assordante. Echeggiava tutto tra quelle mura rovinate dal tempo e dall'intonaco in parte perso rendendo ansiosi gli uomini che giorno dopo giorno scambiavano informazioni sugli eroi che gli davano la caccia.

La notte, l'unico momento in cui non si sentivano osservati, quelle poche ore in cui potevano elaborare il loro piano, affinandolo giorno dopo giorno, per fronteggiare quella minaccia che da ormai troppo tempo rallentava ogni loro azione.

«la polizia presidia la zona da troppo tempo e quei mocciosi ci stanno con il fiato sul collo, perché non agiscono?» chiese uno dei cinque uomini.

Lo spazio attorno a loro era vuoto, le travi di ferro reggevano il soffitto a capanna e il pavimento era bagnato probabilmente per le infiltrazioni d'acqua. I villain erano vicino ad uno dei muri della struttura, uno di loro in piedi con le spalle contro la parete, un altro poco distante seduto per terra, anche lui con la schiena al muro, le mani dietro la testa e gli occhi chiusi mentre ascoltava gli altri tre parlare presi dal panico. Essi erano inquieti, uno camminava avanti e indietro, l'altro picchettava il piede destro per terra e l'ultimo passava nervoso la maschera bianca e rossa da una mano all'altra.

«cosa stanno aspettando? Capo, se non facciamo niente quei bastardi ci ammazzano!» affermò uno di loro con occhi spalancati esternando la sua paura e osservando l'uomo in piedi contro la parete che non accennava la minima preoccupazione
«non è ovvio? Hanno delle risorse da cui attingere, ci stanno studiando e vogliono attaccarci quando meno ce lo aspettiamo» rispose con tranquillità il Villain seduto per terra continuando a tenere gli occhi chiusi e un'espressione rilassata
«e perché siamo fermi qui ad assistere soltanto?!» disse disperato uno di loro continuando a camminare avanti e indietro
«per proteggervi sono già uscito allo scoperto una volta, ma voi sapete quanto odio sporcarmi le mani - affermò il loro capo dopo attimi di silenzio - quegli eroi credono di poterci cogliere di sorpresa, ma faremo in modo che avvenga il contrario - continuò guardando i suoi sottoposti con quegli occhi gelidi che fecero accapponare loro la pelle - non siete in grado di batterli e io mi esporrò solo quando avremo giocato tutte le nostre carte... ma per il momento, abbiamo ancora una risorsa» disse voltandosi verso l'uomo seduto per terra che ghignò.

(...)

Erano appena scoccate le tre di notte quando Izuku e Shoto chiusero il computer portatile per poi rivolgere uno sguardo ad Uraraka, Asui e Tokoyami

«vi ringrazio infinitamente per essere rimasti fino all'ultimo, come stabilito dovremo essere tutti davanti il capannone alle otto in punto, gli altri riusciranno ad arrivare a Musutafu poco prima di quell'orario, è fondamentale agire insieme» disse Izuku sospirando portandosi una mano sugli occhi stanchi mentre Shoto teneva stretta tra le sue dita l'altra e lo osservava con dispiacere.

Odiava quella situazione, odiava vedere il suo ragazzo così stressato e stanco, ma forse quella sarebbe stata veramente la svolta

Uravity annuí mentre Asui si ritrovò a sbadigliare

«ci troverete lí, non temete, sono certo che li batteremo» affermò Tokoyami nella speranza di rassicurare i presenti, ma in realtà erano tutti terribilmente inquieti e stavano facendo di tutto per reprimere quell'orribile sensazione che da qualche ora attanagliava i loro stomaci.

I tre eroi si congedarono e il silenzio tornò a regnare nella casa, la sola luce accesa della cucina contribuiva a rendere l'atmosfera cupa accompagnata dal silenzio della notte e Izuku non disse niente, seduto semplicemente al tavolo con le mani tra i capelli mentre Shoto, in piedi di fronte a lui lo osservava.

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