22. Rimorsi e Sintonia

2.9K 217 88
                                    

«Ciao. Di nuovo...»

Eren chiuse la chiamata. Il cellulare scivolò nel cappotto bianco che avvolgeva il suo corpo, coprendone le forme.

In quel momento, gli unici cambiamenti che Levi fu in grado di notare nell'Omega erano la forma del viso più rotondo, dalle guance piene e la lunghezza dei capelli che, lasciati crescere, si avviavano a raggiungere le spalle.

Il giovane aveva le mani in tasca ed una sciarpa marrone attorno al collo, la quale non faceva nulla per schermare l'odore dolce e naturale di Omega.

L'uomo restò pietrificato sul posto, il braccio che ricadeva debolmente sul fianco mentre il suo animo agitato metteva ulteriore confusione nella sua mente.

Cosa avrebbe dovuto fare? Come doveva comportarsi...?

«Vuoi... Vuoi accomodarti?»

«Sì, per favore...» rispose Eren, sfilandosi la sciarpa.

Levi si fece da parte, lasciandolo libero di entrare e lo aiutò a togliere il cappotto che, nell'ambiente tiepido dell'appartamento, era decisamente di troppo. L'altro indossava abiti eleganti, ma larghi e comodi, impregnati di decine e decine di odori: inchiostro, carta, dinamiche di altre persone. L'Alpha riconobbe la traccia di Petra. Il ragazzo doveva essere arrivato fin lì direttamente dall'ufficio.

Il luogo che fino a quel momento gli era sembrato inutilmente spazioso, eccessivamente grande nel suo essere desolato e vuoto, gli parve si fosse giustamente riempito dell'unica presenza necessaria affinché le mura perdessero la semplice funzione di isolarlo dall'esterno ed assumessero il compito di farlo sentire a casa.

Guardò Eren, andò ad appendere il cappotto, lo guardò di nuovo. Si sentiva sulle spine, come se un gesto troppo repentino potesse scatenare una qualche reazione capace di sfociare in una veloce e brusca separazione. Ancora.

Averlo lì, a pochi passi, gli sembrava troppo bello per essere vero. C'era così tanto da dire che Levi non sapeva da dove iniziare.

Mi sei mancato.

Posso stringerti?

Dimmi che mi hai pensato, anche solo per un minuto...

Le sue labbra secche si schiusero, la lingua si mosse e la gola emise i suoni necessari ad articolare, tra quei mille pensieri, una singola, unica domanda.

«Mi odi?»

«Ti ho odiato. Una parte di me lo ha fatto. Voleva eliminarti, cancellarti dalla mia vita perché era ciò che meritavi per avermi portato via ogni cosa» ammise Eren, a sguardo basso. Mentire non aveva senso, Levi l'avrebbe comunque percepito. Respirato.

Andò a sedersi sul divano senza aspettare un invito. Sembrava che l'Alpha fosse rimasto scioccato dalla sua comparsa, e gli sarebbe occorso qualche minuto per riprendere a comportarsi in modo normale.

Sospirò, quando le sue gambe non furono più costrette a sostenerlo, abbandonando per un istante la testa contro i cuscini.

«Un'altra la combatteva, ricordandole che sei il padre dei miei figli. Col tempo quelle voci si sono calmate entrambe.»

L'uomo spostò il peso da un piede all'altro, portandosi le mani in tasca come se quel luogo fosse il più sicuro del mondo e gli impedisse di compiere qualche sciocchezza. Aveva paura di toccarlo e ricevere un rifiuto. Nell'udire quelle parole, desiderò strapparsi il cuore dal petto.

Ti ho odiato. Voleva dire che adesso le cose erano cambiate?

Sei il padre dei miei figli. Era questo, ora, il suo ruolo? Quello di genitore e nulla di più?

A · Breathe · ΩWhere stories live. Discover now