capitolo 10

14.3K 832 4.1K
                                    

Louis si siede sulla solita sedia. Io faccio leva sulle braccia e riesco a sedermi poggiando la schiena sulla testiera del letto.

Mi sento un povero vecchietto senza forze.

«Pensavo non volessi vedermi.» Louis rompe quell'odioso silenzio.

Prendo un respiro. «Ho parlato con Zayn.»

Sbarra gli occhi. «Cosa? E..perché?»

«È venuto giorni fa. Mi ha raccontato di quanto fossi dispiaciuto.»

«Oh».

Non ha niente da dire?

«Tu pensavi davvero quello che mi hai detto?» chiedo aggrottando le sopracciglia.

«Suppongo che la risposta più ovvia e aspettata sia "no". No, non lo pensavo. Ma l'ho detto. Ero arrabbiato e ho sbagliato. Ma non è una giustificazione valida immagino.»

Non l'ho mai visto così pacifico e serio.

«Louis tutto bene?» mi permetto di domandare preoccupato.

«No» risponde secco.

«Perché? Cosa succede?»

Il cuore batte forte. È troppo schietto.

Deve esserci qualcosa che non va.

«Carly ha parlato con i medici» dice. «Vogliono che tu torni in clinica. Non sei mentalmente stabile. Hanno paura che possa succederti qualcosa, e che Carly non faccia in tempo a portarti in ospedale. E non dovrei dirtelo perché rischio di farti agitare. Ma non ce la faccio. Tu..sei così...» la sua mano accarezza dolcemente la mia guancia. «indifeso».

Le labbra iniziano a tremare. Cosa significa? Tornerò in clinica? Non vedrò più Louis? No, questo è un incubo. Io sto bene. Posso andare a casa. Non voglio tornare là dentro.

Scuoto la testa, «Cosa...no...»

Sul viso di Louis si fa spazio un'espressione dispiaciuta.

Mi copre le guance con le mani. «No, non piangere...ti prego...no.»

Sto piangendo? Nemmeno me ne sono accorto. Le sue mani bruciano a contatto con la mia pelle pallida.

Mantenendo le mani a coppa sulle mie guance si avvicina fino a far sfiorare i nostri nasi. «Carly non lascerà che ti portino via. Te lo prometto. Non piangere. Andrà tutto bene» sussurra dolcemente.

Incastro i miei occhi nei suoi. Non servono più le scuse, i chiarimenti e quelle lunghe e noiose conversazioni. Le sue braccia circondano i miei fianchi in uno scomodo abbraccio e niente mi sembra più giusto. Porta le mani nei miei capelli e quando accidentalmente urta uno dei tanti tubi legati al mio corpo chiede: «Ti ho fatto male?»

Scuoto la testa e torna a stringermi a sé. Sento il calore dalle guance espandersi da per tutto, come se il mio corpo stesse andando a fuoco. La mia pelle torna a riprendere colore, forse è merito di Louis, dell'effetto che mi fa.

Poco dopo sentiamo il rumore dei tacchi di Carly e entrambi ci allontaniamo, come scottati.

«Harry, la psicologa vuole fare quattro chiacchiere con te. Andrà tutto bene. Sii solo te stesso. Non mostrarti ansioso o preoccupato» consiglia Carly appena entrata nella stanza.

Merda.

****

Sono passate esattamente tre settimane e finalmente posso tornare a casa. Non ci speravo più. È tutto merito di Carly. Louis è venuto sempre meno a trovarmi in ospedale, spero sia tutto okay fra noi. Non ho dimenticato tutto quello che mi ha detto. Per questo, ora, ogni fine settimana mi reco dalla mia nuova psicologa, le cose non sono migliorate di troppo. Mentirei se dicessi che le parole di Louis non risuonano ancora nella meritava. E forse non avrei dovuto neanche perdonarlo, non se lo merita.

her brother » l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora