11 - Giochi pericolosi

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Su Kantogea la prima Disfida del mortale torneo di Pallamateria era in pieno corso, per la delizia degli scatenati spettatori assetati di violenza e rapiti dal macabro spettacolo

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Su Kantogea la prima Disfida del mortale torneo di Pallamateria era in pieno corso, per la delizia degli scatenati spettatori assetati di violenza e rapiti dal macabro spettacolo.

Loro malgrado, gli sfidanti nell'arena erano costretti a dare il meglio di sé per non soccombere, in una lotta che non prevedeva alcuna clemenza per gli sconfitti. Perdere infatti significava morire, disintegrati dal contatto con le sfere o con la superficie del lago di antimateria stabilizzata.

Con una posta in gioco così alta, non c'era spazio per la correttezza in campo. Sebbene i partecipanti fossero stati divisi in due squadre, molti non si facevano scrupoli a sacrificare la vita di un compagno, se questo poteva essere utile a salvare la propria. Il gioco sporco assicurava una maggiore probabilità di sopravvivenza e non solo era tollerato, sembrava addirittura molto gradito dal pubblico.

I kantogiani esultarono infatti ammirati quando un membro della squadra rossa in difficoltà utilizzò un proprio alleato come scudo vivente, assestando un potente calcio alla sua piattaforma e facendolo letteralmente volare contro una sfera di verdemateria a lui indirizzata.

La tecnica di disarcionare gli avversari per farli precipitare nel lago era la preferita da non pochi sfidanti e quindi, oltre a schivare i globi mortali che sfilavano incessanti compiendo orbite ellittiche irregolari intorno alla giostra, bisognava fare molta attenzione a non avvicinarsi troppo agli altri partecipanti, senza contare l'ulteriore rischio di essere colpiti da uno dei bracci che sorreggevano le piattaforme.

In mezzo a tutta questa frenesia e confusione, Roy e Smogghel erano finora riusciti a cavarsela perché erano tra i pochi, se non gli unici, a praticare davvero il gioco di squadra. I due si muovevano veloci nel carosello mortale, facendo attenzione a non allontanarsi troppo l'uno dall'altro, guardandosi le spalle a vicenda.

Trovandosi catapultato in quella crudele situazione, la prima reazione di Roy era stata di panico: paralizzato dal terrore, con le gambe d'improvviso molli che facevano fatica a reggerlo sulla piattaforma. Anfry e Smogghel avevano invece reagito all'unisono per organizzare al meglio la sopravvivenza del terzetto. Il moghistano infatti, nonostante avesse rinnegato da sempre la sua natura di guerriero, aveva liberato la propria indole sopita e questa era venuta d'istinto a galla, dandogli la forza, la destrezza e soprattutto la lucidità necessaria per affrontare la situazione. Anfry, invece, mosso dalla sua infallibile logica e dallo spirito pratico insito nella sua programmazione, aveva immediatamente dato massima energia ai sensori di movimento e aveva elaborato all'istante una mappa virtuale del terreno di gioco, identificando le posizioni e le traiettorie che garantivano le maggiori probabilità di sopravvivenza.

L'alieno coriaceo e l'automa si erano quindi intesi al volo, scambiandosi veloci le informazioni sul movimento delle sfere mortali e guardandosi le spalle l'un l'altro.

Roy, dopo il primo istante di smarrimento, forte della sua abilità di manovra dovuta all'esperienza con lo skateboard, aveva dimostrato un'ottima stabilità e un buon controllo del discoide. Smogghel, dal canto suo, nonostante la stazza, si era rivelato molto più agile e veloce di quanto il suo aspetto lasciasse intuire.

Roy Rocket - La vera storia - Vol. 1Where stories live. Discover now