14 - Appuntamento al buio

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Moses aveva accettato di buon grado l'offerta di Garius, che gli aveva messo a disposizione un alloggiamento nella base lunare per permettergli di riposare, e adesso aspettava con ansia di ricevere un nuovo segnale di attivazione del dispositivo d...

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Moses aveva accettato di buon grado l'offerta di Garius, che gli aveva messo a disposizione un alloggiamento nella base lunare per permettergli di riposare, e adesso aspettava con ansia di ricevere un nuovo segnale di attivazione del dispositivo di Anfry.

Nonostante tutto, si sentiva un po' più tranquillo dopo gli ultimi sviluppi e, anche se la nuova destinazione di Roy continuava a essere ignota e avrebbe potuto nascondere altri pericoli, adesso aveva la consapevolezza di quanto fossero considerevolmente aumentate le probabilità di riuscire a rintracciare il nipote.

Anfry doveva di certo aver colto il senso del messaggio che gli aveva inviato, pensava, e ben presto il leprotto avrebbe fatto ciò che doveva per permettergli di inviduare Roy.

Moses era molto orgoglioso della creazione di Anfry. Nato come semplice unità servoaccessoriata per sbrigare piccoli compiti di aiuto e sorveglianza domestica, nel tempo era diventato un elemento indispensabile, in alcuni casi addirittura insostituibile. L'evoluzione dal modello originario ne aveva fatto un essere unico, forse la prima vera forma di vita artificiale senziente, capace di prendere rapide decisioni e di mostrare perfino sentimenti umani.

Ora più che mai, il leprotto era la chiave di tutto: parte in causa, suo malgrado, dell'incredibile viaggio di Roy e forse, presto, l'artefice della sua salvezza.

Il calo di tensione riconsegnò a Moses l'infinita stanchezza accumulata a causa degli avvenimenti delle ultime ore, un bagaglio di fatica e angoscia che avrebbe tagliato le gambe a chiunque altro, anche più giovane e in forma di lui.

Il Professore si era quindi lasciato andare sul comodo divano di foggia terrestre messo a disposizione da Vitalius, mentre Wendi ne aveva approfittato per accoccolarsi accanto a lui, addormentandosi di colpo. Tex non era stato da meno, ma non avendo trovato posto sul divano, si era accontentato di accucciarsi sul soffice tappeto ai piedi dello scienziato.

Poco distante, Martika sedeva a un tavolo e si rilassava a modo suo, smontando e ripulendo la lucida pistola con gesti lenti e precisi.

L'appartamento era ampio e confortevole, dotato di una grande parete trasparente di vetro polarizzato che consentiva di guardare la superficie lunare, pennellata dai netti chiaruscuri disegnati dalla luce radente del sole.

Stephanie, che avrebbe preferito ritirarsi nei propri alloggi, si era invece trattenuta su richiesta di Wendi e stava adesso osservando il panorama esterno, assorta nei suoi pensieri.

«Così, tu abiti qui?» esordì Moses, destando Stephanie dalle sue intime riflessioni, e indugiando su di lei con sguardo curioso.

«Sì, più o meno» rispose la ragazza, con un accenno di sorriso, «ho anche una casa a Dreamkey, ma ho passato molto del mio tempo qui.»

«E i tuoi genitori, se posso permettermi?» chiese lo scienziato, non senza qualche imbarazzo.

«Morti, quando io ero molto piccola. È come se non li avessi mai conosciuti.»

Roy Rocket - La vera storia - Vol. 1Where stories live. Discover now