Capitolo 3

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OLD THEATER

Un boato mi sveglia di soprassalto. Dalla finestra un lampo illumina quasi a giorno la mia camera, fuori c’è un temporale allucinante.

Improvvisamente i flash dei lampi iniziano a riportarmi alla mente le luci intermittenti dell’Ikubak e riaffiorano in me tutti i ricordi della sera prima, confusi ed assordanti.
Alexander, gli Spritz, quel divano di pelle, i nostri discorsi e il suo profumo, che sono sicura di avere ancora tra i capelli o nelle narici o, forse, solo nella testa.
E poi quel messaggio, a cui non è mai arrivata risposta.

Sento una sensazione di squilibrio interiore, ma penso sia una naturale conseguenza dell’adrenalina della notte scorsa.
«Che cosa ho combinato?» dico a voce bassa, coprendomi gli occhi con le mani.
Per fortuna è sabato, ho due giorni interi per disintossicarmi dalla notte scorsa e tornare al lavoro lunedì senza pensare a Chester.

Mi alzo dal letto e mi trascino ciabattando in cucina: ho un estremo bisogno di caffè.
“Ti ricordi quando hai detto che i ragazzi come Alexander Chester dovrebbero essere incontrati nei bar e non sul luogo di lavoro? Beh, ieri ho incontrato Chester all’Ikubak. Sei la solita veggente!” invio il messaggio ad Amira, mentre il sapore forte del caffè inizia a darmi un po’ di energia.

Porca miseria, ho fatto proprio un bel casino.
Come mi è saltato in mente di invitarlo a seguirmi fuori? Di passare tutta la serata con lui, cheek to cheek, a parlare della nostra vita privata? E, come colpo di grazia, dimostrarmi disponibile a rivederlo a notte fonda, con lui che non mi ha nemmeno risposto?
Mi sono decisamente spinta troppo oltre.
Avrei dovuto salutarlo e passare la mia serata con Dawson, poi magari ci sarebbe stato modo di approfondire la conoscenza alla fine del mio stage. Invece niente, sono la solita impulsiva ed esageratamente estroversa.

Ok, però ho un’idea: mi comporterò come se nulla fosse successo, almeno nelle prossime due settimane. Almeno fino alla fine dei miei contatti lavorativi con la Chester Publishing.
Si, è la cosa più giusta e razionale.
E chi se ne frega se non mi ha risposto, ho passato una settimana in azienda senza incontrarlo quasi mai, riuscirò a farne così altre due.

Sento il telefono, un nuovo messaggio.
“Morfeo si è impossessato di me stanotte, perdonami”, con uno smile sorridente.
Oh, ma alla fine ha risposto? Visto?
Non riesco a frenare la mia voglia di parlarci ancora.
“Non preoccuparti, avevo immaginato. Buongiorno Chester”, digito, mentre uno stupido sorriso mi illumina il viso.




«Ami, reggiti forte… stasera ho un appuntamento con Alexander Chester!» urlo saltellando, mentre Amira entra nel mio appartamento.
Mi abbraccia forte: «Come sarebbe? Cosa è successo ieri? Devi assolutamente raccontarmi tutto».
Eh sì, la chat tra me e Chester è proseguita finché non mi ha proposto di andare a bere qualcosa insieme stasera, ha detto che passerà a prendermi alle dieci.

Mentre provo una serie interminabile di abbinamenti per l’appuntamento, racconto per filo e per segno la serata scorsa ad Amira.
«Mmmh, questo Alexander non me la racconta giusta. Voglio dire, poteva evitare quel messaggio ieri sera, sul vedervi alle due di notte…» sentenzia lei con aria perplessa, alla fine del mio racconto.

«Sì, in effetti è stato strano. Ma alla fine l’importante è che ci vedremo stasera, ad un orario consono, no?»
Amira nota il mio entusiasmo, mentre faccio una pirouette davanti a lei per mostrarle il mio outfit.

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