Capitolo 12

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A LEZIONE CON RICHARD FROST

Siete mai stati in un posto talmente strano e surreale da chiedervi: "come ci sono finito qui?". Ecco, è esattamente quello che mi sta accadendo in questo preciso momento.

Ho appena varcato la soglia di un bar sperduto, in una cittadina a qualche miglia da Brightintown, pienamente in stile texano, costellato di strane lampade sospese al centro del soffitto.
Mi guardo attorno con fare sospetto.
Cosa ci faccio davvero qui?, continuo a ripetermi nella mente.

Osservo gli altri che prendono posto intorno a piccoli tavolini lignei e rotondi, tutti disposti a semicerchio, in modo da lasciare libero il centro del locale. Su ognuno di essi c'è una brochure che sponsorizza l'evento che sta per iniziare: "Lezione di seduzione con il dott. Richard Frost".

Raggiungo un tavolino libero, poso la borsa e mi accomodo.
Ma perché Amira non è più potuta venire con me? Maledizione!
Prendo la brochure e ci tuffo dentro la faccia, come se non volessi farmi notare da nessuno.
"Vuoi conquistare chi ami? Impara il gioco della seduzione", recita la frase accanto alla foto di Frost, tronfio, con le braccia conserte e degli occhialini sottili sulla punta del naso.

«E' libero? Posso?».
Una voce mi distrae dalla lettura, alzo gli occhi e di fronte a me c'è un ragazzo sorridente e un po' timido, che vuole condividere il tavolino con me.
«Si certo, siediti pure», gli dico con un accenno di sorriso.

«Sai, ho notato che sei una delle poche persone della mia età e un po' imbarazzata come me...» dice. «Piacere, sono Jack.»
«Ciao Jack, il mio nome è Eveline e... si vede così tanto che sono in imbarazzo?» dico arrossendo un po'.
«Si, ma non più di quanto lo sia io», scherza lui, «anche per te è la prima volta qui?»
«Si. Ho letto un libro del dott. Frost e volevo vedere come si svolgono questi eventi» spiego.

Una voce femminile ci interrompe: «Prendete qualcosa da bere, ragazzi?»
«Un calice di rosso per me», la ragazza annuisce e scrive la mia ordinazione.
«Ottima scelta, mi unisco a lei con il vino» dice Jack.
La ragazza segna tutto e si allontana.

Jack riprende la nostra conversazione: «Io sono qui per capire cosa sbaglio con gli uomini... La mia ultima storia è stato un calvario, che non vorrei mai più rivivere. Lui si chiama Thomas...»
«Posso capirti...» sussurro un po' presa dai miei pensieri.
E Jack insiste: «Allora, perché sei qui Eveline? Chi ti ha spezzato il cuore?»

«Uhm, uhm...» una persona che si schiarisce la voce al microfono rapisce l'attenzione dei presenti e nel bar cala un improvviso religioso silenzio.
«Buonasera a tutti», prosegue poi, «sono Richard Frost e sono qui stasera per indicarvi la strada per ottenere tutto ciò che avete sempre desiderato».
Non ci credo, sto davvero assistendo ad una cosa del genere?




«L'argomento di oggi è la strategia che si definisce "no contact", proprio perché è caratterizzata dall'assenza di contatto...» annuncia la figura al centro del bar, accompagnando le parole con una gestualità solenne.

Richard Frost sembra un intellettuale appena uscito da un film western. Indossa un completo color ruggine col panciotto, una camicia color crema sotto, stivali e cappello da cowboy, perfettamente in tinta con il colore della camicia. Sul naso porta sottilissimi occhiali senza montatura e ha dei baffi bianchi così curati che farebbe invidia persino a Dalì.

«Possiamo dire che è una strategia di autoprotezione, in quanto ci aiuta a liberarci dalla dipendenza affettiva. È molto semplice: consiste nel non avere nessun contatto con la persona che non si è comportata bene con noi per un periodo di tempo minimo di ventuno giorni. La psicologia ci insegna che, per perdere una qualsivoglia abitudine, occorrono solo tre settimane...» prosegue il dott. Frost. «Nessun contatto, significa nessun contatto: non si scrive, non si vanno a sbirciare i profili social, le storie di Instagram, si evitano i luoghi più frequentati dalla persona, i suoi amici o familiari...» precisa il dottore.
E tutti esplodono in risolini, come quando qualcuno viene beccato con le mani nella marmellata.

In effetti, tutto quello che vieta Frost è esattamente tutto ciò che ognuno di noi fa quando viene lasciato.

Jack è accanto a me, che prende appunti come se stesse assistendo ad una lezione di psicologia al College. Ogni tanto alza gli occhi e mi fa un sorriso. I suoi occhi hanno la stessa luce fioca dei miei. Lo guardo e penso a quanto tutti noi siamo così uguali quando soffriamo per qualcosa, per qualcuno, per amore.

«Alla fine di questi ventuno giorni, uno di questi due eventi si sarà verificato: o la persona che ha subito il vostro distacco tornerà da voi, o voi sarete ormai talmente distanti da essa e concentrati sulla vostra vita da non desiderare più le sue attenzioni. Bene, per oggi è tutto. Se vi va, io sarò di nuovo qui il prossimo venerdì con un'altra lezione. A presto» si congeda Frost, tra gli applausi dei presenti.

«E' stato davvero illuminate», dice Jack alzandosi in piedi, «hai detto che hai letto un suo libro...»
«Si, eccolo, ce l'ho qui» affermo, tirandolo fuori dalla borsa.
«Ti va di fermarci a bere un altro calice di vino? Così gli do un'occhiata...» propone, rigirandosi il libro tra le mani.
«Certo, perché no?»
«Altri due calici di vino, per favore», dice alla ragazza mentre ricaschiamo sulle sedie.

Un'oretta più tardi conosco questo ragazzo come le mie tasche. Studia al College di Boston ma viene spesso a Brightintown a trovare la sua famiglia. Ha avuto una storia con Thomas, titolare di una paninoteca vicino al College, dove Jack passava le sue pause pranzo.
«Questa parte sull'autostima è molto interessante...» commenta Jack. «"Occorre creare un proprio progetto, soddisfare la propria parte emotiva, regalandovi da soli emozioni con le energie che mettete nella sua realizzazione. Solo così sarete in grado di non elemosinare emozioni da qualche altra persona. Questo vi renderà indipendenti e liberi..."», legge ad alta voce.

«Tu hai già trovato il tuo progetto, Eve?».
Giusto, ho bisogno di un progetto!




Di ritorno a casa, trovo un messaggio di Amira sulla segreteria telefonica.
«Ehi, ciao! Come è andata la lezione di Frost? Scusami se non sono riuscita a venire, ma sono rimasta bloccata al ristorante per una riunione dei dipendenti. Domani devi raccontarmi tutto! Ah, Eve, manca ormai solo una settimana al tuo compleanno. Che ne dici di dare una festa? Richiamami».
Diavolo, il mio compleanno!

Sono stata così presa dalla consegna della tesi del Master che, per colpa di Chester e di tutte le lacrime amare che mi ha fatto versare, ho dovuto scrivere in men che non si dica nei giorni prima della scadenza di consegna, che non ho pensato minimamente al mio compleanno.

Bene... organizzare una bella festa, in compagnia di tanti amici e tanti alcolici: ecco quale sarà il mio progetto!



Ciao a tutti! Come prosegue la lettura? Dov'è finito Chester? Tornerà?
Non vedo l'ora di svelarvi il resto! 🤩
Per ora, se i capitoli di oggi vi sono piaciuti, lasciate una ⭐ o un 💬.
Io vedo ogni vostro voto e vi abbraccio forte forte virtualmente 🤗
Claudia 🖋️💕

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