Capitolo 8

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RELAZIONE CLANDESTINA

È la prima volta che varco l’ingresso della Chester Publishing e vorrei essere altrove.
Le ultime settantadue ore sono state una vera agonia.
Ieri pomeriggio Amira e Dawson, nel disperato tentativo di farmi distrarre, mi hanno trascinata al cinema, ma io ho pianto per tutta la durata del film, che – per inciso – era una commedia.

Ancora cinque giorni alla fine dello stage, penso posando la borsa sul divano del mio ufficio.
È lunedì e, per la precisione, mancano solo tre giorni alla vigilia di Natale. Devo resistere e buttarmi a capofitto nel lavoro, sperando con tutta me stessa di non incontrarlo, neanche di sfuggita.

Stampandomi uno stupido sorriso in faccia, per nascondere il mio reale nonché pessimo stato d’animo, raggiungo l’ufficio di Big Chester per l’assegnazione del nuovo settore che dovrò esplorare in questi giorni.
«Buongiorno Eveline», mi saluta, vedendomi sulla porta, «entra, entra pure…»
«Buongiorno Mr. Chester», ricambio, «volevo chiederle istruzioni…»
«Sì sì, ho già pensato a dove sistemarti questa settimana. Ho notato, leggendo il tuo curriculum, che hai seguito brillantemente diversi corsi di Economia al College…».
I miei occhi si spalancano.
No, Big Chester, ti prego…

«Vorrei che passassi qualche giorno a diretto contatto con la gestione aziendale, cosicché tu possa valutare anche altri ruoli da poter ricoprire in una casa editrice. Ricordi mio fratello Alexander? Te l’ho presentato alla festa di Natale… lui è il responsabile del settore commerciale dell’azienda, lavorerai con lui» conclude.
«Oh, bene…» biascico con un sorriso di circostanza.
«Terzo piano, il suo ufficio è lì. Buon lavoro, Eveline» mi liquida Big Chester, prendendo al volo una chiamata.

Come una che sta andando al patibolo, mi trascino fino agli ascensori.
Più cerchi di fuggire da qualcosa, più quel qualcosa ti insegue. Non è giusto.
In una realtà così grande come è quella della Chester Publishing, ma perché stamattina dovevo proprio andare a finire nell’ufficio di Chester?

Entro in ascensore, premo il pulsante “3” e vedo le porte chiudersi davanti a me, come tutte le agognate possibilità di evitare Alex in questi pochi, maledettissimi, giorni.



«Buongiorno…» accenno con voce fredda e distaccata, entrando nell’ufficio di Alexander.
Lui è intento a digitare frettolosamente sulla tastiera, con innumerevoli monitor davanti a sé, che gli fanno da barriera.

Alza gli occhi.
«Oh, ehi… Eveline…» biascica confuso, con sguardo scrutatore, cercando di capire perché io sia lì.
Non ne sa niente? Sembra davvero essere più sorpreso di me.

«Sono stata assegnata al settore commerciale, è questo l’ufficio del responsabile, no?» gli spiego con una punta di sarcasmo.
«Ah, sì. Accomodati qui, finisco una cosa al volo e sono subito da te» dice, tornando a quello che stava facendo.
Scivolo nella sedia circolare di pelle color mandarino, posizionata di fronte a lui.

Mi guardo intorno.
Questo ufficio è più grande del mio appartamento.
Alle spalle di Chester la parete è interamente a vetri, con vista sul centro di Brightintown. Le altre pareti si dividono tra due bianche laterali e una color mandarino alle mie spalle, perfettamente intonata al colore delle poltrone. Alla mia sinistra, in una rientranza semi-nascosta, riesco a scorgere un salottino con un divano, rigorosamente della stessa pelle della sedia su cui sono seduta, sul quale è affisso un quadro di arte contemporanea che ritrae una frase stilizzata: “Work hard, play hard”. Guardarlo mi fa storcere le labbra.
«Non ti piace?» mi chiede Chester.
I suoi occhi sono su di me.
Da quanto tempo mi stava osservando?
«“Lavora duramente, gioca duramente”… penso sia molto adatto a questo ufficio» dico al termine di una lunga pausa.

Bitter LoveМесто, где живут истории. Откройте их для себя