Capitolo 10

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UN LIBRO SPECIALE

La sbarretta digitale continua a lampeggiare sullo schermo del PC. Sul foglio Word che ho di fronte troneggiano, sole e spaesate in un mare bianco, le parole “La trasformazione dell’editoria: dagli amanuensi alla stampa digitale”. Il titolo della mia tesi del Master mi fissa piangere da giorni, deve pensare che io sia davvero un’idiota.

Oggi entro ufficialmente nel decimo giorno in cui non sento e non vedo Alexander Chester.
Sono distrutta.
Da quel giorno, a casa mia, è sparito nel nulla. Non una telefonata, un messaggio, niente di niente.

Gli psicologi lo chiamano “ghosting”, io lo chiamo banalmente “comportamento da stronzo – insensibile”.

Sembra come se, da quando ho finito lo stage e ho lasciato la Chester Publishing, io sia stata cancellata con un colpo di spugna, lasciando, così, non solo il suo luogo di lavoro ma anche la sua vita. E lui la mia.

Ho lottato ogni singolo giorno – uscendone finora vincente – contro la bruciante voglia di sentirlo, di cercarlo, di scrivergli una qualsiasi cosa.
Mi sarebbe bastata solo una parola, un “ciao come stai?”, un qualsiasi minimo segno di interesse. Niente, non è arrivato niente.

Dicono che quando pensi positivo, le tue vibrazioni si allineano con il tuo desiderio e questo si manifesta, ma sembra che io abbia donato tutta la mia positività a Chester e adesso ne sia rimasta completamente sprovvista.

Dentro, avverto solo quella odiosa, terribile e familiare sensazione, che spesso mi sono ritrovata a sentire nella vita: un terrificante senso di vuoto, un profondo senso di abbandono.

La maggior parte delle brevi storie che ho vissuto possono sintetizzarsi in quattro fasi.
Fase uno: il colpo di fulmine, e intendo il mio colpo di fulmine. In testa, in piena testa.
Fase due: il corteggiamento.
Fase tre: la relazione sessuale, rigorosamente senza impegno (da parte loro, s’intende).
Fase quattro: la mia pazzia per il loro atteggiamento sfuggente seguita dalla loro sparizione (in alcuni casi, come questo, non serve neanche che io diventi pazza, si dileguano da soli).

Nell’era dei social, in un mondo iperconnesso, in cui bastano pochi click per trovare una persona online, vedere le sue foto e scriverle un messaggio, non mi sorprende che avere una relazione stabile sia così difficile.
C’è troppa scelta, è tutto troppo veloce, facile. E questo ha reso gli uomini medi troppo volubili, sempre a caccia, per il solo gusto di provare qualcosa di nuovo, piuttosto che farsi carico di inevitabili responsabilità, nel portare avanti una sola relazione, sempre con la stessa persona.

Quando le cose minacciano di farsi più serie, scappano, scompaiono, diventano fantasmi.

Nonna Eveline mi racconta sempre che quando era giovane – negli anni sessanta - lei e nonno James si sono incontrati, conosciuti e innamorati. Nessuno dei due avrebbe potuto immaginare qualcuno di diverso dall’altro accanto a sé. Sin da subito!
Se non fosse per i racconti di nonna Eveline, non so davvero se riuscirei a credere nell’amore.

E in un attimo mi torna in mente una frase pronunciata da  Chester, l’ultima volta che siamo stati insieme, mentre giocavamo e ci rotolavamo nel letto: «Amore? L’amore è quella cosa dei libri, dei film, delle cose tue…» e il solo ricordo di quel momento mi dipinge sul volto un amaro sorriso.

Lui dice che l’amore è “quella cosa dei libri, dei film, delle cose mie…”, ma io in realtà ne so poco quanto lui dell’amore…
So solo che stare bene insieme, baciarsi spesso, avere quell’alchimia sessuale speciale e pazzesca e confidarsi con l’altro sulle proprie debolezze, sui propri dubbi riguardo al futuro o sui problemi di lavoro… ecco, questo, forse è più amore di quello che c’è tra le tante coppie ufficiali, che urlano al mondo di amarsi.
Ma io, come ho detto, in fondo, cosa ne so dell’amore…




«Eccolo, l’ho trovato», mi sussurra Amira tutta sorridente tra i corridoi della libreria dove mi ha trascinata, «l’ho letto qualche anno fa, era di una ragazza che lavorava al ristorante con me. Lei ha sempre messo in atto i suoi consigli e tutti gli uomini le cadevano ai piedi, te lo posso assicurare...» continua sicura, tenendo in mano il libro di un certo esperto delle relazioni sentimentali.

Sfoglia qualche pagina e aggiunge: «Secondo il dott. Frost, il problema, per cui le tue relazioni hanno sempre tutte lo stesso sviluppo e lo stesso finale, è che tu non fai in modo di farti desiderare, non ti dai il giusto valore e ti accontenti di quel poco che gli uomini ti danno…» continua con tono saccente e soddisfatto.

Alzo gli occhi al cielo. Per fortuna quelli di Amira sono ancora tra le pagine e non può vedermi.
Non so cosa dica questo dott. So&So, ma, a me, di tutte queste teorie non interessa un fico secco.
Io rivoglio solo quel poco che avevo con il mio Chester.
Mi manca come l’aria.




Mi giro e mi rigiro nel letto. Non so più se non riesco a prendere sonno a causa della vodka, che ho bevuto per dimenticare, o perché non voglio che arrivi domani: undicesimo giorno senza Chester.

Provo a muovermi nel letto per cercare una posizione più comoda e sento cadere da sopra al copriletto qualcosa per terra. Accendo l’abatjour e vedo un tale, con le braccia conserte e un cappello da cowboy, fissarmi dal retro della copertina di un libro.
Amira deve avermi comprato e lasciato qui il libro di quel tizio… non ci posso credere.

Ho la tentazione di lasciare lì per terra il dott. So&So, girarmi dall’altra parte e provare a dormire ma… chi voglio prendere in giro? Stanotte non si dorme.
Sbuffo, raccolgo il libro e inizio a leggere.

“Hai dei desideri sull’amore ma non sai come realizzarli?” .
“Vuoi avere la relazione sentimentale appagante che meriti?” Sì, sì.
“Sei appena stata lasciata e vuoi che lui torni strisciando?” Sì, sì, SI’!
“… se è così, quello che hai tra le mani è il libro giusto per te. Se non è così, invece, richiudilo pure… Ciao, io sono il dott. Richard Frost e quelle che seguono sono le mie lezioni di autostima e seduzione”.

Bitter LoveWhere stories live. Discover now