I'd come for you

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Passarono le settimane e i mesi e il rapporto tra Dylan e Lucinda divenne sempre più forte, profondo, mentale e intaccabile. 

Erano diventati inseparabili, tanto che non c'era giorno che non si sentissero, vedessero o pensassero. 

Erano arrivati a condividere tutto, dalla frustrazione per il loro senso di impotenza e prigionia che l'adolescenza gli dava, all'odio per la scuola e i bulli, l'amore per la letteratura e la scrittura, la musica e i concerti a cui andarono insieme. 

Purtroppo, condividevano anche il dolore malato che li portava all'autolesionarsi. 

Tanto che lei gli mostrò che teneva un pezzo di lametta nascosto dentro uno dei loro dc preferiti dei green day. 

Un giorno era così disperata e arrabbiata con la scuola, con le bullette stronze che la esasperavano, la cattiveria e apatia dei suoi professori e la follia della madre che la opprimeva che si era morsa così forte in bagno da provocarsi un escoriazione. 

Quel giorno Dylan la andò a prendere a scuola per farle sentire che non era sola e la abbracció fortissimo. 

Passarono tutto il giorno insieme. 

Lucinda lo portò nei dintorni di casa sua, dietro ai boschi dove aveva scoperto una vecchia casetta tutta in legno disabitata dal cui portico si poteva contemplare la veduta su tutta la città e il fiume. 

Si inerpicarono tra i rami delle piante secche per scendere verso la casetta ed oltrepassare il cancello. 

"Eccoci. Dicono che il tipo che la possedeva sia morto..

È strano, sembra un vecchio chalet di montagna stregato. 

Guarda che vista.. È magnifico.." contempló Lucinda. 

"Si.. Lo è" rispose Dylan rapito, più per la compagnia che per il panorama. 

Inaspettatamente Lucinda avvolse Dylan in un caldo abbraccio da dietro, portando le loro braccia ad intrecciarsi e rimanendo così per un po', accarezzandosi le braccia. 

Dopo essersi sciolti da quell'abbraccio Dylan si issó sulla balaustra con il ginocchio alzato e l'altra gamba stesa, seduto a contemplare il sole calante e la città che sfocava sotto il suo sguardo. 

"Aspetta, rimani così.. Ho portato la macchina fotografica di mio padre, ti scatto una foto!". Lucinda armeggió nel suo zaino tirando fuori la vecchia Reflex del padre e puntandola verso Dylan. 

"No dai, non sono un bel soggetto! Prendi il panorama!" si affrettò a dire Dylan. 

"Scherzi? Sei bellissimo! Rimani così. Prendo te e il panorama." 

Iniziarono a scambiarsi scatti e a ridere o complimentarsi di quanto fossero venuti carini o imbarazzanti. 

Poi la loro attenzione fu catturata dalle finestre ingrigite e guardando all'interno videro che gli oggetti della casa erano ancora all'interno, accatastati o rovinati. 

"Secondo te riusciamo a entrare?" chiese curioso Dylan. 

"Non saprei, ho già cercato delle altre entrate ma non ci sono.. La porta è serrata e direi che scassinare le finestre, per quanto pensi sia disabitata, non sia una grande idea". 

Così lasciarono perdere. 

Ripresero zaini e giacche e si arrampicarono su verso la stradina che conduceva al paesino dove abitava Lucy. 

I due si tenevano per mano mentre chiacchieravano. 

"Non ho voglia di avere a che fare con mia madre.. Ti giuro non la sopporto più. Vorrei scappare di casa." ammise esasperata Lucinda. 

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