CAPITOLO 38 [In revisione]

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George era rimasto di sotto, con Ginny e Ron, e stavano giocando a Monopoly per passare il tempo.
"George, forse domani dovresti chiedere scusa ad Alice," suggerì Ginny, avanzando con la sua pedina.
"Perché?" chiese George, confuso, "Aha! Sei finita sul mio hotel!"
Ginny alzò gli occhi al cielo e gli porse le banconote finte: "Perché non avresti dovuto tirare fuori quella cosa davanti a tutti" spiegò Ginny, "A lei va benissimo che Fred ti racconti tutto ma non che lo sbandieriate ai quattro venti."
Ron sbuffò: "Io l'avevo detto che l'avevate fatta incazzare," puntualizzò, lanciando i dadi.
George aggrottò le sopracciglia, ancora più confuso: "Mi dispiace" disse in modo sincero, "Dovrei dirglielo ora."
"Ho detto domani!" precisò Ginny, ma George si era già alzato e stava salendo le scale.
Si avvicinò alla porta e stette in ascolto, per sicurezza. Non sentendo nulla, entrò.
Non si aspettava di certo di trovarsi davanti ad uno scenario del genere.
Fred ed Alice erano nudi e lei gli stava sopra muovendosi con grazia, mentre lui gemeva, buttando la testa all'indietro.
"CAZZO!" urlò George, coprendosi gli occhi e chiudendo la porta.
Alice e Fred si fermarono di botto- Alice si schiacciò contro Fred per coprisi, spalancando gli occhi, Fred invece si mise a ridere, continuando a baciarle il collo.
"Non avevi chiuso a chiave la porta?!" sibilò Alice, sconvolta e senza fiato.
"La serratura non funziona sempre" spiegò Fred senza alcun imbarazzo, ribaltando la situazione, "Colpa sua, dovrebbe bussare."
Alice si morse il labbro, avvolgendo le gambe attorno ai fianchi di Fred.
"Ora basta parlare" disse suadente Fred, muovendosi lentamente ma con forza, guidato dai gemiti di Alice, "Voglio che apri la bocca solo per chiamare il mio nome, o per gridare, o per entrambe."
E così tornarono a completarsi come i pezzi di un puzzle, dimenticandosi di ciò che era appena successo.
Nel frattempo, George scendeva le scale di corsa, sconvolto.
Ginny e Ron lo guardarono in faccia e scoppiarono a ridere.
"Io te lo avevo detto di aspettare!" rise Ginny, tenendosi la pancia.
"C'era la biglietteria all'entrata?" ululò Ron, sbellicandosi.
"Sono traumatizzato a vita," disse George scuotendo la testa, con le mani tra i capelli.
"Davvero, davvero, traumatizzato."

La mattina dopo Alice si svegliò per prima, mentre Fred stava ancora dormendo. Decise di alzarsi e portargli la colazione a letto- tanto, era troppo presto perché si svegliasse da solo. Scese in cucina, cercando di fare il più piano possibile, e con sorpresa, vide George che beveva una tazza di caffè.
"Buongiorno," lo salutò, un pochino imbarazzata.
"Hey," disse lui, il viso turbato da vergogna e dispiacere.
"Ally" continuò George, "Prima che tu dica qualcosa- mi dispiace, sia per aver fatto quelle battute che per... ieri sera."
"Non fa niente, Georgie" lo tranquillizzò Alice, avvicinandosi, "Anzi, voglio rassicurarti."
"Il problema non è che Fred ti racconti tutto" puntualizzò lei, "Anzi, mi fa piacere- volevo solo che rimanesse più privato, rispetto agli altri, ma non importa. È solo un appunto per la prossima volta."
George annuì, dispiaciuto: "E per ieri sera..." cominciò.
"Fred credeva di aver chiuso la porta a chiave e poi aveva fatto l'incantesimo silenziatore" disse Alice, "Non potevi saperlo."
"Mi sento un guardone," si lamentò George, diventando rosso come un peperone.
"Credo che tu sappia che a Fred piace essere guardato più di quanto sia disposto ad ammettere" scherzò Alice, "E io ho vissuto situazioni ben più imbarazzanti."
George la guardò, non ancora convinto, così Alice lo abbracciò forte.
"George, dai!" lo spronò, dolcemente, "È tutto okay, promesso!"
George le fece un piccolo sorriso, iniziando a sentirsi meglio, e le restituì l'abbraccio.
"Che ne dici se, mentre tu svegli Fred, io vi faccio la colazione?" chiese Alice, scompigliandogli i capelli, "Poi magari passate un pochino di tempo voi due da soli, è da tanto che non lo fate."
George le fece un sorriso smagliante e la abbracciò di nuovo: "Grazie, Ally," disse felice, poi andò di corsa al piano di sopra a svegliare il suo gemello.
Alice si mise a preparare uova, pancetta e fette di toast, insieme a una grossa teiera piena di caffè bollente. Vide George e Fred scendere le scale proprio nel momento in cui iniziò ad apparecchiare.
"Buongiorno," disse dolcemente, guardando Fred.
"Buongiorno," fece lui, poggiandole un bacio delicato sulle labbra.
"Georgie ti ha detto che fate oggi?" chiese Alice, sorridendo.
Fred annuì, felice: "Sì!" esclamò ricambiando il sorriso, "E tu che hai in programma?"
"Farò qualcosa con Ron e Ginny" spiegò lei, "Ma prima volevo andare a fare una passeggiata, per pensare un po'."
"Tutto bene?" chiese Fred, preoccupato.
"Certo" lo tranquillizzò, con calma, "Ho solo voglia di fare una passeggiata e schiarirmi le idee."
Fred fece per dire qualcosa, ma Alice lo interruppe: "Fred, no" lo ammonì con un sorriso, "Oggi passerai una bella giornata con George e, quando stasera ci vedremo, me ne farete sicuramente una delle vostre."
George la ringraziò da dietro Fred, mimando con le labbra.
Alice mise in tavola la colazione e poi si sedette con loro, mentre i gemelli parlavano delle nuove idee per il negozio. Alice ascoltava affascinata e rise quando le raccontarono di uno scherzo fatto alla McGonagall l'anno prima.
Poi, quando ebbero finito di mangiare, si alzò e avviò lo stesso incantesimo che, la sera prima, aveva usato per lavare i piatti.
"Hey" disse a Fred, spuntando da dietro alla sua spalla, "Ti amo."
Fred le sorrise e la baciò sulla guancia: "Ti amo anche io," disse con tenerezza.
"Divertitevi!" esclamò, salendo le scale.
Alice entrò in camera e scelse i vestiti da mettersi, optando per dei pantaloni di denim scuro e un maglione di lana bianca a collo alto.
Andò in bagno e si lavò i denti, poi si pettinò i capelli con forza, combattendo i nodi formatisi la notte prima.
Infilò gli stivali alti, il cappotto, e uscì di casa in mezzo alla neve. Respirò a pieni polmoni l'aria fresca e iniziò a camminare senza meta, con calma.
Molto probabilmente, camminò per più di un'ora e arrivò su una collina solitaria, che dava una vista perfetta sulla Tana e su tutto ciò che la circondava.
Si mise per terra, in mezzo alla neve, poi ammucchiò dei bastoncini e si concentrò, fissandoli. Il fumo si sollevò dal mucchietto, che appiccò fuoco in pochi secondi. Alice sospirò con tranquillità, godendosi lo scoppiettio del fuoco ed il suo calore.
"Impressionante," disse una voce familiare.
Alice scattò in piedi e si girò di scatto, tirando fuori la bacchetta. Poi sospirò di sollievo.
"Professor Silente," esordì, riprendendo fiato.
"Signorina Diggory," disse lui, avvicinandosi.
"Che ci fa lei qui?" chiese Alice, confusa, "Remus è già venuto a parlarle?"
"Sì" confermò Silente, "E, con una certa urgenza, mi ha raccontato delle sue capacità."
Alice annuì: "E lei che ne pensa?" domandò tesa.
"Sono venuto a vedere di persona, ma ti ho vista accendere quel fuoco con la mente e ora mi fido di ciò che mi dice Remus," spiegò lui, avvicinandosi.
"Lui mi ha raccontato che hai una grande capacità d'attacco" continuò, "Che pratichi la magia senza bacchetta dalla tua nascita- controlli gli elementi naturali, fai accadere tutto quello che è minimamente possibile, crei qualcosa dalla mente e lo fai apparire a tuo piacimento."
Alice lo guardò, a disagio: "Loro pensano che io sia l'unica" disse piano, "È così?"
Silente annuì, piano: "Ho visto poteri così grezzi una volta sola nella mia vita..." confessò, preoccupato, "Ma nemmeno allora erano estesi come i suoi, signorina Diggory."
Alice abbassò lo sguardo, presa da un'inquietudine profonda.
"Signorina Diggory" esitò Silente, "Ha qualche idea sul perché i suoi genitori e suo fratello le abbiano nascosto l'unicità del suo potere?"
"No" rispose lei, a voce bassa, "Me lo chiedo spesso."
"Non crede che dovrei parlare con suo padre?" tentò Silente, "Potrei contattare Amos."
Alice sentì una fitta nel petto e guardò Silente dritto negli occhi, con una piega dolorosa nel viso: "Non coinvolga mio padre, la prego" lo supplicò, seria, "Lui non vuole più sapere nulla di Hogwarts, ma soprattutto non vuole più sapere nulla di me."
Silente rimase in silenzio, riflettendo.
"Lui e mia madre non mi hanno mai mandato una lettera da quando lui mi ha portata qui" disse Alice con tono duro, "Molly e Arthur, loro sono i miei genitori adesso."
"Ma loro non possono rispondere ai miei dubbi!" cercò di convincerla Silente, con tono grave, "La prego, Signorina Diggory. Lei non dovrà essere coinvolta se non vuole."
Alice si mise a riflettere, facendo scorrere gli occhi da un punto all'altro del paesaggio, tormentata.
"Crede che risponderà ai suoi dubbi, o che le risponda alle lettere, tanto per cominciare?" domandò Alice incerta, con voce rotta, "Dopo Cedric e tutto il resto."
"Io non ho fatto nulla, eppure non vuole vedermi" continuò, "Però, se vuole lo faccia - contatti Amos e tenti la sorte."
Poi, Alice gli voltò le spalle e cominciò a scendere dalla collina, di corsa.

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora