CAPITOLO 53 [In revisione]

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Alice si mise al centro della passerella di pietra, ad occhi chiusi, e prese dei respiri profondi mentre Silente le girava attorno.
"Voglio che pensi a qualcosa che ti fa provare emozioni forti, Alice" la incoraggiò Silente, a voce ferma, "Voglio che tu induca le scariche di cui mi hai parlato, ma stavolta le controlleremo."
"Lei la fa troppo facile, professore," ribatté lei.
"Devi solo pensare a qualcosa di intenso" la spronò, "Un'emozione forte."
Alice si torturò le mani, nervosa: "Non so cosa pensare," disse, semplicemente.
"Andiamo, Alice" disse Silente, "Non ti mancano né le esperienze intense, né le emozioni forti."
"Professore, non riesco a pensare a nulla," ripeté lei, risoluta.
"Si sta chiudendo" pensò Silente, "Non funzionerà se continua così."
La ignorò: "Quindi? Era questo che ti aspettavi da Amos?" chiese, fermandosi davanti a lei.
Alice gli lanciò uno sguardo furente, mentre una fitta le attraversava il petto: "Non ho voglia di parlare di lui," intimò, fredda.
Silente le puntò contro la bacchetta, imperturbabile: "Allora parlerò io" enunciò, "Legilimens!"
Alice chiuse gli occhi, mentre Silente le leggeva la mente: "Basta!" esclamò, serrando i denti.
"Ti senti figlia di nessuno, ti senti come se non appartenessi a nulla" disse Silente, girandole attorno, "Pensi, addirittura, che saresti dovuta morire tu al posto di tuo fratello Cedric, che ora non sai se chiamare fratello!"
Alice si sentì invasa dai tremiti di rabbia, mentre il cuore le batteva nelle tempie e le lacrime che le inondavano gli occhi: "Ho detto basta!" ringhiò, stringendosi i fianchi, mentre il suo cuore le pompava potere puro nelle vene.
"Ed il ragazzo che ami? Fred?" chiese Silente, con tono grave, "Non sai cosa pensare nemmeno su di lui- non hai nessuna certezza, Alice."
La Camera cominciò a tremare e Alice strinse i pugni, piantandosi le unghie nei palmi.
Pensò ad Amos, a come non fosse sua figlia, a come non l'avesse mai amata. Pensò a Cedric, che era parte del suo piano- lei era sicura che lui l'avesse amata incondizionatamente, ma allora perché le aveva mentito? Ed i suoi genitori biologici, chi erano? Avevano veramente voluto crearla per i suoi poteri? E se sì, perché? Perché sua madre l'aveva portata da Amos?
Il preside si precipitò verso di lei- aveva provocato la sua rabbia ma era arrivato il momento di sostenerla.
"Ecco!" disse Silente, incoraggiante, affiancandosi a lei, "Alice trattienilo! Concentra le scariche di potere in un punto! Pensa!"
Alice lasciò uscire un gemito di fatica, stringendo gli occhi e facendo scorrere le lacrime. Sentì tutta la rabbia, tutto il dolore, tutto ciò che si era tenuta dentro, tutto ciò che non poteva esternare e percepì le scariche elettriche che le correvano per le vene, lasciando un dolore bruciante.
E Fred? Silente aveva ragione: non era sicura di nulla.
La amava ancora? Forse, ma anche se l'avesse amata ancora, l'amore era abbastanza? Forse, semplicemente, non voleva più avere a che fare con lei. Era possibile che Alice si sentisse un peso per tutti?
"Non ce la faccio!" gridò sofferente, cercando di trattenersi.
"Sì, che ce la fai!" gridò Silente, sovrastando il boato del terremoto, "Controllalo, Alice! Lo puoi usare nel modo giusto!"
Alice buttò la testa all'indietro, portandosi entrambe le mani al cuore, richiamando il potere a lei in una fitta di dolore incredibile.
"Scatenalo, Alice!" urlò Silente, "Sei pronta! Lascialo andare!"
Così, Alice cadde in avanti con un urlo straziante, mentre un lampo di luce accecante partiva dal suo petto e la stanza crollava.

Alice si aspettò di essere travolta dalle macerie ma si ritrovò nel bagno delle ragazze del secondo piano, insieme a Silente. Sussultò, tremando e guardandosi attorno: "C-che cos'ho fatto?" sussurrò, terrorizzata, "Cos'ho fatto?"
"Alice" disse Silente in tono grave, prendendola per le spalle, "Alice, respira."
Alice lo ascoltò e tentò di respirare, tremando come una foglia: "Che cos'ho fatto..." ripeté piano.
"Hai usato i tuoi poteri, Alice" disse Silente, serio, "Ti ho spinta al punto di rottura e questo è ciò che sei in grado di fare- Alice, guardami! Non ti spaventare!"
Alice scosse la testa, pensando alle macerie. Si sentiva un mostro.
Silente le alzò il mento e la guardò negli occhi: "Non ti spaventare!" le intimò, "Non hai fatto male a nessuno, hai solo visto quanto puoi essere potente e, col giusto controllo, lo diventerai sempre di più!"
"Non lo voglio..." sussurrò Alice, mentre una lacrima silenziosa le sfiorava la guancia.
"Lo so" disse Silente, comprensivo, "Ma questi sono i tuoi poteri e la tua natura dipende da come li vuoi usare."
"Li devo usare?" chiese Alice, confusa.
"È certo che, prima o poi, li dovrai usare" confermò lui, grave, "Devi solo scegliere come, ma ho fiducia che tu lo sappia già."
Alice lo guardò negli occhi, in silenzio, e lui le diede le spalle, pronto a smaterializzarsi: "Ora, se vuoi scusarmi, devo andare a sistemare tutto quel disordine," disse, scomparendo e lasciando Alice sola con i suoi pensieri.
Alice corse a lungo per i corridoi semi-vuoti, fino a trovare un armadio di scorte abbastanza spazioso perché lei si potesse nascondere. Si rannicchiò all'interno, in preda a un'isteria così sconvolgente che l'unica risposta che il corpo di Alice era in grado di dare fu il silenzio.
Rimase lì per ore, o forse per minuti, ma rimase lì abbastanza a lungo perché la sua assenza venisse notata; e, infatti, qualcuno venne a cercarla.
L'armadio si aprì e Alice si coprì gli occhi con una mano, per il fastidio provocato dalla luce improvvisa.
"Eccoti qui," disse dolcemente Remus, sedendosi fuori dall'armadio.
Alice lo guardò in silenzio, triste e si chiese se fosse ancora in grado di parlare- si sentiva come se qualcuno le avesse tagliato la lingua.
"Ho parlato con Silente" la informò, "Mi ha detto del vostro allenamento."
Alice nascose il viso nelle ginocchia, scuotendo la testa.
"Un potere così è una responsabilità grande, lo so" disse Remus, "Ti senti pericolosa per gli altri, ti capisco."
Lei alzò il viso di scatto e qualcosa uscì dalla sua gola di pietra: "Mi capisci?" chiese pianissimo.
Remus annuì con un piccolo sorriso: "Quando ero bambino, sono stato morso da un lupo mannaro che voleva vendetta contro mio padre" raccontò, "Nonostante questo, Silente mi ha permesso di venire ad Hogwarts ma io mi sentivo proprio come te."
"Tu ti trasformi?" chiese Alice, confusa.
"Grazie a Piton, uso una pozione che mi permette di essere innocuo durante la luna piena" disse Remus, "Ma anche a me è capitato di perdere il controllo, Sirius, Harry ed Hermione potrebbero raccontartelo."
Alice lo guardò con intensità, studiando sul viso: "Quelle cicatrici..." chiese, "È stato il lupo che ti ha morso?"
"No, sono stato io" confessò lui, "Non volevo fare male agli altri, quindi facevo male a me stesso- ma non voglio che pensi che sia l'unico modo."
Alice sospirò, guardando quell'uomo che all'inizio era spaventato da lei e che ora la rassicurava. Vedeva sé stesso in lei?
Possibile, ma una cosa era certa: Alice non si era mai sentita così capita.
Sbatté piano le palpebre, mentre delle lacrime di stupore e sollievo le bagnavano le guance.
"Voglio usare bene i miei poteri" decise, parlando a voce bassa, "Voglio proteggere le persone a cui tengo... voglio combattere, se serve."
Remus le sorrise, anche se i suoi occhi erano un po' tristi, e annuì: "Sono davvero felice che tu abbia scelto, Alice" disse, sincero, "Sono fiero di te."
Alice sentì un colpo allo stomaco: "Nessuno me lo aveva mai detto..." sussurrò.
Remus la guardò negli occhi, le porse la mano e, quando lei la prese, la fece uscire dall'armadio: "Avevo anche un'altra domanda da farti, Alice" disse serio, "Io immagino che tu non voglia tornare da Amos..."
Alice scosse forte la testa: "Non tornerò mai da Amos," confermò.
"So che presto avrai 17 anni" continuò Remus, "Ma... ecco, Alice, hai bisogno di qualcuno."
Lei lo guardò, confusa.
"Ho parlato con gli Weasley, stamattina, e hanno letto la tua lettera e sentito la mia spiegazione" aggiunse lui, "Si sono offerti di prendersi cura di te, come hanno già fatto, ma vorrei che sapessi che mi offro di farlo anche io."
Alice lo guardò, ad occhi spalancati e labbra schiuse, cercando di far uscire qualcosa dalla sua bocca.
"Non devi aver paura di dire di no" si affrettò a dire Remus, nervoso, "È un'adozione, dopotutto, è una cosa seria e se devi-"
Remus fu interrotto, perché Alice si precipitò tra le sue braccia e lo strinse forte, in lacrime e con un sorriso enorme sulle labbra.

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SPAZIO AUTRICE:
Hey! Di solito non faccio questi Spazi Autrice perché, in tutta onestà, non mi piacciono, però questo è un capitolo super importante a cui tengo molto.
Se vi va, lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate di come sta andando la storia per ora! Ci terrei a sapere il vostro parere...
Approfitto del momento per ringraziare tutti voi che leggete la mia storia, mi date veramente tanta soddisfazione❤️
Detto ciò, buona lettura!

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang