CAPITOLO 1

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AVVISO
Hey, nuovx lettorx! Questa fanfiction è in revisione sintattica e grammaticale — più che altro per un fatto di paragrafi. I capitoli non ancora corretti contengono la scritta '[IN REVISIONE]' nel titolo e gli altri, come questo, si distinguono per l'assenza della scritta in questione.
Voglio rassicurarvi: anche se in revisione, i capitoli scorrono bene.
Buona lettura!

La passaporta la trasportò in un turbine di luce e, in un momento, Alice colpì violentemente il prato. Con un gemito di dolore, si sollevò sui gomiti per alzarsi da terra ma prima che potesse provarci un uomo dai capelli rossi le porse la mano.

"Arthur Weasley" ricordò, "È un amico di papà."

Alice gli rivolse un piccolo sorriso, che parve di più una smorfia, e gli permise di aiutarla.

"Grazie" disse cortesemente, "Io sono Alice, la figlia di Amos."

Arthur ricambiò il sorriso, ma con più calore. "Lo so chi sei, Alice" e le circondò le spalle con il braccio, "Ti stavamo aspettando."

Alice si lasciò guidare, mentre suo padre parlava con Molly Weasley.

La stretta di Arthur era calda e sicura... si chiedeva se avesse mai stretto anche suo fratello Cedric, in quel modo. Si riscosse velocemente da quei pensieri. Non era assolutamente il momento adatto per pensare a lui. Tuttavia, la sua gola sembrava essersi chiusa in una morsa e dovette schiarirla più volte prima di poter essere in grado di parlare.

"Salve" disse non appena si trovò davanti a Molly, "Sono Alice, è un grande piacere."

Invece di stringerle la mano, Molly la abbracciò.

Alice ne fu stupita. Era da tanto che nessuno la abbracciava. Almeno da quando, l'anno prima, avevano perso Cedric ed i suoi genitori erano diventati assenti, troppo addolorati per vedere la stessa sofferenza che schiacciava la loro unica figlia.

In realtà, le dispiaceva di più per suo padre - sua madre era sempre stata assente e si era dovuta abituare all'idea di non avere bisogno di lei piuttosto presto.

Però, se doveva essere al cento per cento onesta, ciò che la schiacciava davvero come un macigno era la morte di suo fratello.

Prese un respiro profondo, trattenendo le lacrime che minacciavano di traboccare dai suoi occhi.

Molly le accarezzò i capelli con affetto, distraendola nuovamente.

"Ciao Alice cara" disse e poi chiamò a gran voce dei nomi maschili, "I miei figli ti aiuteranno a sistemare le tue cose nella camera di Ginny."

Con un gesto si rivolse ad Amos e gli fece cenno di entrare.

"No" rispose lui, debolmente, "Grazie mille, ma temo di dover rientrare."

"Cosa?" esclamò Alice, "Perché?"

"Tua madre mi aspetta, Alice."

"Ma siamo appena arrivati e non ti rivedrò fino alla fine dell'anno..."

Gli occhi di Alice iniziarono a riempirsi di lacrime, ma sapeva che era una partita persa e che il silenzio di suo padre poteva significare solo una cosa, e così anche la vista delle sue spalle mentre si allontanava senza una parola. E senza sua figlia.

"Ma Amos..."

Molly provò a protestare, ma Arthur la fermò.

Alice, nel frattempo, stava in silenzio, soffocando la rabbia e la sofferenza e tutto quello che le era concesso soffocare. L'aveva lasciata lì, senza il minimo ripensamento. Aveva sperato che, una volta arrivati, suo padre si sarebbe reso conto di star facendo un errore madornale e che l'avrebbe portata a casa.

A quanto pare, si disse Alice, sarebbe andata in un'altra maniera.

"Andiamo bambina," la invitò Arthur, "Entriamo."

E così lo seguì, almeno con la consapevolezza che, in ogni caso, aveva toccato il fondo e poteva solo risalire.

Non appena entrò in casa, Alice si sentì investita da un senso di accoglienza, al quale avevano contribuito anche la gentilezza di Arthur e Molly. Non capiva perché fossero così generosi e buoni con lei, ma ne era grata.

Improvvisamente, un ragazzo dai capelli fulvi e gli occhi azzurri apparve dall'angolo e alzò entrambe le sopracciglia, scrutandola.

"Tu devi essere..." cominciò, avvicinandosi alla ragazza.

"Quella che è stata scaricata dai suoi genitori?" completò Alice, "Sì."

Tutti si immobilizzarono, in preda all'imbarazzo più totale, ed Alice sorrise, a disagio. "Stavo scherzando," spiegò timidamente.

Il ragazzo esplose in una risata nervosa, come se avesse già capito tutto dal primo momento, e le porse la mano. " Io sono Ron," si presentò.

Lei la strinse, in risposta.

Immediatamente, altri due ragazzi fecero la loro comparsa- erano pressoché identici, ma si distinguevano nei movimenti e grazie a qualche particolare del viso.

"Ragazzi!" esclamò Molly, seccata, "Finalmente, vi ho chiamati ore fa!"

"Minuti," la corresse uno dei due.

"E lei chi è?" chiese l'altro.

"Alice" disse la diretta interessata, porgendo la mano, "Alice Diggory."

"Oh," mormorarono in coro.

"Ci dispiace tanto per..." tentò uno dei due.

"Non fa niente," si affrettò ad interromperlo Alice. Non aveva nessuna voglia di parlare di suo fratello.

"Comunque, io sono Fred," si presentò l'altro.

"E io sono George," lo seguì il suo gemello.

Alice notò che George, quello che aveva cercato di farle le condoglianze, sembrava più introverso e aveva un tono di voce più basso, dall'intonazione tranquilla. Fred, invece, aveva uno sguardo sfrontato e sulle sue labbra sembrava esserci sempre l'ombra di un sorriso furbo.

"Imparerò mai a distinguerli?" si chiese Alice, "Sono entrambi così belli..."

"Perché non ti ho mai vista ad Hogwarts?" domandò improvvisamente Fred, appoggiandosi al muro con noncuranza.

"Fred!" lo rimproverò Molly, "Sii più discreto."

"Non importa, Molly" la rassicurò Alice, per poi rivolgersi a Fred, "Sono stata malata per molto tempo, studiavo a casa."

"Oh, mi dispiace" intervenne George, sembrando genuinamente preoccupato, "Che cosa ti è successo?"

"Non l'abbiamo mai scoperto" spiegò Alice, tagliando corto, "Poi, un giorno è sparito tutto."

I gemelli alzarono le sopracciglia all'unisono, lasciando un "Però..." sommesso ad aleggiare nell'aria. Poi, senza ulteriori commenti, aiutarono Alice a portare le valige al piano di sopra.

Quando Alice entrò nella camera che le era stata destinata, una ragazza stupenda era lì ad attenderla, mentre montava un letto di fianco al proprio.

"Ciao" esclamò questa entusiasta, andando verso la porta, "Io sono Ginny!"

Alice non potè fare a meno di rispecchiare l'allegria di Ginny e le porse la mano. "Io sono Alice, è un piacere!" mormorò, vincendo un pochino della sua timidezza.

Ginny le strinse la mano e la fece subito accomodare, indicando il suo letto con un gesto.

"Non spaventare la ragazza, Ginny," la stuzzicò Fred.

"Non vorrai farla scappare!" aggiunse George con un sorriso divertito.

Per tutta risposta, Ginny alzò gli occhi al cielo e chiuse loro la porta in faccia.

Alice rise, sorpresa, e si esibì in un modesto applauso. "Però..." commentò, scherzando, "Ti fai rispettare."

Ginny rise con lei. "Ci mancherebbe!" ribatté con un occhiolino. "Ora..." aggiunse, aiutandola ad aprire le valigie, "Vediamo di farti sentire a casa."

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Where stories live. Discover now