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"I've been watching for the signs
Took a trip to clear my mind, oh
Now I'm even more lost
...
Are we gonna even make it? Oh
'Cause if we are, we're taking this a little too far"
Beyoncé, Mine

Le indicazioni sul navigatore dicevano che mancavano ancora 25 minuti alla destinazione.
Ce ne avrebbe messi 18, 20 al massimo.
Si sentiva una pilota anche li, tra strade a lei sconosciute in Svizzera. Fernando l'aveva svegliata, quella mattina, chiedendole di raggiungerlo: sicuramente non si era aspettata che lui avesse preparato tutto nei minimi dettagli, prenotandole un volo alle 14, un'auto a noleggio già pronta in aeroporto e le coordinate via mail. L'indirizzo portava poco fuori Lugano, in mezzo alle montagne, e Marika guidò per tutto il tempo ascoltando i Queen e pensando e ripensando a cosa era successo la sera prima.
Lui la amava. Sembrava ancora troppo incredibile per essere vero.
E lei? Lei che stava facendo?
Walking on cloud nine, o almeno era quello che un inglese  avrebbe detto. Il problema, però, era che lei non stava camminando sulle nuvole dalla gioia, lei era tra le nuvole: non riusciva ancora a rendersi conto di cosa le stesse succedendo, di cosa sarebbe accaduto ancora e cosa ne sarebbe stato di lei.
Esattamente 19 minuti più tardi Marika si ritrovò davanti ad un enorme cancello.
Numero 21, così le aveva scritto. Affiancò l'auto al campanello e suonò. Dopo pochi secondi sentì il ronzio del cancello automatico che si aprì per farla passare. Il lungo viale divideva due grandi distese d'erba e, poco più avanti, c'era una grande casa bianca, che si estendeva su più livelli. Ampie vetrate figuravano al piano di sotto, ma Marika le vide a malapena. Era troppo confusa per rendersi conto di dove fosse. Parcheggiò davanti alla grande porta di ingresso e li si rese conto che un piccolo portico circondava la parte anteriore della casa. Fernando la aspettava sulla soglia.
"Finalmente! Il viaggio è andato bene?" le chiese, baciandola. Lei lo guardò confusa, ma lo spagnolo era probabilmente troppo entusiasta per rendersi conto dello stato d'animo della compagna di squadra.
"Ok... accomodati. Ecco, questo è l'ingresso. Si, è ancora praticamente vuota, ma per quello c'è tempo. Ci sarà sicuramente un pianoforte da quella parte.."
Le parole di Fernando che descriveva ogni cosa le arrivavano come un ronzio. Si guardò attorno. Quella casa era gigante. Più che un ingresso, quello era un salone delle feste di Buckingham Palace. Una grande scalinata con i gradini in legno figurava sul lato sinistro, imponente come in quei cataloghi di arredamenti americani.
"Vieni? Ti faccio vedere giù."
Senza dire una parola Marika lo seguì. Fernando la condusse attraverso un altro piccolo salone fino a quella che doveva essere la cucina. "Si, è da rifare tutto, però ecco, ci possiamo lavorare. Quella sarebbe la sala da pranzo, ma non so se ci servirà davvero, e li c'è un altro salone, più intimo ecco, con la vetrata che da sul retro e il camino, ma te lo faccio vedere dopo. Di qua, invece - disse mostrandole una porta - si scende giù."
Marika era rimasta su quel "ci possiamo lavorare". Guardava tutto a bocca aperta, non riusciva a seguire le parole di Fernando eppure si era bloccata su quel "ci". Plurale.
"Ok, questo lato sarà adibito a palestra, c'è già qualcosa.. di qua, invece - disse, aprendo un'altra porta alla fine delle scale - tutto box auto. Tu non ne hai tante vero?" Scherzò lui. Marika non riuscì a mettere insieme una risposta. Fernando però era talmente eccitato, talmente felice, che non si era nemmeno fermato a spiegarle cosa ci facessero li in quella casa enorme. Lui la ricondusse su fino in cucina, e tornarono alla grande scala. "Vieni, ti piacerà." Le prese la mano e Marika lo seguì. Le mostrò diverse stanze degli ospiti sul lato destro della casa, finché poi non si avvicinò ad una delle due porte a sinistra.
"Ok... entra."
Marika entrò per prima nella stanza che era... immensa.
Quella stanza era enorme. Il camino c'era anche li, ed era bellissimo. A destra il pavimento era rialzato fino a condurre ad una porta. Si avvicinò a guardare. Era un bagno enorme: due lavabi, uno specchio enorme, una vasca bianca con i piedi in oro e la luce illuminava tutto il marmo chiaro. Si accorse solo dopo che al centro del bagno c'era quella che sembrava una piscina, anche se in dimensioni ridotte: era una piccola vasca idromassaggio al livello del pavimento.
Si fermò a fissarla. Fernando dietro di lei rise.
"Si, lo so, è strana, ma potrebbe essere divertente." Lei abbozzò il primo sorriso da quando era arrivata. Tornò nella stanza che si accorse avere una forma ad L. Vicino la parete davanti alla porta c'era un materasso gonfiabile, mentre a destra, oltre il bagno, una enorme vetrata faceva entrare la luce. Ma era l'alba che, ogni mattina, avrebbe travolto la stanza. Una vecchia poltrona era lì, davanti alla finestra e Marika immaginò di passare tutte le sere della sua vita su quella poltrona a godersi la magia della natura. Aprì la finestra scorrevole e si ritrovò su una enorme veranda. La montagna si stagliava lontana e allo stesso tempo vicina. Sotto c'era una enorme piscina e un enorme tavolo in legno che doveva aver ospitato tante feste ed amici. Rimase incantata a guardare quel panorama.
"Vieni, non abbiamo finito.." Fernando la riportò dentro, ma Marika si fermò a guardare un buco nel muro, sulla parete a sinistra. Lo spagnolo rise.
"Ti faccio vedere..." uscirono dalla stanza ed entrarono nella porta accanto. "Beh, questa porta sarà chiusa e sarà il tuo guardaroba. Pensavo avessi bisogno di parecchio spazio, spero che questa stanza basti" scherzò. La stanza era, ovviamente, enorme.
Marika rise.
Fernando la ricondusse giù, ma lei continuava a guardarsi intorno.
"Non hai detto una parola.. ti piace?"
"Io... è bellissima." Disse Marika dopo qualche attimo di esitazione. "Ma perché mi hai fatto venire qui? Cosa.."
"L'ho comprata. Per te. Cioè, per noi - si corresse Fernando - l'ho comprata per noi. Voglio vivere con te".

"It's a little bit funny
This feeling inside
I'm not one of those who can easily hide
I don't have much money, but boy if I did
I'd buy a big house where we both could live"
Elton John, Your Song

"Che cosa?"
"Si, ecco... beh, io non potevo restare con Raquel, e mesi fa ho deciso di venire a vivere a Lugano. Ho visto alcune case e ne ho comprata una. Solo che un giorno stavo correndo con Fabrizio, ho visto questa e.. e.. dovevo comprarla. Per noi. Io.. si, lo so, è stupido, non avrei dovuto, ma l'ho vista e ho pensato a te. Volevo viverci con te."
Marika restò in silenzio per qualche minuto. Il suo cervello macinava pensieri su pensieri, ma non riusciva a ragionare. C'era caos e silenzio dentro di lei.
"Quando l'hai comprata?" Sussurrò.
Fernando rise, guardando per terra.
"La settimana dopo Monaco."
Marika lo fissò. Allora lui la aveva amata per tutto quel tempo e non le aveva detto nulla? Voleva vivere con lei e invece era pronto a lasciarla andare... perché lei non aveva fatto altro che ricordargli le regole. E ricordargli che tutto sarebbe finito. Ma non voleva che finisse, non lo aveva mai voluto.
"Tu non vuoi vivere con me..."
"Oh invece sì."
"No, non vuoi, perché sono disordinata. Di solito. Mentre in altre cose sono maniacale e odio cambiare di posto alle cose. E sono pigra. Adoro dormire, non voglio mai allenarmi di mattina presto. E non so cucinare, giuro sono una frana assoluta. E il giovedì, ovunque sono nel mondo, io devo guardare Grey's Anatomy. O Downton Abbey..." Marika cominciò ad elencare freneticamente tutti quelli che considerava i suoi difetti, come nel tentativo di mettere Fernando in guardia, ma non sarebbe servito. A lui non importava.
".. e piango. Piango ad ogni film, anche per le notizie al telegiornale. Se vedo qualcuno che riesce in qualcosa sono felice e mi commuovo e.." ma Fernando si era avvicinato a lei e la stava baciando.
"Non me ne importa niente. Io ti amo. Voglio vivere con te, qui. E tu?"
Adesso stava piangendo davvero.
"Ma sopratutto non so come si fa.. questo!" le lacrime aumentarono e lei era di nuovo alla sera prima, che alzava muri, che si rifiutava di lasciarsi andare. "Non so come si fa a stare con qualcun altro, così, perché.. non l'ho mai fatto. E ho paura, ho paura che.."
"Non devi. Non devo avere paura. Non è una cosa che si può imparare. Devi solo essere te stessa, e lasciarti andare e... viverci. E se avrai bisogno, se penserai di aver sbagliato, o semplicemente non vorrai sentirti sola, ti basterà girarti e sarò lì. È questo che succede in una coppia: si è in due. E io voglio stare con te, Marika".
Si guardano negli occhi. Cosa voleva?
E perché continuava a chiederselo?
La sua vita era innegabilmente legata a quella di Fernando. Avevano oltrepassato il punto di non ritorno. Lei lo amava.
"È casa nostra? Ho una casa?"
"Si, ce l'hai. Beh, se non ti piace possiamo prenderne un'altra, forse preferivi Montecarlo.."
"No. La mia casa sei tu."

I hate you I love you ~ Fernando AlonsoWhere stories live. Discover now