7. Tregua (?)

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Maranello, Febbraio 2011

Maranello le era sempre piaciuta e sin dalla prima volta l'aveva affascinata. Suo padre l'aveva portata lì durante uno dei loro tanti viaggi verso la Germania. Era rimasta imbambolata a guardare quell'enorme scritta gialla, e ci avrebbe passato ancora ore, se suo padre non l'avesse portata via con la forza. Aveva immaginato tutti i grandi che erano passati di li. Si era chiesta cosa avevano provato, quando la prima di tante rosse aveva percorso i suoi primi metri li, in via Abetone Inferiore. Si era chiesta se li dentro, dentro quell'enorme palazzo color rosso mattone, ci fosse Michael, impegnato a preparare un'altra delle sue magiche imprese. E si era chiesta se lei ci sarebbe mai entrata. Se sarebbe mai stata una leggenda anche lei.

I corridoi della sede della sede principale di quello che era ormai a tutti gli effetti il suo nuovo team, erano ricoperti di bacheche piene di trofei, di fotografie, enormi, delle tante vetture che avevano conquistato tante vittorie, insieme alle foto di coloro che avevano portato quelle quattro ruote sul podio.
Marika ignorò per un attimo il suo interlocutore, la sua attenzione fu richiamata dalla foto di colui che più aveva vinto nella storia del Motor sport.
Accanto alla foto del kaiser, quelle dei due brasiliani, Rubens e Felipe, quella dell'ultimo campione in rosso, Kimi Raikkonen, e infine la sua.
Era li da due mesi, ma di Fernando Alonso, Marika, non ne aveva visto nemmeno l'ombra. Com'era possibile? Lei si sentiva attratta da quel posto, non riusciva a pensare di poter essere da nessun'altra parte.
Aveva passato le feste natalizie con la sua famiglia, l'unico momento dell'anno in cui lei e suo fratello, ormai campione di Moto GP, riuscivano a trovarsi sotto lo stesso tetto. Ma questa volta, aveva fatto in fretta le valigie: si era trasferita a Maranello, negli appartamenti della Scuderia, e aveva seguito da vicino tutto il processo di costruzione e assemblaggio della monoposto, che lei avrebbe guidato. Lo aveva fatto anche nelle stagioni precedenti, ma la Ferrari era diversa: telaio e motore si fondevano in ogni minimo particolare. Non vedeva l'ora di guidarla.
E di sentire il suo primo vagito. Ed è per questo che finalmente, oggi, avrebbe incontrato ufficialmente il suo nuovo compagno di squadra.
"... e come sai, avremmo pensato a te già per la scorsa stagione, se non avessimo già ingaggiato Fernando.. Ah, eccolo qui!"
Stefano Domenicali riportò Marika alla realtà, che staccò gli occhi dalla sua foto per ritrovarsi davanti Fernando Alonso in persona. Era accompagnato da quello che ricordava fosse il suo manager, Louis. Entrambi salutarono Domenicali, dopo di che, lui le fece la radiografia.
Indossava un paio di jeans, la sua nuova, fedele, felpa rosso Ferrari. Non indossava nemmeno un filo di trucco, una abitudine dei weekend di gara, ma aveva lasciato i suoi capelli mossi e castani sciolti, lunghi fino sotto spalle. Di solito girava per il paddock con una lunga coda di cavallo, lo sguardo dritto, corrucciato. No, il suo nuovo team la metteva sicuramente di buon umore, e ciò metteva in risalto i suoi grandi occhi verdi, che erano invece spesso nascosti dalla sua espressione concentrata.
"Ragazzi, io e Louis abbiamo delle faccende da sbrigare, ci vediamo tra poco in reparto produzione, va bene?"
"Certo, a dopo." I due si allontanarono, lasciando i due piloti della Scuderia italiana soli.
Fernando si avvicinò alla bacheca dei trofei, osservando quelli che aveva collezionato solo qualche mese prima. Avrebbe dovuto essercene un altro, molto più importante. Perdere il campionato l'anno precedente era stato un duro colpo, e sperava che quest'anno le cose potessero migliorare. Chissà se la sua nuova compagna di squadra gli avrebbe dato filo da torcere... beh, di certo gliene avrebbe dato fuori dalla pista.
"Allora.. pronto per questa stagione?" Esordì lei. Si, il suo tono di voce era più squillante del solito e forse stava sorridendo troppo.
Ma voleva davvero cercare di andare d'accordo con quello spocchioso, arrogante e antipatico del suo compagno di squadra. E queste premesse non erano certo le migliori.
Fernando Alonso era forse uno dei piloti più importanti del paddock in quel momento. Non che lui se la tirasse, eh.
Tra loro non era mai stato tutte rose e fiori, anzi: più parolacce e gestacci e frecciatine. Quando potevano, si ignoravano a vicenda.
"Si. Prontissimo." Rispose lui annoiato. Si spostò di qualche passo, ma lei lo fermò subito.
"Il reparto produzione è di qua." Sorrise, indicando la direzione opposta.
"Sei qua da due ore e hai già imparato a memoria la piantina dell'edificio? Hai già fatto colpo su Domenicali, non c'è bisogno di ricorrere a certe cose.." Questa era probabilmente la frase più lunga che Fernando le avesse mai rivolto.
Marika cercò di ignorare le parole dello spagnolo.
Stai calma, stai calma.
"Non credo di aver già fatto colpo su Domenicali, e non credo di averne bisogno. E comunque sono qui da due mesi, so orientarmi perfettamente ormai." Al contrario di te. Fernando si fermò all'istante.
"Due mesi?" Strabuzzò gli occhi. Aveva passato tutto l'inverno a Maranello?
"Si, mi sono trasferita in uno degli appartamenti della Scuderia, qui vicino alla pista, mi sto allenando qui, sto seguendo tutta la fase di produzione della monoposto. Mai visto un lavoro del genere, certo, ho seguito ogni anno i lavori per l'aerodinamica, ma assistere alla intera creazione di una monoposto da un team costruttore è.." Di solito non era una di tante parole, ma c'erano alcune cose che potevano davvero farla parlare per ore. Una di queste era sicuramente il suo lavoro.
Era qui da due mesi, pensò lui. Questo era troppo. Si era già impossessata di un sedile che non si meritava, cosa voleva, impossessarsi di entrambe le monoposto adesso? Sarebbe diventata la cocca di Domenicali ancora prima dell'inizio della stagione. O forse lo era già.
"Non mi interessa sapere tutta la tua vita. So già come funziona qui." Marika alzò gli occhi al cielo, trattenendo un sospiro. Lei davvero voleva fare del suo meglio, ma lui non le rendeva le cose facili.
"Tu hai passato la pausa invernale ad allenarti, immagino.."
"Ah ah.." fu l'unica risposta che ricevette.
"Di poche parole, eh?" Ci riprovò.
"Già."
"Sembra che passeremo molto più tempo assieme, ora che siamo nello stesso team."
"Quando credi che smetterai di parlare?"
"Ah, credo mai. Mi piace parlare. Soprattutto ora. Sai, essere una pilota Ferrari ti permette di poter dire qualsiasi cosa. Loro ti ameranno comunque. È assurdo, vero? La maggior parte dei giornalisti mi odiava, e invece ora mi adorano.. e anche qualche tifoso italiano. Ma tu lo sai bene, voglio dire, ti odiavano tutti quando hai battuto Michael, ora che sei in rosso sei quasi simpatico anche a mio padre..."
L'incontinenza verbale sembrava proprio dargli sui nervi. E lui lo aveva visto, quel sorrisetto strafottente, mentre non la smetteva un secondo di parlare.
Lo stava facendo apposta.
"Hai altro da dire?" Si girò a guardarla.
Si, decisamente i capelli sciolti le mettevano in risalto gli occhi.
Se solo potesse stare tutto il tempo zitta.
"Posso chiamarti Fer?"
"No."
"Nando?"
"Nemmeno."
"Solo Fernando? O solo Alonso?" Lui continuava a camminare senza risponderle.
"Fernando Alonso? Fernando Dio Alonso? Quale preferisci?"
All'ultimo nomignolo lo spagnolo la fulminò con lo sguardo.
"Nessuno di questi." Sibilò.
"'Mm.." Marika fece spallucce. "Credo che ti chiamerò coso. O idiota. Oppure secondo, vedremo..." Ormai la sua dose di pazienza era andata gentilmente a farsi benedire, al diavolo i convenevoli.
"Secondo?" Fernando smise di camminare e le si parò davanti. "Come hai detto?"
"Hai sentito bene." Testa alta, petto in fuori. Era abituata a dover trattare con ragazzini altezzosi come lui da una vita. Non le faceva paura, nemmeno un po'. "E' solo la posizione che sei riuscito a prenderti l'anno scorso. E quella che ti prenderai anche quest'anno, se ti va bene." Lui, di risposta, le rise in faccia.
"Dovresti rifare bene i calcoli. Il mondiale l'anno scorso è stato perso per un errore di pit stop. E sicuramente a vincere il mondiale, quest'anno, non sarà una ragazzina che si è fatta comprare il sedile in Formula 1 da suo fratello."
"E questa da dove salta fuori?" Adesso era lei, a ridere. Tutti con la stessa identica storia.
"Sei in questo sport perché fai notizia, perché il fratellino ti ha comprato il posto, non perché tu sia brava. Hai vinto un mondiale perché sei stata fortunata. Mettiti in fila e seguimi." Si voltò, continuando a camminare, ma lei lo tirò per un braccio.
"Stammi a sentire. Avrai anche battuto Schumacher, sarai anche considerato uno dei migliori, ed è vero, lo ammetto anche io, ho tanto da imparare da te. Ma non sei Dio, Alonso. Mettitelo bene in testa. Sei solo un piccolo uomo con un grande talento, ma a quanto vedo poco cervello. Mi sono meritata questo posto in questo sport e, soprattutto, in questa scuderia, tanto quanto te. Non hai idea di cosa io abbia fatto per essere qui. E non devo sicuramente ringraziare mio fratello. Stai attento, perché potresti essere tu a metterti in fila."
"Come no. C'è altro madame?"
"In realtà si. Jenson mi aveva detto che sarebbe stato bello lavorare con te. Si sbagliava. Sei uno stronzo come sempre."
Lo guardò dritto negli occhi a testa alta aspettando un risposta.
"Jenson mi aveva detto la stessa cosa, in realtà sei più rompi palle di quanto pensassi. Sarebbe meglio se stessi un po' più zitta, non credi?"
Marika fece un lungo sospiro roteando gli occhi. Non sarebbe stato per niente facile convivere con lui.
"Senti, stavo solo cercando di comportarmi da persona civile, ma non mi rendi le cose facili." Il suo tono di voce era già cambiato. "Lo so che non mi sopporti, la cosa è reciproca, figurati. Però, pensavo che, essendo adesso compagni di squadra, potremmo cercare di andare d'accordo, non credi?"
Fernando la guardò, l'espressione spensierata che aveva quando era arrivato aveva lasciato il posto al suo solito sguardo corrucciato che le arricciava sempre la fronte.
"No, non credo. Evita di fare l'attrice, non ci sopportiamo, non c'è bisogno di fingere." Lei gli rispose con una smorfia.
"Cosa c'è?" Sbuffò ancora lui.
"Sei tu l'attore nel paddock, non io."
"Certo. Fai finta che vada tutto bene quando ci sono dei giornalisti e delle telecamere e andrà tutto perfettamente. Non c'è bisogno di andare d'amore e d'accordo, ok?"
Senza nemmeno attendere una sua risposta, continuò a camminare verso il reparto produzione.
Lei, per tutta risposta, lo superò ed entrò per prima.
"Oh, al diavolo!" Mugugnò. Entrò anche lui e salutò i vari meccanici ed ingegneri che, come tutti, stavano attenendo il 'primo vagito' della nuova Ferrari.
Raggiunse Marika, che era accanto a Domenicali e, in pochi secondi, nel magazzino calò il silenzio.
Due meccanici scoprirono finalmente la monoposto.
Marika sentì la tensione sparire, mentre un sorriso le stava spuntando sulle labbra, una scossa elettrica le percorse il corpo.
Quella Ferrari era sua. L'avrebbe guidata, avrebbe vinto delle gare, con lei, avrebbe realizzato un sogno.
Era bellissima. E sperava fosse anche dannatamente veloce.
In pochi secondi un boato riempì il magazzino, seguito da un applauso.
La Ferrari 150º Italia era appena nata.

Marika salutò quelli che sarebbero stati i membri della sua pit crew e si ritrovò davanti il suo collega. La vista della monoposto era riuscita a toglierle via il nervosismo di dosso, non che avesse dimenticato tutto ciò che il pilota spagnolo le aveva detto. Era comunque abituata a dicerie del genere, ed aveva imparato ad ignorarle. Se solo avessero saputo..
Ma non era abituata a lavorare in quel modo. Poteva non sorridere mai, poteva sembrare altezzosa, ma in realtà, la maggior parte del tempo, aveva solo paura di sbagliare e mostrarsi fragile nel paddock. Preferiva mostrarsi forte, determinata. Ma nonostante tutto voleva anche evitare situazioni come quella che si era creata col suo compagno di squadra. Lui, e tutto il team, sarebbero stati la sua famiglia. Non poteva partire col piede sbagliato.
"Bella vero?" Si girò a guardare la monoposto, la sua espressione ormai addolcita.
"Già. Non vedo l'ora di guidarla."
"Si... senti. Scusami per prima, voglio solo che possiamo lavorare insieme, normalmente, senza creare danni alla squadra. Come ti ho detto, sei uno dei migliori sulla griglia e da te avrei solo da imparare, quindi... tregua?" Gli porse la mano, dopo aver parlato sinceramente.
Lo spagnolo ci rifletté un secondo, ma ricambiò la stretta.
"Tregua. Solo perché hai detto che sono uno dei migliori." Ghignò. "Ma non ci contare troppo."
"Ovviamente.. senti, stasera io e alcuni della pit crew usciamo, festeggiamo la nascita della monoposto. Se vuoi unirti a noi..." tentò.
"Grazie, ma sono già impegnato."
"Uh, okay. Va bene. Direi che ci vediamo in Spagna, allora..."
"Ci vediamo in Spagna, ragazzina."

Heylà, sono tornata!
È stato un periodo impegnato e questo capitolo è stato riscritto più volte perché proprio non ne ero soddisfatta al 100% (e non lo sono tutt'ora). Ma sono assente da troppo tempo e quindi eccolo qui!
A presto

I hate you I love you ~ Fernando AlonsoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon