20. Pit stop

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"Saying fuck you, I miss you or I hate you so much
Cause girls only say 'hate you' to the guys that they love"
Big Sean feat Jhené Aiko and Lil Wayne, Beware

Il sole splendeva alto nel cielo. Le sembrava di poter scorgere lo sbrilluccichio del suo trofeo, illuminato dai raggi del sole, dalla finestra della sua dépendance.
Aveva appena fatto un bagno in piscina e la voce dei Black Eyed Peas risuonava dall'impianto stereo del giardino.
Chiuse gli occhi, cercando di ignorare le parole della canzone e concentrarsi sul prossimo Gran Premio. Certo, abbronzarsi in piscina non l'avrebbe aiutata a vincere il titolo. A sembrare più carina sul podio, forse si.
I suoi pensieri, i suoi stupidi pensieri che stava facendo solo per non pensare a quella cosa, vennero interrotti da un'ombra, quella del proprietario di quel paradiso terrestre in cui lei si era introdotta, comportandosi come se fosse a casa sua.
"Allora, hai intenzione di prenderti tutto il sole di casa mia?"
"Il sole non è tuo." Rispose lei, che restò ad occhi chiusi pur indossando gli occhiali da sole.
Nico alzò un sopracciglio.
"Non devi allenarti? Fare qualche pubblicità? Un servizio fotografico?"
Era decisamente perplesso.
"Cos'è, vuoi cacciarmi?" Stavolta alzò gli occhiali per fargli arrivare il suo sguardo diffidente.
"Nah. Mi chiedevo solo come mai resti qui ad oziare e sopratutto come mai Jason te lo permette." Bluffò Nico.
Jason.
Jason che non aveva idea di dove lei fosse.
Jason che continuava a chiamarla e mandarle regimi di allenamento via mail.
Quella mattina, quando alle 5, forse le 6, aveva chiamato Nico, aveva agito d'impulso e sapeva solo che voleva restare lontana da tutti. Aveva lasciato un messaggio a Karen, dicendole di annullare il suo volo, e a Jason, dicendogli che si sarebbe fatta viva lei e che era via chissà dove. In realtà non si era mai allontanata da Monaco; aveva fatto in fretta le valigie e si era diretta verso la sua destinazione, aprendo con le sue chiavi. Aveva bisogno di stare sola, di catalizzare, di riflettere e capire come diavolo le era venuto in mente di fare una cazzata del genere. Aveva bisogno di stare sola, o almeno, con Nico che le ronzasse intorno di tanto in tanto.
"Mi sto allenando anche senza di lui, comunque. Bella la tua palestra, mi piace."
Nico si sedette sulla sdraio accanto alla sua.
"Sei sicura che vada tutto bene?"
Marika sospirò.
'Certo, Nico, va tutto benissimo, ho solo fatto sesso col mio compagno di squadra che, tra l'altro, odio da morire, e mi è anche piaciuto da morire.'
No, questo non poteva dirglielo.
Aspetta, aveva appena mentalmente ammesso che le era piaciuto da morire?
Optò per un'altra spiegazione.
"Sono solo... stressata, credo. La questione di Clark, il campionato... tante cose."
"Si chiama Tom." Precisò il biondo.
"Si, è uguale." Fece un gesto con la mano, quasi scacciasse un moscerino. Ciò che era stato Tom per lei: un moscerino.
Nico sospirò. La sua amica non sarebbe mai cambiata. Osservò il bicchiere poggiato sul tavolino accanto a lei. Liquore. Forse tequila. Era davvero così grave?
"Parti con me per Montreal? O torni prima a Maranello?"
"Non lo so." 'Non so nulla.'
Nico non insistette. Sapeva che la sua amica era super organizzata, era precisa, era concentrata, ma aveva i suoi momenti di smarrimento e pazzia e probabilmente ora era in quella fase. E non era la prima volta che accadeva.
"E comunque andrai prima a fare il servizio fotografico con GQ... giusto?"
Lo aveva visto, attraverso gli occhiali da sole, il suo sguardo. Marika aveva fatto quell'espressione, quella che diceva letteralmente "cazzo!", perché si era completamente dimenticata di quel photo shoot. E ciò significava che non solo stava ignorando Jason, ma anche Karen. Ecco perché proprio Karen gli aveva chiesto di ricordare tutti gli impegni alla pilota Ferrari.
"Ma certo che ci vado, ovvio." Il tedesco fece finta di credere al finto tono tranquillo dell'amica.
"Okay..." rispose, stendendosi sulla sdraio.
"Ci vieni a vedere gli U2, vero?" Gli chiese lei, ricordandosi improvvisamente di tutti i suoi impegni nella vita reale.
"È martedì o mercoledì?"
"Martedì. Che hai da fare mercoledì?"
"Poker con gli altri."
Marika si alzò di slancio e si tolse gli occhiali da sole.
"Organizzate un poker e non mi invitate?"
Nico la guardò con lo sguardo di uno che avrebbe fatto meglio a star zitto.
"Ehm... non so perché non ti abbiano mai invitato, ma puoi venire, se vuoi." Marika intese il significato di quel mai, ma fece finta di niente e si stese nuovamente, mettendosi gli occhiali.
"Okay. Vado da Fallon, mercoledì, ma ce la faccio. Spero ci sia dell'alcool."
"Non stai già bevendo abbastanza?"
"Se stessi bevendo abbastanza ci sarebbe la bottiglia qui, non solo il bicchiere." Nico cercò con scarsi risultati di trattenere una risata, vista la massima serietà con la quale la sua amica aveva parlato. Rimasero in silenzio, stesi al sole.
"Vivian non si arrabbierà se resti qui?" Gli chiese Marika dopo un po'.
"Nah. Perché credi sempre che lei non ti sopporti? Siete amiche."
"Si, e io e te dormiamo insieme e ci chiama gemelli siamesi."
"Beh, un po' lo siamo."
"Già." Ribatté lei. Forse non doveva preoccuparsi davvero di Vivian. Andavano d'accordo, da qualche anno, ma lei e Nico avevano un rapporto così stretto e particolare che aveva paura potesse creare fastidio a Vivian.
"Quando e dove." Disse Marika dopo un po'.
Da perfetto gemello siamese qual era, Nico capì subito cosa intendeva, senza nemmeno guardarla.
"Domani, Londra, alle 9."
"Cazzo dovrò partire stasera. Dici che ce l'ho un po' di tempo per starmene qui al sole col mio migliore amico?"
"Sono il tuo migliore amico solo perché ti ricordo gli appuntamenti e ti ospito a casa mia?" Scherzò il biondo.
"Mmm... si, sopratutto per questo!"

I hate you I love you ~ Fernando AlonsoWhere stories live. Discover now