1. Make my dream come true

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1990

La vita di Marika, una bambina di 5 anni del sud Italia, era stata pressoché molto simile a quella di qualsiasi altra bambina del mondo, fino a poco più di un anno prima, fino a quando non aveva scoperto quelle "macchie" colorate.

Suo padre le aveva spiegato che quelle erano monoposto di Formula 1 e la domenica era diventata la giornata più bella della settimana per lei, e così era anche per suo fratello.

Andrea aveva 8 anni e condivideva con suo padre la passione per lo sport. Giocava a calcio, tifava Juventus, Ferrari, ma soprattutto era affascinato da quelle "speciali biciclette", così le chiamava sua sorella, che sembravano più veloci della luce.

La domenica era una giornata di festa a casa loro, perché era la giornata dello sport, ma da due anni ormai era la giornata preferita di Andrea insieme al mercoledì. Due anni prima, infatti, suo padre lo aveva portato su un piccolo circuito di kart e mini moto, in un paese vicino, dove il piccolo stava già dando mostra di se e cominciava a vincere piccoli trofei.

Toni, così come lo chiamavano tutti, mai avrebbe pensato che suo figlio potesse davvero cominciare a correre agonisticamente; si, aveva pensato che avrebbe potuto iscriverlo a una scuola di calcio, quando era più piccolo, ma mai che un agente lo avrebbe visto su un piccolo circuito di provincia, offerto uno sponsor e una mini moto nuova di zecca e l'iscrizione ad un campionato prima regionale, e poi nazionale.

Come mai avrebbe pensato che sua figlia avrebbe potuto sviluppare una qualche inclinazione verso il Motorsport. Si aspettava di vederla giocare con le bambole per ancora molti, e molti anni, ma invece lei era lì, ogni giorno, a giocare con le macchinine con suo fratello e a chiedergli quando avrebbe rivisto finalmente le macchinine in TV.

Sua moglie sperava fosse solo una ossessione. Le altre bambine la avevano per le Barbie, o i bambolotti. Le sarebbe passata. Ma no, non era così.

Perché si, i suoi figli non andavano d'accordo e litigavano per tutto, a parte per giocare con le macchine. E parlare di macchinine.

Andrea raccontò a sua sorella più e più volte dov'è che suo padre lo portava sempre, il mercoledì e la domenica, e le raccontò che adesso, la Formula 1, avrebbe dovuto guardarla da sola perché ora sarebbe stato lui a vincere tante gare, anche se la piccola non avrebbe potuto vederle in televisione.

Toni sentiva che Marika era affascinata da suo fratello e i suoi racconti, finché un giorno lui non le raccontò di altre gare, nello stesso circuito. Quelle sulle quattro ruote.

"Papà quando potrò venire con voi al circuito?" Toni alzò gli occhi dalla sua agenda. Stava organizzando il suo lavoro in modo da riservare i giorni liberi ai weekend di gara di Andrea. Non sarebbe stato facile, portarlo in lungo e in largo per la Puglia, e poi per l'Italia, forse. Ma Andrea aveva già trovato degli sponsor, ed era più che promettente.

"Vuoi venire a vedere Andrea? Un giorno ti ci porterò, piccola, ok?" Le diede un bacio sulla fronte e tornò sulla sua agenda.

"Si, ma quando potrò guidare?" Marika non si era spostata di un millimetro e continuava a guardarlo, anzi, fissarlo. Doveva ammettere che i suoi figli fossero molto determinati e testardi, quando volevano.

"Quando sarai più grande." Ma ovviamente c'era dell'altro. Era già abituato alla fase dei "perché" che Andrea aveva da un po' superato.

"E quanto dovrò aspettare?"

"Per guidare una macchina devi avere 18 anni, e devi prendere la patente." .

"Ma Andrea ha detto che anche io posso guidare le macchinine, i gokkart... ha detto che tanti bimbi li guidano e anche lui guida le moto."

Toni staccò di nuovo gli occhi dalla sua agenda per fissare sua figlia in silenzio. Non sapeva perché, ma si aspettava una domanda del genere da lei. Vedeva che ogni domenica guardava le corse con gli occhi luccicanti e scorrazzava con il suo triciclo dappertutto. Ma come faceva a dirle che no, non poteva?

"Non ti permetterò di farlo anche con lei." Sua moglie lo distolse dai suoi pensieri. Sospirò, sapendo che avrebbe dovuto deludere sua figlia. 

"Si chiamano go- karts tesoro, e no, non ti ci posso portare, mi dispiace."

"Ma perché, Andrea ha detto..."

"Sei una bambina e le bambine non guidano, ma giocano con le bambole!" Anna la interruppe, li raggiunse, prese la bambola che Marika aveva lasciato e gliela ridiede.  "Da oggi si gioca con queste. Niente più macchinine, niente Formula 1, solo bambole." Prese le macchinine con cui stava giocando e le portò via.

"Ma perché, mamma... non è vero, io posso farlo, lo ha detto Andrea, io posso fare tutto, papà tu dici sempre che posso fare tutto anche se sono femmina, ti prego papà!" Le lacrime ormai le coprivano tutto il viso e la bambola era caduta per terra, li dov'era un attimo prima.

"Tesoro, perché non vai a giocare in camera tua, su?" Anna le asciugò il viso dalle lacrime e la fece uscire dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle.

"So che te lo chiede sempre, ma la risposta è sempre e solo no!" Toni continuò a fissare la bambola per terra. Marika ci giocava sempre con le bambole. Prima, però. Ed era vero, lui diceva sempre ai suoi figli che avrebbero potuto fare di tutto e che nessuno gli avrebbe mai impedito di fare qualcosa. Volevano che fossero liberi di scegliere chi diventare, chi essere, e di essere qualcuno, di avere tutte le possibilità del mondo, quelle che lui non aveva avuto.

"Ma potrebbe provare, non puoi saperlo... chissà, magari non le piace, o rimarrà a girare in tondo per anni. Non è detto che diventerà una pilota per davvero, ha 5 anni.." Provò a convincere Anna. Chissà, magari non le sarebbe piaciuto. Oppure sarebbe stato solo un gioco. Non era detto che fosse brava. Certo, anche lui aveva paura che si facesse male, così come aveva paura per Andrea. Marika, la sua bambina, su un go-kart. Certo, il pensiero che potesse accaderle qualcosa su quei kart gli faceva venire il voltastomaco, piccola e dolce com'era. Ma anche testarda, estremamente testarda. E c'era una piccola vocina, nella sua mente, che diceva che invece la piccola sarebbe stata benissimo su un go kart.

Guardò verso la porta, che ormai era leggermente socchiusa, e vide sua figlia spiare. Tornò a guardare sua moglie.  "Appunto, ha 5 anni. Hai detto lo stesso anche di Andrea, e adesso stai organizzando il lavoro per portarlo a fare gare per tutta la regione su una mini moto! Ha 8 anni e potrebbe farsi male. Ormai non posso più fermare Andrea, è un bambino testardo e toglierlo da quei cosi sarebbe assurdo. Ma non ti permetterò di farlo con lei, è una bambina. Le bambine non guidano karts o come si chiamano. Giocano con le bambole, guardano i cartoni animati, non le gare di Formula 1. Potrebbero farsi male, entrambi. Devi smetterla di dirle che possono fare tutto, perché non è così!"

Toni restò in silenzio per un po', a guardare quegli occhioni verdi e spaventati che intravedeva dalla porta.

E se quella fosse stata la strada giusta?

I hate you I love you ~ Fernando AlonsoWhere stories live. Discover now