sette

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07. "bugia per bugia"
2 ottobre

<ti prego Jey, voglio solo chiederti una cosa>
Payton continuò a bussare insistentemente alla porta della ragazza.
Poi, un flashback.

<Jessica apri questa cazzo di porta, dobbiamo parlare>
Jessica aprì, con la faccia completamente rossa e le mani che le tremavano.
<cosa c'è ancora?>
<ti pare il modo? Credi che fosse giusto buttare per terra una bottiglia ancora chiusa di vodka? Cosa cazzo ti è salito nel cervello?!>
<Payton era la terza che volevi aprire della serata, non potevo lasciartela bere>
<non sono cazzi tuoi quanto bevo Jessica! Anzi sai cosa, avevo intenzione di stare a casa oggi ma credo proprio che andrò in quel bel club, almeno lì non mi spaccano l'alcol per terra>

<Jey ti prego> Payton addolcì la voce, ma mantenendo serietà.
Aveva bisogno di parlarle, di arrivare fino in fondo a questa storia; gli aveva tenuto nascoste troppe cose.
Jessica era così spaventata, spaventata che sarebbe potuto tornare tutto alla normalità, come se questo mese non fosse stato nulla..sapeva che sarebbe andata così.
Lo sapeva fin dall'inizio.
Perché diavolo non si era fermata prima?
Anzi, perché aveva accettato? Non avrebbe mai dovuto farlo.
Payton si sarebbe ripreso da solo, come ha sempre fatto, non gli serviva questa cosa.

Ma ancora una volta, fece vincere il cuore, ed andò ad aprire trovandosi davanti l'ultima scena che pensava di vedere: Payton in lacrime.
Non l'aveva mai visto così..vulnerabile, debole ed indifeso ai suoi occhi; forse era davvero cambiato, troppo tardi però.

<spiegami cosa vuol dire quel video, cosa vuol dire "per l'ennesima volta" Jessica? Ero un alcolizzato? Drogato?>
Lei non riusciva a rispondere, lo stava solo guardando negli occhi, che erano ancora come una calamita per lei.
<parlami Jey, o non risolveremo mai questa cosa>
Qual era la scelta giusta?
Affrontarlo ora oppure rimandare ancora, facendo soffrire entrambi di più in futuro ma nella speranza che la memoria di Payton la anticipasse e fosse lui a lasciarla, e non al contrario?
Lei non lo poteva sapere.
Non era una stratega, una maga o una veggente, non sapeva come avrebbe potuto reagire Payton: si sarebbe arrabbiato? Sarebbe tornato a bere e drogarsi? L'avrebbe perdonata?
Non lo sapeva.
Così decise di continuare per quella strada, quella delle bugie; sarebbe stato più doloroso alla fine, ma avrebbe regalato ad entrambi ancora qualche momento di serenità e gioia, che era quello che serviva.

Così prese un bel respiro, poi baciò Payton; lui rimase sorpreso, era l'ultima cosa che si aspettava in quel momento, ma ricambiò il bacio tenendo stretta a sé Jessica, come se avesse paura che scappasse: aveva davvero paura che scappasse.

<non ti devi preoccupare Payton okay? Hai bisogno di stare tranquillo, non devi farti nessun problema>
<Jey lo so che devo stare tranquillo, ma voglio capire, voglio che tu mi aiuti a ricordare quello che ho perso> spostò dalla faccia della ragazza delle ciocche di capelli <è come se mi stessi nascondendo qualcosa Jey e non voglio che fra noi ci siano segreti, non ora>
"È proprio questo il punto Payton, è tutto un segreto, tutto una bugia"
<non c'è nessun segreto Payton, te lo assicuro, ora stai tranquillo, ti prego> anche Jessica accarezzò il volto di Payton, togliendogli le lacrime.

<perché hai avuto questa reazione Jey? Cosa c'è che non va? Lo sai che me ne puoi parlare>
Bugia per bugia, diciamone una ancora più grande, pensò Jessica prima di stringersi al petto di Payton evitando i suoi occhi; non sarebbe riuscita a dire ancora nulla di non vero sotto il suo sguardo.
<c'è stato un periodo in cui bevevi> poi si corresse velocemente, capendo di aver esagerato <cioè non ogni sera, solo nei weekend, magari quando uscivi con i tuoi amici, e quando tornavi a casa..tu- tu mi ricordavi mio padre>
Non stava mentendo su questo.
Le ricordava davvero suo padre.
La violenza. Le urla. I litigi. La puzza di alcol.
Tutto era come un dejavù per Jessica.
<oh dio>
Payton le accarezzò i capelli, lasciandola piangere nel suo petto.
Si sentiva un mostro.
Come aveva potuto far soffrire quella ragazza.
Per cosa poi? Non può esser stata colpa dei suoi amici, non del tutto almeno.
Ci dev'essere stato qualcosa che l'ha ferito, l'ha ferito così tanto da farlo cadere in quello stato: far soffrire gli altri per distrarsi, per non pensare a quanto lui stesso fosse ferito.
Niente nasce dal niente.

<ti ho mai toccata Jessica?> chiese all'improvviso lui, dopo minuti di silenzio <ho bisogno che tu sia sincera con me>
"Non posso averlo fatto"
"Non posso averlo fatto"
"Non posso averlo fatto"
Lo ripetè una decina di volte.

<no non mi hai mai fatto del male>
<fisico> sussurrò.
Payton non si era mai permesso di toccarla, neanche nello stato di incoscienza più assoluta avrebbe mai alzato un dito su quella ragazza.
Ma psicologicamente. Psicologicamente l'aveva distrutta.
L'aveva portata a pensare che fosse lei la causa di tutto; del suo alcolismo, dell'abuso di droghe, del fatto che ignorasse completamente la sua famiglia, di quella relazione tossica.
Era tutta colpa di Jessica.
Lei sentiva tutta quella responsabilità sulle spalle.
L'ha sentita per un anno.
E per una ragazzina che aveva appena diciotto anni all'epoca, non è stato facile.
Aveva appena finito la scuola, stava cercando un lavoro, viveva sola da quando era quindicenne.

È sempre stata indipendente.
Poi è arrivato Payton. La sua dipendenza.

Quante volte hanno provato a lasciarsi.
Uff, avevano perso il conto.
Ma nemmeno una si erano allontanati per più di due settimane.
E probabilmente sarebbe successo ancora se non fosse stato per l'incidente.
Un'altra responsabilità che Jessica si sentiva sulle spalle.

Ora aveva vent'anni.
Sarai maturata, penserete.
Avrai capito che non è sempre e solo colpa tua per quello che ti succede intorno.
Se tuo padre era alcolizzato e si è suicidato quando avevi dodici anni.
Se tua madre da allora ti ha abbandonata.
Se hai visto morire tua nonna a quindici anni.
Se il ragazzo che amavi è diventato la copia esatta di tuo padre.
No, non ha ancora imparato a fregarsene ed andare per la sua strada.
Avrebbe dovuto farlo tempo fa, probabilmente ora non c'è più speranza per lei.
È un caso perso.

E così si lasciò andare nell'abbraccio, l'unica cosa che le avrebbe permesso di non scoppiare e che l'aiutò a sentirsi meglio, almeno per
un po'.

Quando crescerai Jessica?

hope | payton moormeier Where stories live. Discover now