~Capitolo 5.

1.9K 106 5
                                    

-La vita non é un film, Lena.
Può veramente finire male.- Dissi fissando Lena con aria incerta.

Era finalmente arrivato il giorno dell'amichevole ed ero in ansia da giorni.
Passavo tutto il tempo a farfugliare cose come: 'Ma se James non mi riconosce?', 'Se James non l'ha presa sul serio come la sto vivendo io?' o 'Se finiamo davvero in prigione e lui neppure si presenta alla partita per forze maggiori?'. C'erano anche momenti in cui volevo tirarmi indietro, ma le mie sorelle e la mia amica mi convincevano sempre che il piano era sicuro e affidabile.
Lena, infatti, continuava a ripetermi di stare tranquilla, ma non ci voleva una scienza per intuire che sotto il suo sguardo da dura c'era dell'incertezza.

Lei non aveva attuato un piano del genere. Certo, ne aveva ponderati di folli ma non era mai arrivata a questo. Si era sempre posta un limite, ora lo stava superando.

-Nella vita bisogna correre qualche rischio.-Si limitò a dire, prendendo la borsa con tutto il necessario.

Avevamo saltato la scuola per presentarci in orario allo stadio, sebbene la partita iniziasse nel pomeriggio inoltrato.
Dovevamo approfittare di tutto il tempo possibile, quella era la mia unica occasione per vedere James Rodriguez.
Già era raro che un'amichevole si svolgesse in casa di una delle due squadre!
Lena diceva che era destino, io lo chiamavo solo botta di culo.

-Bene, dopo questa tua perla di saggezza andiamo.
Spero solo che mia madre non inizi a fare domande, non deve sapere nulla.-

Avevamo concordato di non dire nulla a mia madre, per non farla preoccupare per nulla.
Anche se doveva preoccuparsi, eccome se doveva farlo.
Le sue figlie stavano per rischiarla grossa.
Io e Lena prendemmo uno skate a testa e uscimmo di casa, ringraziando il cielo poiché mia madre ci stava dando piena fiducia.
(Mi sentivo in colpa a tradirla, però).

Era stata proprio la mia amica ad insegnarmi ad utilizzare quello strumento, e a dire il vero, stavo diventando più abile di lei.
La strada non era tanta, e infatti, arrivammo in orario nel primo luogo prefissato.

Come prima tappa avevamo il parco, dove dovevamo cambiarci di abito.
Speravo solo che gli abiti di addetto alla sicurezza che Lena aveva trovato andassero bene.
Perché Arya e Annie si erano beccate la parte più semplice e meno pericolosa?
Quando fummo pronte e ridicole abbastanza, ci avviammo verso la seconda tappa.
Mandai un messaggio a Annie di distrarre la guardia e dopo aver ricevuto la sua risposta, io e Lena arrivammo ai pressi dello stadio.

-Andrà tutto bene, Abby.- Cercò di rassicurarmi Lena, ma non smisi comunque di tremare come una foglia.

-Lascia fare tutto a me.-Mormorò poco dopo il nostro arrivo verso le porte secondarie.

C'erano poche guardie, come previsto.
Dal nervosismo aprí la mappa del piano strutturata giorni prima e controllai se tutto andava bene.
Stavamo rispettando gli orari e questo era positivo.
Ora dovevamo solo sperare che Annie fosse abile a distrarre più guardie possibili.
Aspettammo alcuni minuti lunghissimi prima di vedere le guardie spostarsi sul lato di Annie.

-Le sará successo qualcosa? Non me lo perdonerei mai.- Bofonchiai.

-Ci pensiamo dopo, ora entriamo.- Lena mi afferrò per un braccio, e atteggiandosi da persona poco preoccupata dal rischiare tanto, si precipitò all'interno.
Nessuna guardia sembrò badare a noi, e chi lo faceva veniva rassicurata dal cartellino con il nome che avevamo appeso alla divisa.
Naturalmente avevo optato per Robin Ratchford, mentre Lena aveva scelto di chiamasi Savannah O'Connel.
Due nomi di merda, insomma.

-Secondo te non si accorgeranno che siamo troppo giovani?- Le chiesi, beccandomi una gomitata nello stomaco.

-Shh. Non corriamo rischi, io ho diciannove anni compiuti!

Serendipity « James Rodriguez.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora