~Capitolo 31.

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Nella vita ci possono essere scelte che, se farai sai già che ti pentirai, e se non farai non ti perdonerai mai.

Una goccia d'acqua scivolava sul finestrino, come la lacrima  che solcava il mio volto.
Era assurdo come la tempesta che si abbatteva fuori dal treno fosse meno forte di quella che si abbatteva dentro di me.

A volte, si è costretti a prendere decisioni difficili.
È quasi come quando sei all'ultimo esame e ti ritrovi davanti una domanda a cui non sai rispondere.
Se sei uno studente modello non avrai problemi a tirare a caso; sai già che un buon voto è praticamente scontato.
Ma se sei uno studente con la media in bilico, tutto dipende da quella risposta;
E così era nella mia situazione.
Non era questione di crocettare una risposta, era questione di scegliere.
E io avevo scelto di lasciare tutto, sacrificando la mia felicità.

Mi appoggiai sul freddo finestrino dell'aereo, e socchiusi gli occhi.
Avevo solo una voglia incredibile di urlare tutta la mia frustrazione.
Volevo poter tornare indietro e scegliere diversamente, ma sapevo che dovevo continuare ad andare avanti.
Il tempo avrebbe cucito le ferite.

-Si sente bene?-Mi chiese una donna di fianco a me.
Aveva un particolare accento spagnolo sebbene si sforzasse di parlarmi in francese.
-A dire la verità, no. Non mi sento bene.-Ammisi, mettendomi la testa fra le mani.
Forse non era opportuno aprirmi con la prima sconosciuta trovata sul volo diretto in Canada, ma se mi tenevo tutto dentro avrei finito per scoppiare.
-Dubito sia per il viaggio. Se ne vuole parlare, io sono qua.
Sarà un volo piuttosto lungo e ascoltare é una mia dote, sa, sono psicologa.- Sussurrò la donna, accennandomi un sorriso.
Io annuì appena, sforzandomi di ricambiare il sorriso.

-L'amore é qualcosa di terribilmente irrazionale, non crede? É capace di spingere le persone a fare cose terribilmente fuori di senno.
Tanto che ti porta a sacrificare anche i tuoi interessi primari per stare con l'altro.-Sussurrai, mettendomi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio.
Si dice che quando vuoi cambiare, si deve partire dai propri capelli.
E così, dopo aver lasciato la lettera sul comodino di James mi ero tinta i capelli di quel castano chiaro.
Ma non era servito a niente.
Ero sempre io, Abby.

-L'amore é qualcosa di bellissimo, mia cara.
Non scappare da esso.-Mi disse la donna, con un sorriso gentile dipinto sul volto.
Scossi la testa.
-É troppo tardi. È la cosa giusta da fare.-Sussurrai, con poca convinzione.
Me ne ero andata tutto ad un tratto.
Avevo lasciato la busta sul comodino e poi avevo preso il primo volo, pronta a buttarmi tutto alle spalle. Ma sarebbe stato cosí facile non dare retta al cuore?

Prima non stavo parlando di me, ma di James.
Anche se ero convinta di star facendo la cosa giusta, lasciandolo in quel modo, forse stavo più agendo la paura che per permettergli di vivere la vita da calciatore che aveva tanto sognato di avere.
Ero un maledetto ostacolo e non avevo fatto altro che metterlo nei casini, a partire da quel giorno.
Mettermi da parte era la soluzione migliore, anche se James probabilmente non avrebbe capito.

-Non é mai troppo tardi per fare la cosa giusta.-Rispose la donna, con convinzione.
-E mi raccomando, non permettere alla tua ragione di comandare il cuore di altri.-

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

-James, la vuoi la pastina?- Gli domandó Abby, avvicinandosi a lui con aria preoccupata.
Era da giorni che non spiccicava parola, anche se Abby cercava in tutte le maniere di farlo parlare.
Gli mancava vederlo scherzare e prenderla in giro, con quel suo buffo accento spagnolo.
Il James sorridente e gentile che aveva imparato ad amare era diventato lugubre e malinconico, proprio da quel maledetto giorno.
Abby si ricordava benissimo di come si era sentita quando aveva varcato la porta della stanza e aveva visto tutto in disordine.
Si era sentita vuota.
Aveva chiamato immediatamente la polizia ed era rimasta in centrale, con la preoccupazione a mille.
Non erano bastati i gesti di conforto dei vari agenti a farla calmare.
Era già stata un'impresa per loro farla sedere e farle raccontare quel poco che sapeva.
Senza una pista aveva dovuto aspettare che qualcuno la rintracciasse, cosa che era avvenuta dopo tre ore dal rapimento.
Ancora si ricordava come le avessero ordinato di prendere tempo e strappare al rapitore delle notizie.
Era stato praticamente inutile, ma almeno aveva scoperto che James fosse sano e che il rapinatore fosse un principiante che voleva solo dei soldi.
Le avevano ordinato di farsi trovare in un parcheggio preciso con il riscatto, ma avendo avuto modo di rintracciare il luogo da dove proveniva la chiamata, avevano agito immediatamente.
Abby ancora si ricordava come avesse dovuto lottare per strappare il permesso di unirsi agli agenti incaricati di ricuperare James.
Fortunatamente, era andato tutto per il meglio...eccetto che James non aveva più aperto bocca.

Serendipity « James Rodriguez.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora