Capitolo 28.~

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-Chi diavolo bussa alla porta della camera?-Domandó James Rodriguez, alzando appena lo sguardo dalla televisione.
-Vai a vedere, no? Sarà sicuramente il servizio in camera.- Sussurrai in tutta la mia pigrizia.
Lui sbuffó, tornando a guardare la televisione.
-Sto così bene qui.- Mormorò, accarezzandomi i capelli.
Avevo la testa sopra le sue gambe ed entrambi guardavamo uno stupido programma in televisione.

Io alzai gli occhi, incontrando i suoi di un caldo castano.

-Allora vado io.-Dissi, facendo cenno di alzarmi.
Lui mi bloccò, e si alzò al mio posto, proprio nel momento in cui i pugni sulla porta diventavano più forti.

-Un secondo!!-Esclamò James, mentre mi sdraiavo comodamente sul divano.

Quello che accadde dopo fu così veloce che me ne resi conto troppo tardi.

-James! Che cazzo ti viene in mente??-Tuonó una voce a me conosciuta.
Cristiano Ronaldo irruppe nella stanza, spintonando violentemente il mio ragazzo.
Io mi alzai dal divano, e mi diressi con velocità verso James.
-Cris! Che ci fai qua?- Domandó James, piuttosto perplesso e per nulla scosso.
-Sei un coglione!! Hai dato l'addio al calcio, ti rendi conto??-Sbottò Ronaldo, spintonando ulteriormente James.
Stavolta mi misi in mezzo, risentita.
-Basta!!-Esclamai, ed entrambi si guardarono con odio.
Feci un sospiro di sollievo, e questo fu un grande errore.
Mai, e dico mai, tirare un respiro di sollievo prima del dovuto.
-Stanne fuori, Abigail.- Mormorò James, prendendomi di peso e portandomi in camera.
Scalciai, mi ribellai, feci di tutto, ma non servì a nulla.
Lui mi chiuse in camera, blaterando un' Scusami, tesoro', ma con il cavolo che lo avrei scusato.
Dire che ero furiosa era dir poco.

Iniziai a tirare i pugni sulla porta quando sentii Cristiano e James discutere ad alta voce, in spagnolo.
Non ci capivo molto e questo era frustante, ma le poche espressioni che capivo non riguardavano nulla di rassicurante.
Mi sentivo sempre più in colpa per aver trascinato James in quell'avventura, perché sicuramente Cristiano era venuto fino a li per discutere di quello.

Ad un certo punto regnò il silenzio e sentii dei passi verso la mia porta.

-Tesoro?- Domandò James, bussando alla mia porta, ma io non dissi una parola.
-Lo so che sei arrabbiata...scusami.- Sussurrò realmente dispiaciuto, ma non mi lasciai comprare in quel modo.
-Aprimi la porta, James.- Dissi seccamente, e appena ubbidì, mi scaraventai fuori dalla porta.
Lui cercò di abbracciarmi, ma io lo scansai.
Andai verso il salotto e presi la giacca dall'attaccapanni, con l'intenzione di uscire a fare una passeggiata per calmarmi.
Era l'unica soluzione.

-Vengo con te, Abby.- Annunciò Cris, affiancandomi.
Non che mi facesse problemi, solo che mi sentivo terribilmente a disagio in sua compagnia.

Alzai le spalle, uscendo dall'albergo, sempre con Cristiano alla calcagne.

-McDonalds's?- Chiesi solamente, e lui annuì controvoglia. Dubito che nella sua dieta ci fosse il big mac.

-Abby, non é colpa tua.- Mormorò l'uomo, spezzando il silenzio che si era creato. Eravamo arrivati da molti minuti al fast food, ma oltre al mio ruminare, nessuno dei due aveva detto molto.

-Continuate a dirmelo, ma entrambi sapete che é così.- Sbuffai, senza girarmi a guardarlo.
-Sai qual é il problema? Io da una parte invidio te e James. Siete così carini insieme, davvero.
Da una parte, mi da rabbia il fatto che l'amore sia così potente.
Anche io come James avrei mollato tutto per Lena, sinceramente ero un passo da farlo.
Non sai quanto mi faccia paura il fatto che James possa allontanarsi da me e uscire dalla mia vita.
Sembro uno tutto sorrisi da copertina e tagli di capelli, ma fidati che mi affeziono anche io.-
Sentire Cristiano parlare in questa maniera fu toccante.
Lui sembrava davvero una di quelle persone materiali e superficiali che si vedono in giro, eppure stava dimostrando ancora una volta di non essere così.
-Lui non se ne andrà, Cris. Non è finita qua.-Dissi con decisione, alzandomi dalla sedia. -Vado in bagno.- Dissi poi.
Lui mi guardò, probabilmente immaginando qualcosa.
Solo quando mi girai disse una cosa che mi fece sorridere.
-James é fortunato ad averti trovato, anzi, siete fortunati entrambi.-

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

Nuovo messaggio da: James.

Abby, dobbiamo parlare quando torni.

Quando aprii il messaggio, feci una smorfia.
'Dobbiamo parlare', era una frase decisamente poco rassicurante.
Mi aggrappai al lavabo, mentre sentivo le mie gambe cedermi di colpo.
Era come se all'improvviso non avessi più la stabilità a cui ero abituata, e quella fu la sensazione più brutta del mondo.

Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, mentre le mie gambe tremavano.
Non riuscivo più a controllarle, e temevo enormemente il momento in cui sarebbero cedute. Perché ero certa che quel momento sarebbe venuto.

Prima di tornare da Ronaldo, feci un profondo respiro, augurando alle mie gambe di muoversi e di non giocarmi un brutto tiro.
Fortunatamente, sembrava tutto normale, come se non fosse successo nulla.

-Scusa il ritardo, Cris.- Mormorai, con un sorriso tirato.
-Nessun problema, Abby. Sicura di star bene?- Mi domandò, e io annuì.
Non mi sembrava il caso di spiegargli cosa fosse successo.
Alla fine stavo bene, no?

-Bene, ho una proposta per te.- Continuò lui, tamburellando nervosamente le dita sul tavolo.
Io mi misi in posizione di ascolto, con i gomiti appoggiati sulla superficie liscia.
-Qual é la prossima cosa da fare nella lista di Lena? Voglio farla con te. Non importa se é folle.- Annunciò il ragazzo, prendendomi alla sprovvista.
Non era una brutta idea, a dire il vero.
-Buttarsi con il paracadute.- Dissi, con un sorriso divertito.
Lui fece una smorfia, sbuffando.
-Proprio questa doveva capitare? Ma ormai non posso tirarmi indietro.-Accettò lui, rassegnato.
-Dunque, pronto per partire? L'avventura ci aspetta.-

***********

-Sei proprio buffa, Abby.- Disse Ronaldo, scoppiando a ridere alla mia sola vista.
Avevo indossato l'attrezzatura necessaria, e mi sentivo intrappolata in essa.
Sapevo che era per il mio bene, ovviamente, ma non si poteva dire che fosse proprio comoda.
-Anche tu non sei messo meglio.- Sbuffai, accendendo la videocamera.
Dovevo riprendere tutto alla stessa maniera che avevo fatto la prima volta, a New York.
A proposito di New York, io e Cristiano eravamo partiti senza dire una parola a James.
Sinceramente, mi sentivo in colpa per questo gesto ingrato ma alla fine, muoversi con una stella come Ronaldo aveva i suoi pregi. Potevo viaggiare senza problemi.
Avevamo deciso di prendere il volo all'ultimo minuto e in giornata, perciò non c'era stato bisogno di dire a James della nostra gitarella fuori programma.

Ripresi il momento in cui si buttava, con la sua solita espressione spavalda impressa sul volto.
Sembrava tranquillo, come se non si fosse appena buttato verso l'ignoto.
Quando toccò a me, allacciai una piccola telecamera nella cintura e mi feci il segno della croce.
Io non ero Ronaldo, io ero terrorizzata a morte.

Buttarsi con il paracadute, é qualcosa di talmente indescrivibile che non c'é nemmeno una sola parola adeguata per descriverlo.

All'inizio senti un vuoto infondo allo stomaco, come quando sali sulle montagne russe in un parco divertimenti. E ti viene da urlare, tanto.
Poi, appena abbassi lo sguardo, ti rendi conto di quanto tu sia piccolo in mezzo a tutto quel blu. E davvero, l'urlo iniziale ti si smorza in gola appena prendi consapevolezza che intorno a te é stupendo.
Non ti rimane altro che guardati attorno, a bocca aperta, con gli uccelli che ti svolazzavano intorno mentre ti pare di volare.
Non volevo che quell'esperienza finisse, e quando capitò, fui invasa dalla tristezza.
Abbracciai il suolo, mentre venivo sopraffatta dal tessuto colorato che formava il paracadute.
Scoppiai in una sonora risata, e sentii Cristiano chiamarmi con tono preoccupato.
-Cris, sto bene!- Esclamai, prendendo una boccata d'aria, liberandomi dall'ingombrante paracadute.
-Perfetto, aspetta che ti aiuto ad alzarti.- Sussurrò, porgendomi le mani.
Io le afferrai con decisione, ma appena cercai di issarmi su, ricaddi a terra come un sacco di patate.
Pensai inizialmente di aver messo poca forza, ma in realtà non era quello il problema.
-Abby, le tue gambe hanno qualche problema.
Dobbiamo correre in ospedale, subito.-
Disse con tono autoritario, mentre mi caricava fra le braccia senza ascoltare le mie lamentele.
-Puoi mandare un messaggio a James? Digli che lo amo anche se è un cretino.- Sussurrai, prima che tutto diventasse nero.
Di nuovo.

Spazio autrice.

Mancano solo quattro capitoli!

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