~Capitolo 29.

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Mi guardai allo specchio e sorrisi. Ero bellissima, come mai in vita mia.
Indossavo un abito color porpora, stretto in vita e con un profondo spacco che dava sulla gamba destra.
Il tessuto era morbido e accarezzava il mio corpo, senza dar problemi di pieghe o dimensione. Sembrava fatto apposta per me.
I capelli erano di un biondo piú chiaro, quasi bianco, ed erano raccolti in un'elaborata acconciatura. Alle orecchie avevo appeso degli orecchini con delle gemme bianche, regalo di James.
E poi, i tacchi, di un bianco candido, avevano un'altezza spropositata da farmi sentire davvero alta.

-Amore? Hai finito? Dobbiamo andare alla festa per l'undicesima coppa e non vorrei fare ritardo!- Esclamò un ragazzo dai capelli castani e il viso dai lineamenti dolci, facendo capolino dalla porta della camera. -Cribbio, li farai invaghire tutti.- Sussurrò, facendomi arrossire.

James era bellissimo, come sempre, e bisognava ammettere che quell'accenno di barba gli conferiva uno sguardo da uomo adulto.
-Si, mi passi la pochette bianca?- Gli chiesi, prima di un'ultima occhiata allo specchio.
-Questa?- Mi domandó il ragazzo, mostrandomi una borsa bianco sporco.
Mi diedi una manata sulla fronte, scoppiando a ridere, sotto il suo sguardo perplesso.
-No, James. Non è una pochette quella.- Sussurrai, dandogli un bacio sulla guancia.
Lui fece una smorfia, prendendomi per una mano.
Era piuttosto sudata, ma non mi lamentai. Amavo tenere la mano nella sua. Era una sensazione bellissima.

Quando arrivammo alla festa, James fu assediato da un gruppo di suoi colleghi, che riconobbi.
Si trattavano di Gareth Bale e Marcelo, il gallese e il brasiliano.
-Con il tuo ritorno abbiamo vinto la undicesima, perciò ora andiamo a festeggiare per bene.
Stai con Abby più tardi, intanto lei può stare con le altre.- Disse Marcelo, prendendo per un braccio il colombiano.
Bale fece lo stesso, prendendolo per l'altro.
James mi guardò con aria di supplica, che fu intercettato da un divertito Bale.
-È inutile. Abby è d'accordo con noi già da tempo!- Esclamò l'uomo, sorridendomi complice.
Io annuì con un sorrisetto, e tutte le speranze di James morirono di colpo.

Passai tutta la serata sul divanetto in pelle, facendo conversazione con le altre donne.
Erano tutte piuttosto grandi rispetto a me, e avevano quasi tutte l'anello al dito.
Cercai di non mostrarmi a disagio, ma non era facile comportarmi come al solito.
Probabilmente per loro non ero altro che una bambinetta fortunata a stare con un calciatore promettente e talentuoso come James.
Fortunatamente, erano tutte delle mie congetture perché mi trattarono come una loro coetanea. E fu una serata bellissima, tra champagne e chiacchiere.

-Abigail, possiamo parlare?- Domandó James, sbucando alle mie spalle.
Io mi voltai, appoggiando il bicchiere vuoto sul tavolino.
Mi aveva chiamato con il nome intero, cosa che faceva solo da arrabbiato.
Aggrottai le sopracciglia, annuendo.
-Si, certo. C'é qualcosa che non va?- Chiesi, senza trattenermi.
Lui sembrava tormentarsi le mani, senza trovare il coraggio di guardarmi in faccia.
-James.-Lo ripresi, davanti a tutti.
Mi stavo innervosendo e non poco.
-Abby, giuri di non picchiarmi, vero?- Chiese James, ficcandosi una mani in tasca.
Io lo guardai in modo confuso, mentre qualcuno tirava dei gridolini.
-Cosa? Perché?-Chiesi, agitandomi di colpo.
James sospiró e tiró fuori una scatoletta nera, che aprí di fronte ai miei occhi stupefatti.
-Mi vuoi sposare, Abigail Williams?-

E poi, all'improvviso, presi conoscenza.

La mano che stringeva le mie dita non apparteneva a James, ne ero certa.
La mano di James era un po' più grande della mia e morbida; inoltre, aveva una piccola cicatrice sul mignolo destro, che si era fatto chiudendosi il dito nella portiera della macchina.
Quella mano era più grande e con le dita più lunghe, affusolate.
Spalancai gli occhi, e subito la realtà mi apparve sfuocata e poco nitida.
Solo dopo aver sbattuto più volte le palpebre riuscii a capire di chi fosse quella mano.
Cristiano si era addormentato tenendomi per mano, e io delicatamente la tolsi.
Mi issai in posizione seduta, aiutandomi con entrambe le mani, e mi guardai attorno.
La camera d'ospedale era piuttosto sobria, come quella in Canada:
c'era solo un piccolo vasetto con dei gerani sul balcone, per il resto era piuttosto deprimente.

-Brasile.-Sussurrò Cristiano nel sonno, e io aggrottai le sopracciglia.
Gli afferrai appena una mano, gli diedi una piccola scossa alla spalla.
Nulla, non sembrava volersi svegliare. Probabilmente era immerso in un sogno profondo piuttosto allettante.
Solo quando qualcuno entrò nella stanza sbattendo rumorosamente la porta, lui aprí gli occhi di scatto.
-James!- Esclamammo all'unisono, mentre il ragazzo faceva l'ingresso nella stanza.
Aveva gli occhi gonfi e i capelli disordinati, probabilmente si era fatto il viaggio tutto di botto.
Guardò prima me e poi Cristiano, soffermandosi sulle nostre mani.
Subito ci staccammo come due molle, ma l'espressione ferita sul volto di James non me la dimenticherò mai.
Nessuno sapeva cosa dire o fare, era una situazione di merda.

-J--James, m-mi d-dispiace.-Sussurrai, crollando in una valle di lacrime.
Bastò questa visione a farlo correre da me, ad abbracciarmi stretto e ad asciugarmi le lacrime.
-Dio, sono un cretino! Non hai nulla da scusarti, tu.
Non dovevamo partire, non nelle tue condizioni.-Mormoró lui, accarezzandomi una guancia.
Si sedette sul bordo del letto, e io mi strinsi contro di lui.
-Vado a prendere il tè, volete qualcosa? Una limonata, magari?-Chiese Cristiano, strizzandomi l'occhio.
Pessimo.
-No, niente limonata. Magari una schwepes.- Continuò l'attaccante, uscendo dalla stanza.
Quando ci accertammo che fosse realmente uscito, io e James ci guardammo negli occhi e scoppiammo in una profonda risata, liberatoria.
-A volte è fuori come una biscia.- Disse James, e io annuii con convinzione.
-Già. E prima che tu ti faccia viaggi mentali di qualsiasi tipo, io e lui non abbiamo nessun tipo di storia.- Dissi, giocherellando con la sua mano.
James sembrò squadrarmi, con poca convinzione.
-Fammi credere il contrario, Abbie.-Disse, con aria maliziosa.
Non che mi credesse, era in quei cinque minuti in cui parlava poco con il cervello e molto con 'altro'.
Io allacciai le mani intorno al suo collo e mi avvicinai pericolosamente alle sue labbra.
Eravamo talmente vicini che potevo sentire il suo respiro e il battito del suo cuore così veloce, così forte.
E naturalmente, mi staccai bruscamente, lasciandolo con l'amaro in bocca.
-Abby.-Mormorò James, con la delusione dipinta sul volto.
Io scoppiai in una risata sonora, coprendomi il viso con il cuscino.
-Ti amo, James. Ti amo.- Mormorai, tra le risate.
Lui si mise in un angolo, con il broncio, scrutandomi con aria offesa.
-Qui qualcuno non ha avuto nemmeno la pepsi, eh?- Disse Cristiano, dopo essere entrato nella stanza e aver osservato la scena comica che si parava davanti ai suoi occhi castani.
-Vammi a prendere un caffè, per favore.-Borbottò James,  incrociando le braccia al petto.
Cris uscì dalla stanza, con un sospiro, mentre io osservavo James con un sopracciglio alzato.
-Non fissarmi così. Tu hai una storia con Ronaldo!-Esclamò il ragazzo, facendomi sbuffare sonoramente.
-No. Ho una storia con Marcelo, Bale, Pepe, Sergio Ramos, Chicharito, Casillas, Arbeloa, Isco...Tutti, naturalmente.
Anche con Carlo Ancelotti.- Dissi, mostrandomi seria e convinta.
Lui scoppiò a ridere, probabilmente immaginandomi a letto con Ancelotti.
Non proprio una scena divertente, piuttosto una visione macabra. Da brividi.
-No, grazie.
Comunque so che tu e Cris siete solo amici.
Il problema è che lui ti vede come Lena in determina aspetti.- Disse il ragazzo, in un attimo di serietà.
-Che intendi dire?-Domandai, perplessa.
-Intendo dire che, come Lena cercava di scappare dalla realtà, anche tu spesso fai lo stesso.
Magari attraverso i dipinti.- Sussurrò il ragazzo, prendendomi per mano.
Non ero del tutto convinta dalle sue parole.
Io non cercavo affatto di scappare dalla realtà, o meglio, non era mia intenzione.
-Lui ha visto Lena in te.
Anche perché spesso pensi che tutto vada bene, anche se tu sai benissimo che invece va tutto una merda.- Continuò il ragazzo, giocherellando con la mia mano sinistra.
-Mi vede debole.- Dissi, mordendomi l'interno della guancia.
-No, non è vero.
Tu non sei debole, Abby. Se tu lo fossi, ti saresti già arresa con il problema alle tue gambe.
Ma non lo hai fatto.-
James mi guardò dritto negli occhi, strappandomi un piccolo sorriso.
Lui era la mia àncora e il mio ancora.
Mi avvicinai a lui per baciarlo, quando la porta si aprí di scatto.
Ma colui che era fermo all'ingresso, non era Cristiano Ronaldo, e neppure un medico.
Aveva la barba incolta, i capelli brizzolati, e gli occhi di un azzurro ghiaccio, così magnetico da far quasi paura.
Una quarantina di anni li aveva tutti.
-Ha sbagliato camera...-Dissi incerta, mentre l'uomo mi fissava con gli occhi fuori dalle orbite.
-Abigail.-Mormorò senza prestare attenzione alle mie parole.
Sembrava fuori di se', e un senso di paura invase il mio corpo.
-Abby, sono tuo padre.-

Spazio Autrice.

Ciao, come state? Lo so, il finale è piuttosto imprevisto ma in questi ultimi capitoli succederà il mondo.
Kiss Kiss, Reby.

Serendipity « James Rodriguez.Where stories live. Discover now