Capitolo 9: "ANXIETY"

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Liam e gli altri stavano usufruendo di tutti i loro poteri per cercare di capire dove fosse finito Theo. Giravano intorno al Nemeton da più di un'ora, sperando di trovare degli indizi, qualche traccia, qualsiasi cosa.

Il beta aveva iniziato a mordicchiarsi le labbra, tanto che adesso una goccia di sangue gli scendeva fino al mento; dentro di sé aveva un mare in tempesta, non si era mai sentito così impotente. Il fatto che ancora non avessero trovato nulla faceva sentire tutto il branco alquanto inutile, l'aria era impregnata del fetore emanato dalla frustrazione.

Liam si sedette per terra, la schiena appoggiata ad un tronco; chiuse gli occhi, inalò tutta l'aria che riusciva ad incanalare e la ributtò fuori. "Il sole, la luna, la verità", ripeté il lupo dentro alla sua testa. Lo faceva sempre quando stava per perdere il controllo; una tecnica alquanto infantile, che tuttavia con lui funzionava ancora.

"Ragazzi, soltanto a me la forma di questo ramo ricorda vagamente una leva?", chiese ad un certo punto Kira, titubante, in piedi davanti ad un albero dalle fatture piuttosto irregolari.
"Sono passata di fronte a quella pianta almeno un centinaio di volte; credo che se ci fosse stata una dannatissima leva l'avrei notata", le rispose Lydia, la quale, dopo le visioni riguardanti i Dottori del Terrore, aveva iniziato a comportarsi come una pericolosa scintilla in grado di innescare una bomba nucleare.

Subito Liam si alzò velocemente da terra e si avvicinò all'albero col cuore in gola. Il ramo, in effetti, somigliava veramente ad una leva.

"Ok, fermi"- intervenne Scott prima che qualcuno potesse fare o anche solo pensare mosse affrettate- "Lydia, senti niente di particolare?" "Perché dovrei?", rispose la banshee infastidita.
"Beh, perché sei tu quella che prima si è messa ad urlare come una pazza dal nulla e ha predetto la morte di uno di noi", disse l'alpha.

Lydia roteò gli occhi palesemente scocciata, ma si avvicinò comunque al ramo ritorto. Chiuse le palpebre e avvicinò la propria mano alla superficie della pianta; a pochi metri da lei, Liam nascondeva le sue dita incrociate dietro la schiena. E poi, successe una cosa alquanto strana.

Non appena il polpastrello della banshee entrò in contatto con la corteccia dell'albero, Liam sentì il suo naso venire invaso da un familiare aroma; il bagnoschiuma di Theo. Era completamente certo che quello fosse l'odore dello shampoo della chimera, l'avrebbe riconosciuto fra milioni.

"Ragazzi l'avete sentito anche voi?", chiese il beta al resto del branco, l'ansia che saliva. Dallo sguardo confuso che gli rivolsero i suoi amici Liam dedusse di essere stato l'unico ad aver percepito il profumo del ragazzo.

Ma non importava, era certo di ciò che aveva fiutato; quello era l'odore di Theo.

"Lydia, per favore, ritocca l'albero", disse in fretta il lupo.
"Perché?", chiese lei.
"Fallo e basta", le ripose Liam.

La banshee si girò e poggiò nuovamente le sue dita sul ramo. Eccolo di nuovo. Il profumo del bagnoschiuma della chimera riempì ancora una volta le narici del beta.

"Liam, tutto ok? Hai fiutato qualcosa?", gli chiese Mason.

"Theo. Ho sentito il suo odore. Non appena Lydia ha toccato l'albero. È qui. Siamo nel punto giusto", rispose il beta.

L'intero branco si voltò verso la banshee, che aveva ancora la mano poggiata sul ramo; stavano pensando tutti la stessa cosa.

La ragazza guardò il beta negli occhi, come per chiedergli un'ultima conferma; Liam era sicuro di essere sulla pista giusta, perciò ricambiò l'occhiata della ragazza e annuì col capo.

E così, Lydia spinse giù la leva.

Il terreno iniziò all'istante a tremare sotto i piedi dei ragazzi, gli uccelli appollaiati sugli alberi vicini volarono via gracchiando rumorosamente. Liam si voltò subito verso il Nemeton; una profonda spaccatura si stava allargando nel tronco, dividendolo in due parti. Il Nemeton si stava aprendo.

Dopo qualche secondo, davanti ai ragazzi non c'era più il tronco tagliato attira-creature-soprannaturali; una lunga scalinata di legno conducente da qualche parte in profondità si era come materializzata dal ceppo.

"Siamo sicuri di voler entrare là sotto?", chiese Stiles, bianco in volto.

Liam odiava l'idea del pericolo imminente che li attendeva, ma era convinto che quello fosse il sentiero giusto per trovare Theo.

E così, il branco si incamminò giù per la gradinata, ponendo la propria vita nelle mani del beta.

Continuarono a scendere verso l'entroterra per parecchi minuti. Venti, forse trenta.

Era una scalinata molto lunga. Arrivati all'ultimo gradino, un corridoio scuro si imponeva davanti a loro: nessun bivio, o a dritto o niente.

Liam si concentrò al massimo delle sue capacità; nessun rumore, nessun battito cardiaco estraneo, soltanto odore di muffa e di chiuso.

Proseguì lungo quel corridoio freddo per un'altra mezz'ora; era un posto umido, le spesse pareti di pietra facevano sentire Liam oppresso, lontano dalla luce del sole e dalla vita. Non c'erano sbocchi, il corridoio proseguiva solo a dritto. Nessun odore, nessun rumore, niente di niente. La luce fioca costringeva il beta e i suoi amici a sforzarsi per vedere dove stavano andando, il pavimento bagnaticcio che li faceva scivolare alla prima distrazione.

E poi, vide un portone di metallo in fondo al tunnel.

Liam si fermò di colpo. Era un portone alto, imponente, non sembrava certo facile da sfondare.

"C'è qualcuno al di là della porta", disse Scott teso.
"Sono loro", gli rispose Liam anche se era certo che il suo alpha già lo sapeva.

Unite le forze, i ragazzi iniziarono a spintonare e colpire il portone; non ci volle molto prima che riuscissero a creare un'apertura abbastanza grande da farci passare almeno tre persone.

Liam si precipitò nella stanza, gli artigli sfoderati, gli occhi gialli da lupo mannaro colmi di aggressività e rabbia. La prima cosa che lo colpì non furono tanto i Dottori del Terrore che sembravano aspettarli da chissà quanto tempo; non fu neanche Tara, la psicopatica incredibilmente risorta ed incredibilmente simile a Theo nei lineamenti del volto. No, la prima cosa a colpire Liam fu il nauseante odore di morte che invadeva la stanza, stordendolo quasi.

Il beta si guardò attorno, gli ci vollero meno di tre secondi per individuare Theo. Era legato, le mani appese a dei polsini di ferro, lunghi aghi che gli perforavano il corpo ovunque, le vene troppo scure che gli sporgevano da sotto la pelle.

Il cuore di Liam si fermò.

Theo aveva gli occhi chiusi, la testa abbandonata.

Non sembrava respirare.


Non senza di te // ThiamWhere stories live. Discover now