capitolo 13.

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Nad: -perchè tutta questa felicità?- mi chiede mentre entra in cella dopo circa due ore dal mio rientro

Non la rispondo, la guardo solo e sorrido. Lei capisce subito e ridacchia alla vista della mia faccia e dei miei occhi a forma di cuore.

Nad: -ah, e che t sta cumbinann Conte- si siede sulla sedia con la gamba accavallata e mi fissa -che regalo ti ha fatto?- domanda curiosa.

Senza troppe chiacchiere prendo la scatola e il bigliettino, glieli do e lei accenna un sorriso

Nad: -a quando il matrimonio?- è entusiasta

X: -quindi è una cosa seria veramente?- riconoscerei la sua voce antipatica anche ad un chilometro di distanza

Io: -cosa vuoi Carmela?- non ho voglia di litigare e ne tanto meno di rovinarmi la giornata

Carmela: -non posso chiederti come sta andando la relazione con il mio uomo nonché padre di mio figlio?- che nervoso... gli intestini nel mio stomaco si stanno intrecciando talmente che mi sta facendo incazzare. Ma quando pensa di accettarlo il fatto che lei ed Edoardo non stanno più insieme?

Io: -tutto bene... ed ora, se permetti, va do lui perché sai com'è, ha bisogno della sua ragazza- non le darò mai la soddisfazione di vedermi gelosa -ciao Nad, ci vediamo dopo- le do un bacio sulla guancia

Mentre sto per andarmi, Nad mi chiama -Sole, il regalo- torno indietro e me lo vado a prendere e lei mi fa un occhiolino

Carmela: -ti ha dato pure a te la maglia rossa con il suo profumo? Allora è un vizio. Sai, quella maglia se l'ha presa quando ci siamo lasciati,  prima era mia invece ora è diventata tua- mi fermo per qualche minuto, per poi continuare a proseguire per la mia strada. Non so se sta dicendo la verità, quindi chiederò ad Edoardo di persona

Mi dirigo verso la cella del moro e trovo tutti i suoi amici lì

Io: -ciao- dico un pò imbarazzata. Penso di essere la persona più timida di questo mondo anche se sono abbastanza stronza e anche se riesco a relazionare con le persone in poco tempo

Edoardo: -piccrè- accenno un sorriso

Io: -ragà potete lasciarci un momento soli?- chiedo a tutte le persone lì presenti

Totò: -va bene, basta che non fate cose sconce, m'arraccumann- alle sue parole tutti scoppiano a ridere ed io divento rossa come un peperone

Edoardo: -e ya Totò- dopo questa frase se ne vanno e rimaniamo solo io e lui

Edoardo: -mo mi puoi salutare come si deve- dice mettendosi a mezzo busto sul letto e allungando il collo perbaciarmi.

Io: -perchè hai regalato la stessa maglietta che mi hai dato a me a Carmela?- sono fredda

Edoardo: -lei ti ha detto questa cazzata?- incrocia le braccia e cerca di sedersi sulla sedia. Lo aiuto. E poi annuisco

Edoardo: -Sole non è vero. Io gliene ho regalata un'altra che buttai un baio di giorni fa- lo guardo, ma non gli credo

Io: -come mai mi ha detto "ti ha regalato pure a te la maglia rossa"- imito la voce della madre del suo bambino

Edoardo: -ma non so perchè abbia detto così, non la conosci? Si inventa sempre tutto-

Io: -e guarda caso c'ezzccat-

Edoardo: -credi a lei e non a me?- il suo viso è addolorato. Io non rispondo, abbasso solo lo sguardo.

Edoardo: -non ti fidi di me?-

Io: -mi è difficile fidarmi delle persone, soprattuto di quelle che già mi hanno presa per il culo-

Edoardo: -ma che staje ricenn? Io ti ho presa per il culo?- comincia ad alterarsi

Io: -perchè non è la verità?- lui mima un "no" con la testa e dalla mia bocca esce una risata finta

Dopo svariati minuti di silenzio lui mi chiede: -che vulimm fa?- nessuna risposta da parte mia

Edoardo: -possiamo smettere di litigare per favore?- io non rispondo e non lo guardo neanche in faccia

Edoardo: -mi rispondi?- resto zitta e continuo a fissare il vuoto

Edoardo: -vedi che lo so che anche tu hai bisogno delle mie coccole- fa gli occhi dolci, io non mi esprimo e ancora guardo in un punto fisso della stanza

Edoardo: -ma vaffanculo, sei la solita permalosa del cazzo. Non sai neanche quello che sto sopportando dentro di me, non sai nulla del mio passato, mi aggredisci incolpandomi di cose che non ho mai fatto- è incazzato, ed ha ragione. L'ho incolpato senza sapere la sua versione ed ho creduto a quella stronza della sua ex.

Si rimette steso sul letto dandomi le spalle.

Io: -Edo- sussurro avvicinandomi a lui -scusa, ho un carattere di merda lo s- mi blocca subito

Edoardo: -mi fai stare ancora più male quando ti incazzi senza un motivo- si gira verso di me -lo vuoi capire che ora, nel mio cuore, c staje sul tu?- perdo un battito e mi scaravento sulle sue labbra

Edoardo: -vien cà- mi indica di stendermi vicino a lui.

Edoardo: -a' caviglia Sole- caccia un urlo

Io: -cazzo scusa- gli stampo un bacio

Edoardo: -no, mo vattenn- io gli faccio una smorfia e lui dice -ma allora sei proprio una stronza- scoppiamo a ridere

Edoardo: -comunque le cose che ho detto prima, non le penso davvero-

Io: -so di essere permalosa e anche troppo, però non ti preoccupare, è cos e nient- faccio le spallucce

Edoardo: -il fatto è che, quando ami una persona per davvero, dalla tua bocca escono parole completamente a caso. L'amore non si può controllare- dice con un filo di voce. Io lo avvicino ancora di più a me facendo incontrare di nuovo le nostre labbra.

Finiamo sempre così, litighiamo per poi ritornare a sorridere insieme.

In questo momento è scomparso tutto.

Siamo solo io e lui, cor a cor.

"𝑠𝑡𝑢 𝑐𝑜𝑟𝑒 𝑡'𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑛" || Edoardo Conte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora