Rispetto

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Naos e Lesath erano intenti a preparare numerose fiale ricolme dell'Inganno del Fuoco. Naos ne aveva sentito più volte parlare da Wasat con profondo disprezzo, dato che era usato dagli ufficiali per camuffarsi da soldati di basso rango, e non di rado era una povera fiamma rossa o amaranto a dover prendere il loro posto. Trattato in un modo che non conosceva, poteva anche saldare le spaccature, come se l'armatura se ne nutrisse. 

Sciolse in un infuso del piritio dorato ridotto in polvere e mescolò, prima lentamente, poi sempre più veloce, in modo che l'unguento assumesse un colore uniforme.

Dietro di lui Sadr stava compilando dei registri: la sua calligrafia elegante, affinata a suon di cinghiate, era perfetta per questo compito. Il piccolo soldato gli aveva detto che, tra i suoi compiti all'accademia, c'era quello di scrivere le lettere di Dabih.

Sirrah, invece, stava impastando delle statue d'argilla, su cui avrebbe sparso un liquido azzurro impregnato del potere del ghiaccio. Con l'aggiunta del sangue degli utilizzatori, quelle statuette sarebbero diventate potenti automi al loro comando.

Ain sopraggiunse con un sorriso sornione e casse piene di fiori del colore del fuoco. «La vostra ordinazione, messer Lesath!» salutò togliendosi il cappello che si era comprato qualche giorno prima.

Adagiato il carico, si avvicinò a Sadr. «Bel lavoro, vedi che anche tu servi a qualcosa?»

Naos fischiettò. Da quando erano arrivati la loro vita era cambiata in meglio. Lontani dei pregiudizi, avevano potuto esprimere i loro talenti.

Un grido proveniente dall'esterno ruppe la concentrazione. Naos e Ain si scambiarono uno sguardo prima di precipitarsi fuori: videro una soldatessa dall'armatura arancione che urlava e agitava la spada. «Vieni fuori, sacco di merda! Ti taglierò le palle!»

Era Alrai. Il suo labbro superiore era stato squarciato, aveva perso alcuni denti ed era sporca di sangue.

Ain non si scompose, ma aprì le braccia con allegria. «Dama Alrai! Non lo sa che è vietato aprire gli armadi altrui? Le ispezioni non si fanno a sorpresa!»

Alrai era fuori di sé. «Naos, ti ammazzo!»

Il giovane soldato, vedendo la mal parata, afferrò la sfera che teneva sempre con sé, la strinse e le fiamme dell'armatura lo avvolsero. «Solo messer Lesath ha diritto di vita e di morte!» Nel contraddirla sentiva un sottile piacere: Alrai non era diversa da Wasat e Dabih. «Lo ammetto, ho montato una trappola per proteggermi dai ladri».

Alrai indietreggiò e puntò la spada. «Non so a chi hai succhiato il cazzo, ma qui sono io la seconda, hai capito? Sono io!»

Naos cercò Lesath e alzò le mani. «Dama...»

Alrai non gli dette il tempo di rispondere e caricò. Naos schivò il tondo e strinse i pugni, il suo intero corpo fremeva. In quei giorni aveva acquistato sempre più sicurezza e sapeva che Lesath era dalla sua parte.

Un fruscio lo avvertì di un pericolo: vide Spica, armato di una lancia di metallo, che cercava di colpirlo alla gamba. Naos si spostò di lato, gli dette una gomitata sul naso e afferrò la lancia all'inizio dell'asta, per allungare il raggio d'azione, e la usò per colpire sulle caviglie; Alrai cadde con un tonfo e Naos le puntò l'arma contro. «Ti arrendi?»

Alrai ansimò e guardò la folla che si era radunata. Alcuni cittadini stavano ridendo. «Tu non mi porterai via il posto!»

«Non ti voglio portar via niente!» sbottò Naos, frustrato. Rigirò la punta verso il basso. «Io voglio solo proteggere le persone! Non dobbiamo combattere tra noi, siamo tutti al servizio della Dea!»

Alrai socchiuse gli occhi e lo guardò con astio quando le porse la mano. Un grido e si rialzò. Naos schivò i vari attacchi e dimenticò la compassione. "Il mio pugno abbatterà i malvagi!" Finse di cadere, scartò di lato per evitare il colpo e si portò alle spalle di Alrai. La lancia aveva la lama sottile e si piantò tra le giunture dell'armatura, tra la coscia e la gamba. 

La donna urlò e cadde in ginocchio. Ringhiò infuriata mentre il sangue le colava dalla bocca. 

La folla si paralizzò d'improvviso e qualche paesano fuggì. Naos si girò: Lesath lo stava fissando con uno sguardo truce. Le vesti frusciarono mentre si avvicinava lentamente, la sua figura che pareva alta come una torre, le spalle che si alzavano e abbassavano e i muscoli contorti dall'ira repressa.

L'avvento dell'ImperatriceWhere stories live. Discover now