L'Imperatrice

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Lo sciame delle streghe aveva volato fino ai confini dell'Impero, dove si era concesso una breve tregua. Lì Selene era stata curata e aveva scoperto che, al di fuori della Grande Madre, erano rimaste in tredici. Perseide era l'unica aspirante regina che fosse sopravvissuta. Le altre erano cadute: una era stata falciata dai cannoni, un'altra era precipitata ed era stata sopraffatta dal numero, due erano perite per colpa di Acrux e l'ultima era stata travolta dai non-morti prima che Perseide potesse salvarla.

Quale massacro! A che era servito vincere la guerra mandando allo sbaraglio tutte le loro forze? E perché la Grande Madre aveva ordinato a una sacerdotessa di preservare il corpo di Acrux?

Nell'accampamento successivo, costruito da alcune sorelle rimaste nelle retrovie, le streghe erano state pulite, nutrite e rivestite. 

Era seguita un'altra notte di volo. Erano state accolte come eroine: una folla adorante, stendardi che ritraevano la Luna Rossa circondata da decine di simboli, applausi e fiori. Streghe superstiti, umani e neanidi gridavano di gioia.

Perseide aveva seguito la Grande Madre, mentre Selene era stata affidata a delle ancelle che l'avevano preparata per un importante evento. Le avevano fatto indossare una tunica argentata filigranata di bianco, simbolo di alto rango, e le avevano raccontato dell'imminente promozione di Perseide, la futura regina.

Finita la preparazione, Selene si era recata al Santuario dei Quattro Sentieri. Per volontà della Luna era sopravvissuto alle incursioni nemiche e le poche parti danneggiate erano state ristrutturate.

Perseide era lì che l'aspettava: teneva la sua tunica azzurra, i capelli raccolti in una treccia e il viso era l'apoteosi della soddisfazione. «Sorella, che bello scoprire che sei tornata te stessa!» esclamò, accogliendola a braccia aperte. «Sono così felice, ci siamo riuscite. Insieme!»

Selene non condivideva la gioia. Dopo lo sfogo di rabbia e il confronto col dolore della lady dei Mizar, si sentiva allo stremo. «Non possiamo più difenderci, abbiamo mandato allo sbaragliato quasi tutte le nostre forze».

Perseide la guardò con aria astuta. Aveva trovato la sicurezza che per anni aveva cercato. «Non consideri le neanidi nelle uova».

Selene non aveva voluto pensarci. Decine di migliaia di soldati e i loro resti erano stati gettati nelle segrete, dove le neanidi, risvegliate dal lungo sonno, avevano cominciato a divorarli. Più mangiavano e più energia avrebbero avuto per le mute. In pochi mesi avrebbero avuto centinaia di guardiane. 

«È... mostruoso». Le sue viscere si attorcigliarono nel ricordare il massacro compiuto di fronte alle bambine.

«Necessario, sorella, necessario». Perseide alzò un dito per sottolinearlo. «Non ti ho mai detto che quelle uova sono state deposte dalla Grande Madre in persona. Intendiamo fare degli esperimenti e ottenere una nuova evoluzione».

«Rimaniamo accerchiate. Pensa alla sorella di Acrux. Oppure...»

«Non hai visto i soldati umani?»

«Poche centinaia» ribatté Selene, infastidita dall'essere stata ignorata.

«Non sai molte cose, a quanto pare i tuoi poteri profetici sono indeboliti». Selene indurì lo sguardo e Perseide lo resse. «Dopo la sconfitta dell'Alleanza i superstiti sono fuggiti e hanno raccontato del massacro. Vedendo tornare pochi, laceri e spaventati uomini, quasi tutti i regni ostili hanno proclamato la resa. Le forze neutrali si sono schierate dalla parte del più forte e, coi reali in ostaggio, i nemici rimasti non osano attaccare. Per quanto riguarda le colonie Mizar... sono soggette a ribellioni e tradimenti. Ci basterà fornire un po' di truppe e i popoli oppressi ci accoglieranno come salvatrici».

L'avvento dell'ImperatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora