Faida

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Lo sciame di Selene, cavalcato da streghe e mortali, procedeva spedito. Lo Zaffiro Lunare li aveva eclissati e aveva creato decine di cociti illusori che avevano fomentato il panico.

I guardiani non avevano nemmeno capito cosa li avesse colpiti: le arche erano state distrutte facilmente, le viverne erano fuggite, empuse scelte avevano aperto i portoni per far fuggire gli spaventati omuncoli.

Ecco il risultato di oppressioni, tirannie, corruzioni e inganni. I nobili avevano costruito un esercito non disposto a morire per loro e che preferiva fuga e razzia.

Truppe di fedeli avevano tentato di fermarli, scatenando una scena grottesca: i servitori della Dea che si uccidevano a vicenda erano un vero spasso!

Gli unici ostacoli erano stati dei cannoni a lunga gittata: i proiettili erano detonati a mezz'aria, liberando raffiche di schegge appuntite che avevano disperso dei cociti illusori e abbattuto una dozzina di sorelle, tra cui un'aspirante regina.

Per quanto potenti, però, non erano abbastanza numerosi da arrestare l'avanzata.

La Grande Madre stridette: l'ultima muraglia era in vista.

Lo sciame lanciò degli incantesimi per distruggere le difese e superò l'ultima cinta. Acrux era lì che le aspettava, di fronte al mastodontico palazzo divino.

Selene lo vide: il Flagello delle Streghe, l'assassino della Prima Sorella, il persecutore del suo popolo. Alto, bellissimo, con un'armatura forgiata dal fuoco più caldo e munito di un'insolita arma, pareva un dio.

Non provò paura. Anche se avessero ucciso Acrux, la sconfitta dell'Impero era un'illusione. Non era una battaglia per la propria sopravvivenza, ma un gettarsi nelle fauci della morte, un decidere insieme quando e dove morire. L'ultimo atto di una guerriera libera.

La battaglia ebbe inizio: le streghe che cavalcavano le mantidi lanciarono i loro incantesimi, gli umani fecero fuoco coi cannoni, la Grande Madre sputò le sue fiamme.

Acrux agitò la sua lancia a croce: i sortilegi esplosero in un caotico ammasso che offuscò la visuale.

Un tuono scoppiò sotto di loro. Selene sentì un fischio nella testa: il suo corpo l'avvertiva del pericolo imminente.

Un fulmine squarciò l'esplosione e volò contro la Grande Madre, per poi propagarsi alle seguaci. Selene non trattenne lo strepito di dolore mentre vedeva le sorelle più vicine prender fuoco e i fragili umani esplodere con le loro armi o ridursi a corpi deformi dalle orbite vuote.

Le ali cedettero. Selene vide il suolo avvicinarsi sempre più, si schiantò e rimase stordita. Le orecchie le fischiavano e la bocca era impregnata del sapore del sangue.

Sì, sangue, ciò che voleva!

Si levò. Molte empuse avevano scelto lo scontro a terra - in aria non erano ugualmente agili - e Perseide, scortata da Afea, si muoveva in quella devastazione. Lo Zaffiro Lunare aumentava a dismisura il suo potere del dominio. Le bastava rivolgersi a un nemico in particolare e ordinargli di fermarsi. Questi restava paralizzato per il secondo che permetteva ad Afea di mirare al punto vitale. Si rivelò perfino capace di bloccare un intero plotone.

Da tutt'altra parte, la Grande Madre stava affrontando l'acerrimo nemico.

La velocità di quell'umano era straordinaria. Usava la guardia come un martello, sfruttava il raggio d'azione per vibrare affondi o tagli e usava l'arma per incanalare i fulmini.

Un'aspirante regina lo prese alle spalle: con un movimento simile a una danza, Acrux schivò senza voltarsi. Un colpo preciso e le spaccò il cranio.

Una morte per mano sua era l'ideale. Gli si sarebbe lanciata contro, forse sarebbe riuscita a graffiarlo e sarebbe morta in fretta.

L'avvento dell'ImperatriceWhere stories live. Discover now