Una volta che la voce era diventata quasi inudibile, Guido, probabilmente si trattava del suo nome, mi prese per il polso per poi portarmi dalla parte opposta in cui si era diretta la persona che lo cercava, in questo momento ci troviamo sotto ad un albero, sperduti tra i campi rigogliosi e straripanti di spighe dorate, che attendono la loro mietitura. Noi restiamo nel silenzio più totale per qualche minuto, seduti uno accanto all'altro, con gli sguardi intenti a osservare zone opposte. Mi concentro sugli uccellini che si affrettano a raccogliere qualche spiga rotta e caduta al suolo, osservo le formiche, a qualche metro dal mio posto, lavorare in gruppo per trovare fonti di nutrimento per poter fare le scorte per il prossimo inverno, ogni tanto guardo in alto per guardare la luce del sole che filtra tra le foglie dell'albero, scosse dal lieve soffio del vento, coprendomi dai raggi più luminosi e fastidiosi tenendo una mano a pochi centimetri dai miei occhi.
Dopo un lungo silenzio decido di rompere il ghiaccio chiedendogli il perché della sua fuga da quello che, per quanto avevo sentito da lui, era il fratello.
-Non voglio tornare a casa, lui sa che voglio esplorare il mondo al di fuori ma non ne vuole sapere di non rispettare una delle regole di mamma-
Rimango in silenzio per qualche secondo, poi prendo parola.
-Ho la tua stessa motivazione, forse leggermente più egoista e differente.-
-Cos'è successo?-
-È una storia lunga, Guido...-
Ridacchio alla sua domanda, per poi guardare davanti a me con ancora un sorrisetto stampato sul mio viso pallido.
-Ti chiamava così tuo fratello nel cercarti, o sbaglio?-
-Ah già, non pensavo avessi notato... Vabbé, mi presento comunque, il mio nome è Guido, e vengo da Napoli, sta qui attaccato ai campi in cui ci troviamo ora, tu invece?-
-Aspetta, aspetta, aspetta... Il nome di tuo fratello è per caso Bruno?-
-Sì, come fai a saperlo? Non ho mai pronunciato il suo nome...-
Adesso torna tutto, mi ricordo questi due.
Emetto una breve risata per poi ricompormi, sorridendo leggermente.
-Allora, il mio nome è Giorno Brando, figlio di Dio Brando, piacere di rivederti, ragazzo combinaguai.-
Guido all'inizio fa una faccia interrogativa chiedendosi probabilmente cosa aveva fatto per meritarsi quel soprannome datogli dal sottoscritto. Evidentemente dopo una manciata di secondi gli sta tornando in mente la mia figura, quella di due anni fa, rimasta invariata, salvo l'altezza. All'inizio sembra stupirsi di non essersene accorto prima, collegando tutti i punti e aprendo bocca stupito.
-A-a-allora quella che ho urtato non era una ragazza?!-
-...-
Ho sempre saputo di avere dei lineamenti femminili, e un corpo piuttosto esile per essere quello di una persona di sesso maschile, ma addirittura essere scambiato per una ragazza...
-A quanto pare no...-
-... Oh. Pensavo fossero cose da sole femmine, quelle dei gioielli e delle pietre preziose.-
-Non penso, ne sono sempre rimasto affascinato, e la mia anatomia conferma che sono maschio.-
-Capisco... Quindi sei quel bambino... Sai, con quel gesto probabilmente ci hai garantito la cena a tavola, dato che mia madre in quel periodo era malata e non poteva lavorare, per cui... Niente soldi!-
Fa un risolino leggero che si spegne subito.
-Non hai ancora risposto alla mia domanda-
-Ah già, scusami... Ho ignorato con molta maleducazione... Permettimi di rispondere: sono fuggito di casa per poter rifugiarmi per qualche ora fuori casa, lontano dal trambusto silenzioso della mia famiglia, che senza parlare sembra comunicare comunque e senza che io capisca, volevo un po' uscire dalla quotidianità che mi rinchiudeva e mi soffocava, tutto qui.-
-Beh, ha senso... Ma tu vivi nella ricchezza, no? Non è già una bellissima cosa?-
-Beh, ogni persona come te chiederebbe la stessa cosa... Però quando nasci così ti ci abitui, se ti trovassi improvvisamente al mio posto, all'inizio ti sentiresti al settimo cielo, per poi sentire lentamente questa felicità scemare e fare posto ad una brutta sensazione, quella di sentirsi dietro le sbarre.-
-Sei molto poetico, Giorno. Mi piacerebbe saper usare un linguaggio come il tuo, ma poi sarei quasi incomprensibile ai miei amici e tutte le persone che mi conoscono.-
Dopo la sua affermazione si appoggia ridacchiando al tronco dell'albero, per poi osservarmi.
-Diciamo che nessuno dei due è nella migliore della situazione.-
-Puoi dirlo forte, biondino.-
-Hey...-
Passammo la giornata, fino al tramonto, a parlare dei nostri stili di vita, capendo che siamo molto differenti, in tutto. Decidemmo entrambi di recarci alla nostra dimora, e controvoglia iniziai a incamminarmi verso la mia residenza, non sapendo se avrei di nuovo incontrato Guido. Ho la sensazione, però, di essermi fatto un amico per la prima volta in tutta la mia vita, e il mio cuore batte all'impazzata a causa di questo avvenimento che per me si trovava lontano chilometri e chilometri, da sembrare irraggiungibile.
Tornando alla realtà, mi accorgo che mi trovo davanti a quell'odiato portone di quercia, con decorazioni dorate, uguali la maniglia e il battiporta. Facendomi coraggio busso alla porta, per poi essere accolto da mia madre in persona.
Sguardo a terra, consapevole della mia grande insolenza aspetto una parola urlata da mia madre, o una percossa. Niente di tutto questo. Supero l'entrata e noto che è buio pesto, e capisco che ella non è arrabbiata con me, o almeno, parzialmente lo è, ma era così in pensiero per la mia incolumità che molte lacrime corrono una dopo l'altra sulle sue guance solcando la sua pelle morbida e rosea.
Si avvicina a me, riesco a sentire il suo odore familiare, per poi sentirmi intrappolato in un abbraccio caldo e familiare.
-Madre, mi dispiace...-
-No, scusami tu Giorno... In tutti questi anni non ho fatto che pensare al tornaconto personale della nostra famiglia, quando dovevo più badare a te, ai tuoi bisogni, mi dispiace figlio mio...-
Noto alle sue spalle la presenza di mio padre, proprio ai piedi delle scale. Probabilmente non ha gradito né la mia insolenza, né la rigidità di mia madre e ha probabilmente deciso di parlarne con lei per farle realizzare i suoi errori.
Istintivamente ricambio l'abbraccio, sentendo brividi di emozione in tutto il corpo, mai avrei immaginato che mia madre mi comprendesse e capisse ciò che io desideravo.
Penso - e spero - che mia madre cambierà il suo modo di disciplinarmi da ora in poi, adempiendo al suo ruolo di madre, stavolta anche a livello affettivo.
Angolo autrice
Capitolo la notte dopo il mio compleanno? Ovviohh
Avevo molta voglia di aggiornare e scrivere di più, enniente ahaha
So che la storia è molto lenta e forse noiosa, ma veramente non saprei come narrarla altrimenti AHAH.
Ci vediamo al prossimo capitolo, forse settimana prossima, forse prima, con il capitolo 5 :3
~Hikaru
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Dreams - Giomis (IN REVISIONE)
FanfictionÈ un peccatore... È orribile... È disgustoso... È... È... ... Il mio unico amico.
