✨Chapter 5✨

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-Ce la puoi fare... Devi inclinare il braccio in questo modo... Poi l'indice su questa corda...-
-Sei sicuro che posso imparare, Giorno?-
-Certo, perché no? Dai continuiamo...-

Apro gli occhi, pentendomi l'istante successivo, accecato dalla calda luce che invade e riscalda la mia stanza da letto.
Mi giro immergendo il viso nel mio cuscino, godendomi il caldo dei primi raggi di sole del giorno accompagnati dal cinguettio degli uccellini, quasi ad intonare una melodia, che non mi fa pensare a nulla, mi svuota la mente.

Rimango nel mio letto, sotto le morbide lenzuola di flanella, facendo tornare alla mia mente il sogno appena trascorso. Era tutto così... Reale. Posso ancora percepire la melodia interpretata dalle note leggere di quel violino in legno pregiato, sento ancora la pressione delle corde sui miei polpastrelli, i brividi che il contatto con il materiale freddo come il ghiaccio mi procurava tenendolo in mano.
Accanto a me c'era una presenza, non ho visto le fattezze del suo corpo, se non con la coda dell'occhio, ma sentivo chiaramente la sua voce cristallina e grave, la possedeva per certo qualcuno che conosco, ma non riesco a ricollegarla a nessuno, su essa ho i ricordi molto vaghi e sfocati, inoltre veniva spesso ovattata o sovrastata da delle note casuali del violino, che intonavo io per poter insegnare all'individuo accanto a me a suonare, per quanto ho supposto.
In questo momento sto sentendo una strana e a me sconosciuta sensazione, una di quelle che per qualche motivo non si riesce spiegare a parole, una morsa che attacca il petto, lasciando un vuoto dentro che appare incolmabile.

Cerco di ignorare il tutto e mi metto a sedere sul materasso, muovendo lentamente il collo indolenzito.
Inizio a prepararmi per poter seguire le mie solite lezioni mattutine, indossando uno dei miei completi in velluto.

La mattinata passò molto in fretta e dopo pranzo annunciai il mio voler uscire di casa per poter immortalare con un dipinto la natura intorno a me. Con il consenso, preparai tutto l'occorrente aggiungendolo al resto degli oggetti che porto con me normalmente.
Ora mi trovo seduto sotto un'albero, all'ombra, godendomi la fresca brezza del pomeriggio tra le spighe di grano, in cerca di un buon modo per iniziare con il mio dipinto.
All' improvviso sento dei passi dietro di me, e allarmato, pensando si trattasse di un lavoratore di queste terre pronto a cacciarmi, mi alzo e rimango immobile, aspettando che ciò che ha procurato il suono si avvicinasse a me.

-Perché sei così spaventato? Hai visto la madonna?-

Era solo Guido...
Sospiro sollevato e lo saluto, per poi rimettermi nella posizione iniziale, riprendendo a concentrarmi.

-Che cosa fai di bello?-

Si avvicina pericolosamente a me, osservando la tela solamente occupata da un paio di tratti fatti a mina.

-Cerco di dipingere il paesaggio, vuoi darmi una mano o parliamo soltanto?-
-No, no meglio che non ci metta mano altrimenti combino un disastro e ti rovino il disegno.-

Ridacchio leggermente, spostando dei materiali per fargli spazio accanto a me, dandogli un'ampia visuale della tela, ancora bianca e candida, o quasi.
Inizio a concentrarmi e a fare uno schizzo a matita, stupendo Guido, convinto che il colore andasse messo senza farsi troppi problemi.

-Purtroppo l'arte richiede diversi passaggi, altrimenti non potrai mai arrivare a un dipinto fatto bene, a meno che tu non sia un genio.-

Mi giro nella direzione di Guido facendo sfiorare le punte dei nostri nasi, provocando una reazione alquanto esagerata del ragazzo che si ritrae alla velocità della luce, ed evidentemente in imbarazzo. Mi chiedo cosa gli stia succedendo in questo periodo. Ci conosciamo da quattro mesi e non si è mai comportato in modo così strano, se non nell'ultima settimana e mezzo trascorsa in compagnia l'uno dell'altro.

Cala il silenzio, rotto solo dalla voce del lieve venticello estivo che si fa spazio tra le foglie della verde chioma al di sopra di noi e tra le spighe pronte a essere colte.
Guido riprende parola, cambiando totalmente argomento.

-Mi è venuto in mente che non sappiamo ancora le nostre età, quanti anni hai Giorno?-
-Ne ho 12 compiuti ad aprile, tu Guido?-
-Anche io 12, anche se quest'anno a dicembre ne compirò 13... Il che mi fa più grande di te!-
-Eh già, hai ragione.-

Passiamo il pomeriggio a chiaccherare di cose futili, a volte notando con la coda dell'occhio il perenne rossore sulle guance di Guido. Escludendo una possibile febbre... Che cosa gli succede?

Finisco appena in tempo per il crepuscolo il dipinto, con un Guido addormentato appoggiato alla mia spalla formicolante da ormai un'ora e mezza piena. Controvoglia scuoto delicatamente il ragazzo dormiente cercando di risvegliarlo, e dopo qualche minuto di fallimenti riesco a farlo alzare.

-Certo che dormi molto pesantemente tu.-

Ottengo in risposta il mugolio di un Guido ancora stordito e assonnato intento a strofinarsi gli occhi. Dopo aver realizzato probabilmente dove si era addormentato, avvampò per l'ennesima volta durante la giornata, per poi formulare una serie di scuse rivolgendosi a me.
Dopo essere riuscito a farlo smettere, ci salutammo e tornammo entrambi a casa, dividendoci.

In questo momento sto percorrendo il tragitto per tornare verso casa, fin quando sento un piagnucolio acuto provenire da dei cespugli. Incuriosito, mi avvicino trovando un cucciolo di cane in preda alla disperazione dati i diversi tagli, anche profondi, inflitti da quello che è un rovo spinoso. Lo salvo da quella trappola pungente e lo appoggio a terra, pensando a cosa fare. Potrei portarlo a casa e chiedere aiuto, ma non penso mia madre acconsentirebbe... Però non vorrei lasciarlo morire di stenti qui da solo e in preda all'agonia. Dopo diversi conflitti interiori decido di avvolgerlo in un telo abbastanza grande in lino che uso solitamente per reggere la mia tela, per poi arrivare alla mia abitazione, timoroso di una possibile reazione negativa. Mostro a mia madre il cucciolo ferito, ottenendo come risposta una smorfia di dolore della donna, come se avesse provato le stesse ferite del cane. Decide di chiedere a delle domestiche di attuare delle cure mediche di base, per poi farlo portare via. Fortunatamente sono ferite piuttosto profonde ma non mortali, da quanto detto dalle donne con la responsabilità di prendersi cura di lui.

Notando come mia madre si stia impegnando sempre di più a essere più comprensiva e gentile con me, la ringrazio diverse volte, abbracciandola, venendo ricambiato.

Angolo autrice
Buonasera sono in ritardo di un po' penso ma vabbé.
Ho veramente troppa paura di rovinare la mia scrittura e di rendere la storia noiosa e quindi ogni tanto non so come continuare e mi blocco, ma vabbé ^^
Volevo scrivere anche il contenuto di quello che sarà il capitolo 6, unendolo al precedente e vorrei molto, però ho molto sonno ora e non saprei nemmeno come formulare le frasi... Ehehe.
Comunque sono super fissata con Life is Strange soprattutto il 2 che ho appena finito portandomi dietro la depressione per il gioco e la depressione per la mia ship Finn x Sean ma vabbé  ¯\_(ツ)_/¯
Se questo capitolo ti è piaciuto lascia una stellina e ci vediamo un giorno entro la settimana prossima con il capitolo 6!

~Hikaru

Dreams - Giomis (IN REVISIONE)Место, где живут истории. Откройте их для себя