Lester + John

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John fissa il soffitto ricoperto di muffa e macchie di umidità; in fondo, accanto alla porta del bagno, da qualche giorno gocciola dell'acqua, segnalando una probabile perdita nelle tubature al piano di sopra. Ha un'espressione corrucciata, pensierosa, e sembra quasi non accorgersi di Greta che si alza dal letto, indossa la sua maglietta e mette su un disco. La musica assordante dei GBH riempie subito la stanza, Greta abbassa un po' il volume e torna a stendersi accanto a lui.

Il soffitto continua a scricchiolare in modo inquietante e John non sembra dare segni di vita, così la ragazza gli sventola una mano davanti alla faccia.

«Forse dovresti controllare se quello di sopra è morto lasciando l'acqua della vasca aperta.»

John trasalisce alle parole della ragazza, che gli si fa più vicina. Gli porta una mano sul petto, tracciando con un dito il tatuaggio che ha più o meno all'altezza del cuore, un serpente attorcigliato su sé stesso il cui inchiostro è un po' sbiadito agli angoli.

«Qualcosa mi dice che non è questo che stavi pensando,» continua.

John scuote la testa. Ha un'espressione quasi turbata in volto, tanto che per un attimo Greta si chiede se davvero non sia qualcosa di grave.

Allora lui incrocia le mani sulla pancia, serio, e con aria solenne dice: «Credo che Jason si sia innamorato di te».

A queste parole Greta inarca appena le sopracciglia, resta per qualche secondo a fissarlo, senza alcuna apparente emozione se non per una calma rassegnazione.

«Lo sapevo che era una delle tue solite cazzate,» conclude lei.

John stende le labbra in un'espressione scettica, voltandosi poi verso di lei. Porta una mano sotto alla maglietta e le sfiora la schiena nuda mentre Greta si china a raccogliere la biancheria e la posa sul comodino, per poi prendere lo specchietto e passarsi una mano tra i capelli rossi.

«Guarda che sono serio,» mugugna lui. «Non fa che chiedermi di te, e il peggio è che crede di essere discreto. Vuole fregarmi, cazzo.»

John prende la mano di Greta, con estrema delicatezza, e inizia ad accarezzarle il dorso con il pollice, sovrappensiero.

«Io ho solo avvertito una certa paura nei miei confronti,» osserva Greta, sempre più disinteressata dalla questione.

Lui accenna un sorriso divertito, passando poi a sfiorarle il polso sottile. Avvicina la sua mano alle labbra e vi lascia un bacio.

«Paura?» John inarca le sopracciglia. In effetti non è così strano che uno come Pratt, che le ragazze non le vede nemmeno col binocolo, possa avere paura di una come Greta. Insomma, lui stesso a volte ne ha paura.

«Comunque è normale avere l'ansia davanti a quella che ti piace.»

«Io non ho percepito cose del genere.»

«Non lo so, Gret,» dice John. Quand'erano piccoli la chiamava così, e ogni tanto gli viene ancora da chiamarla in quel modo. «Non sono convinto.»

«Beh, al Beryl sembrava avesse davanti Frankenstein, cazzo, altro che quella che gli piace,» continua a dire lei. Gira la mano, portandola sotto al suo meno, per poi attirare John verso di sé. «Così ho fatto davvero la parte della stronza.»

«Cioè?» domanda John, divertito, mentre le lascia dei baci lungo la mandibola.

«Gli ho detto che non mi piace che suoni, che dovresti pensare ad altro e trovarti un lavoro.»

John rialza lo sguardo verso di lei. I due si guardano per qualche secondo in totale silenzio, e poi scoppiano a ridere insieme.

«Un lavoro?» riesce a dire lui. «Assurdo. E lui ti ha creduto?»

UrbanaWhere stories live. Discover now