Il giorno libero di Simon Becker

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Ci sono molti luoghi a Urbana in cui sarebbe meglio non mettere mai piede, e il Burger King dove lavora Simon è senz'altro uno di questi.

I suoi avevano smesso già da anni di dargli soldi, modo non tanto per disciplinarlo quanto per scoraggiare la sua passione per lo skate, evitando di finanziarlo. Così ogni estate si ritrova lì, al Burger King, a fare il turno della mattina per poi staccare. Simon pensa sempre che non gli andrà così bene ancora a lungo. Di andare al college non se ne parla – è un miracolo aver finito il liceo con il minimo dei voti e un paio di sospensioni, quindi gli conviene farselo piacere.

Non che prima avesse aspettative migliori.

«Ho paura che questo finirà per diventare il mio posto fisso,» aveva detto un giorno a uno dei suoi colleghi, mentre staccavano, la voce piatta e priva di emozioni come sempre.

A dirla tutta, non se la cava nemmeno così male a passare le mattine a lavare piatti e pentole, a grattare il grasso dalle spatole scambiando ogni tanto due parole con gli altri lavapiatti e cuochi rinchiusi nella cucina del fast food, soprattutto ragazzini che lavorano lì come part time estivo, e neanche a dirlo, tutti strafatti come lui. Forse si sente più compreso lì che a casa sua.

Il vero problema, in effetti, si è presentato nel preciso momento in cui è stato promosso. Ora si ritrova alla cassa principale, e non si limita a servire i clienti, prendere ordini e ricevere mance misere, ma deve anche avere a che fare con tutte le lamentele degli stronzi che usano il fast food come seconda casa. Chi si lamenta della troppa salsa, chi si lamenta del poco sale, chi vuole meno cetriolini, chi di più, chi trova i panini troppo insipidi e così via, come se Simon fosse il cuoco in un ristorante a cinque stelle invece che un ragazzino annoiato e incazzato che si limita a supervisionare altri ragazzini annoiati e incazzati, mentre scongelano quantità industriali di panini chimici e li riscaldano sulle piastre incrostate che nessuno ha mai pulito.

E nonostante sia stato promosso la paga è ancora una merda. È aumentata, sì, ma di così poco che quasi non si percepisce la differenza, e in più deve passare le mattine a sorbirsi la merda di clienti frustrati. Così ha preso l'abitudine, ogni tanto, solo con i clienti peggiori, di sbagliare accidentalmente a ridare il resto, tenendosi qualcosa per sé.

Una specie di mancia, insomma. Visto che ai camerieri dei fast food nessuno ci pensa mai.

Ed è esattamente quello che ha fatto anche questa volta. Solo che gli è andata male, e il tipo se n'è accorto e gli sta urlando addosso da un'ora.

Per fortuna Simon ha sviluppato una sorta di sordità selettiva: è questa la vera utilità di lavorare in posti del genere. Così resta ad ascoltarlo, mormorando qualche scusa poco sentita di tanto in tanto e facendo sì con la testa, mentre tutti gli altri clienti sono girati verso di lui a osservare la scenetta.

Prima o poi la faccio pagare a tutti quanti, pensa, mentre il tipo continua a gridargli addosso. Un bel bagno di sangue al Burger King è quello che ci vuole.

Simon incrocia le braccia, e sposta lo sguardo di fianco a sé, sul bancone.

Sangue sulla cassa, sangue sul bancone, sulla griglia e sulla cucina là dietro e persino nel freezer.

Un bel regolamento di conti.

Così Simon resta a sorbirsi la ramanzina per un po', poi il tipo, stanco della sua passività, se ne va mormorando qualche insulto nei suoi confronti e la promessa di chiamare il manager per farlo licenziare.

Ed è solo un paio di ore dopo che si rende conto del motivo per cui ha resistito fino a quel momento senza aprire bocca.

Il giorno dopo è libero. Ed è anche il giorno della festa.

UrbanaWhere stories live. Discover now