capitolo venticinque.

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«Sei sicuro Yoongi?»

parló, Taehyung dall’altra parte del telefono. Il menta fece un sorriso anche se Taehyung non poteva vederlo.

«Certo! Allora passeró piú tardi. A Dopo!»

Il menta riattaccó mentre Taehyung rimaneva fermo a guardare lo schermo del suo telefono. Sospiró, erano successe talmente tante cose in quei giorni.

Il suo rifiuto a Jungkook, la litigata con Jimin, la sua vita era tutta sottosopra e non ce la faceva piú. Appoggió la testa sul cuscino, guardando il soffitto. Non si pentiva di aver avuto Jungwoo, no, mai. Erano gli altri a rendere tutto cosí difficile.

Yoongi ogni giorno si dava da fare per Jungwoo, e Taehyung non poteva dire nulla. Jungkook invece aveva provato a contattarlo molte volte, era quasi ironico, ora era l’alpha che contattava lui.

Guardava il soffitto ripensando a Jungkook. Gli mancava l’affetto di un Alpha accanto a sé. Taehyung era cosí giovane, ogni tanto sentiva il bsiogno di staccare da tutto e prendersi una pausa. L’essere padre era apparso nella sua vita cosí improvviso, non si era neanche chiesto a sé stesso se fosse stato pronto.

Nessuno l’aveva aiutato. Aveva paura di essere un padre orribile, uno di quelli che non lasciavano il proprio figlio respirare, o peggio, uno di quelli che si dimenticavano di avere un figlio, uno di quelli che non sapevano dare amore con le parole ma solo con i gesti. Uno di quei genitori che non supportavano e disponevano solo regole. Uno di quelli che non rispettavano la mentalità dei propri figli.

Ecco, questo terrorizzava Taehyung. Essere il pessimo genitore. Per Jungwoo voleva una vita serena, un futuro che sarebbe stato Jungwoo a decidere. Ma forse Taehyung si sta facendo tutte queste paranoie perché ora ha un bimbo da prendere cura, e sarà perché vede il tempo scorrere troppo velocemente, ha paura che Jungwoo possa crescere cosí veloce, come é successo con lui, e che si senta costretto a farsi una vita con un compagno, perché altrimenti sarà giudicato dal proprio padre come uno scansa fatiche senza futuro.

Essere genitori era un grande peso sulle spalle. E Taehyung anche sapeva che non tutti erano destinati ad essere genitori. Sospiró, quando sentí poi Jungwoo piangere dalla sua culla.

Si mise una mano in viso e si fece forza mentalmente. Forse Taehyung era un pó stressato e aveva bisogno di distrarsi un pó. Nello stesso momento che andava a controllare Jungwoo, il campanello di casa suonó.

Si fermó sui suoi passi, sentendo quell’odore di menta anche a milioni di distanza. Sospiró e prese prima in braccio Jungwoo che non la smetteva di oiangere e smuoversi.

«Piccolino non piangere, dada é qui.»

Jungwoo poi mugoló qualcosa a Taehyung, come per sgridarlo, l’omega ovviamente non capí il piccolo dialogo che Jungwoo cercava di avere con lui, ma quando poi vide il piccolo nascondere il visino nel suo collo si addolcí.

Lo abbracció stretto cullandolo mentre si muoveva ad aprire la porta che continuava a suonare.

«Arrivo!»

Quando Taehyung aprí la porta incontró il volto di Jungkook che aveva le mani dietro la schiena, probabilmente aveva portato qualcosa per l’Omega.

«Buongiorno Taehyung.»

Taehyung annuí e fece accomodare Jungkook in casa. Jungkook notó il leggero disordine dell’appartamento.

«Scusami il disordine.»

«É apposto.»

Jungkook dopo aversi accomodato al tavolo notó la casa di Taehyung sottosopra. I giocattoli di Jungwoo erano sparsi per casa, le pentole di casa erano ancora da lavare e il cibo nel frigo era minimo. Non aveva bisogno di controllare la camera di Taehyung per sapere che il letto era sfatto. Il suo aspetto non era neanche tanto allettante.

A Baby? | TAEKOOK ✓Where stories live. Discover now