☘PAENITET☘

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13.

<<Mi distruggo e mi rialzo. Ameresti un disastro?>>

Cosa gli avevano fatto? Chi diavolo si era permesso di ridurlo in quello stato? Taehyung continuava a strofinare sotto l'acqua corrente l'asciugamano sporco di sangue che aveva usato poco prima per ripulire il collo di Jungkook. E più quelle domande assediavano la sua mente, più sfregava forte perché la rabbia cresceva in lui e si sentiva un impotente nel non sapere che fare, come agire. Era inutile su tutti i fronti, poteva limitarsi soltanto a prendersi cura di quelle ferite. Gli aveva cambiato i vestiti bagnati mentre Jungkook riposava in un profondo sonno e notò fin da subito un grande livido attorno al collo del corvino a forma di mano. Lo stavano soffocando, sembrava quasi lo avessero voluto uccidere e fu sicuro che poco sarebbe mancato affinché succedesse. Preso da un attacco di rabbia, strinse forte l'asciugamano e lo scaraventò dentro al lavandino, facendo così schizzare l'acqua da tutte le parti e soprattutto sulla sua maglietta «Dannazione» chiuse gli occhi cercando di recuperare un briciolo di razionalità e buttò l'aria fuori dal polmoni cercando di calmarsi. Chiuse il rubinetto e si guardò allo specchio. Doveva far qualcosa, ma la vera domanda era: che cosa era effettivamente in grado di fare per Jungkook? 

«Tae» sentì il suo nome essere debolmente pronunciato dall'altro e si voltò di colpo intravedendolo muoversi nel letto. Si asciugò le mani precipitandosi da lui con passo svelto. Gli si contorse lo stomaco nel vedere delle profonde occhiaie violacee sotto quegli occhi che tanto amava «Sono qui, tranquillo» si sedette sul bordo del letto, notando come nel frattempo Jungkook si fosse seduto con la schiena appoggiata alla spalliera del letto «Come ti senti?» si sentì quasi stupido nell'avergli posto quella domanda. Di certo non poteva stare bene.

«Come sempre» alzò le spalle e le riabbassò velocemente come se non gliene importasse, portando poi una mano sul suo collo e sorrise appena sentendo la fasciatura, già sistemata «Mi dispiace di averti disturbato» sussurrò guardandolo solo per un attimo negli occhi, sentendosi troppo in colpa per essere un peso così gravoso per una persona che in fin dei conti non conosceva neanche da un mese. Ma Taehyung scosse la testa e si sbrigò a prendergli quella stessa mano tra le sue, stringendola forte ma senza fargli male «Non lo dire neanche per scherzo, Kook» voleva fargli sapere che lui c'era, che poteva affidarsi e fidarsi, lo avrebbe sostenuto «Puoi venire da me ogni volta che ne hai bisogno» era incredibile e non capiva seriamente il perché si sentisse così tanto collegato con quel ragazzino. I suoi ritratti, quel volto nei suoi sogni sempre più ricorrente. Poteva benissimo essere stata una casualità, uno scherzo del destino, eppure sembrava tutto così connesso. Forse l'universo gli stava lanciando un messaggio ben chiaro o forse era lui a farsi fin troppe paranoie a star lì ad estremizzare un concetto, su cui in realtà non c'era niente da chiarire «Che ti è successo?» 

Jungkook percepì perfettamente gli occhi preoccupati dell'artista sul suo volto, ma scosse la testa, non ne voleva parlare, perché avrebbe preso tutto una connotazione più realistica e lui voleva estraniarsi da quella fetta di vita quando era in compagnia di Taehyung, sentiva il bisogno di godere di quella compagnia, della sua presenza e ricaricarsi «Non è niente, lascia stare, fai finta di non aver visto» parlò a bassa voce, gli faceva male la gola, un po' per il taglio ed un po' per aver sforzato troppo la voce qualche ora prima.

Non alzò il tono Taehyung, sapeva che non avrebbe ottenuto niente facendo così, anzi forse lo avrebbe solamente allontanato da sé, ma restò comunque fermo sulla sua opinione «Come puoi chiedermi una cosa del genere? Mi piange il cuore al vederti così» portò il dorso della mano del corvino alle sue labbra e calò il capo su di esso per baciarlo delicatamente ed ispirare il suo profumo. Jungkook sentì un brivido percorrergli tutto il braccio fino ad arrivare al suo cuore che perse un battito «Si chiama violenza Kook. E chi ti ha fatto questo dovrebbe finire dritto in carcere» 

Cercò di spronarlo in tutti i modi, usando altre via, raggirando il discorso, ma continuava a trovare un muro di fronte a sé, non parlava, sembrava solo fiato sprecato «Non ne voglio parlare, scusa» lo disse certo, ma in realtà si sentiva più sereno Jungkook, sentendo le parole dell'altro perché sapeva che stesse dalla sua parte e volle convincersi che non lo avrebbe mai abbandonato e se altre volte gli avesse chiesto aiuto, sicuramente avrebbe trovato un appiglio al quale attaccarsi. Taehyung era diventato, in poco tempo, la sua ancora di salvezza e sempre lo sarebbe stato «Almeno puoi dirmi se è già capitato altre volte?»

Intrecciò le loro dita e fu un gesto altamente confortante per Jungkook che si sentì immediatamente più leggero «Troppe» ed il cuore di Taehyung creò una piccola nuova crepa su di sé «Non è normale quello che subisci, Kook» sospirò pesantemente, come se il rilasciare tutta quell'aria potesse dargli sollievo in qualche modo, forse buttando via tutti i pensieri negativi «Che cos'è la normalità, Taehyung?»

Ed in effetti quella domanda lo prese in contropiede più del previsto, la sua espressione mutò ad una confusa e non seppe cosa dire in un primo momento. Portò una mano a grattarsi la faccia, cercando di pensarci su «Forse, ciò che riteniamo abitudine» e si volle maledire il secondo successivo per aver dato una risposta tanto scontata e banale «Allora è perfettamente normale tutto ciò»

Corrugò la fronte e fece un balzo in avanti «No, no che non lo è» gesticolo facendo sfumare i suoi movimenti nell'aria «Come- come posso adesso star tranquillo nel lasciarti da solo?» domandò quasi retorico indicando la porta. Jungkook non riusciva a scrollarsi di dosso quell'espressione serissima «Tae, non c'è rimedio» e Taehyung sentì il respiro mancare «No, no, no. Non dire così» perché la stava facendo tanto tragica? Perché non la vedeva in modo positivo? 

"Dammi del tempo per stare con te, stiamo ancora un po' insieme Tae, presto tutto finirà" 

«Sei così prezioso» Taehyung portò una mano sul viso del corvino e gli accarezzò piano una guancia, delicatamente e lo guardò con gli occhi luccicanti. Oh, Jungkook pensava esattamente l'opposto. Lì l'unico prezioso era quel ragazzo che sapeva come comportarsi ogni volta, dandogli una nuova ragione di vita «Ah Dio, sto odiando questo posto. Siete fuori dal mondo» fece ricadere il braccio sul materasso e portò poi le mano a massaggiarsi le tempie dolenti.

«Non pensare che non lo sappia» Jungkook sospirò pesantemente, odiava quel paesino, lo aveva sempre odiato, dal primo giorno che vi mise piede «Ti piacerebbe andare via per una volta?» gli chiese Taehyung già con una nuova idea per la mente che lo fece sorridere internamente «Lo desidero tantissimo»

«Allora domani mattina, accompagnami a Seoul, devo prendere altri vestiti» Jungkook sgranò gli occhi e boccheggiò per un attimo. Avrebbe tanto voluto andarci, lui e Taehyung sarebbero potuti rimanere da soli per ancora più tempo, sarebbe stato magnifico, ma c'era un "però" «Ma mio padre-» l'ipotesi venne stroncata sul nascere «Parlerò io con lui»

E così fu, si svegliarono presto quella mattina, facendosi bastare le tre ore di sonno che ritagliarono da quella notte turbolenta e presero il giusto necessario per partire. Sarebbero restati a casa dell'artista per tre giorni e poi sarebbero tornati. Taehyung convinse anche piuttosto velocemente Padre Lee, di fatti alzò un sopracciglio sorpreso non aspettandoselo ma Jungkook aveva già capito tutto.

Proprio il pastore della chiesa li accompagnò fino all'ingresso principale di Mora e rimase lì fermo a parlare con suo figlio, nel mentre che l'altro spese tempo a salire le cose in macchina a qualche metro da lì, ma che restò continuamente in ascolto e fece più che bene perché pian piano tutti i pezzi del puzzle stavano incominciando a collegarsi ma allo stesso tempo sempre più interrogativi presero a formarsi.

Mi si gelò il sangue quando sentii le parole che ti disse tuo padre «Jungkook, se vai con lui, sai già cosa accadrà al tuo ritorno» usò un tono talmente malevolo che non capii come quell'uomo potesse realmente rappresentare il suo ruolo di padre e prete al contempo «Sì, lo so» sospirasti pesantemente prima di lanciarmi un'occhiata preoccupata, come se tutto il mondo stesse spingendo sulle tue spalle per farti crollare «Sei ancora in tempo per restare, per dimostrarmi che li sai combattere i tuoi demoni» 

Demoni? Non riuscivo a capire Jungkook, veramente, sembrava stesse parlando una lingua a me sconosciuta «Mi dispiace» sussurrasti facendo un passo indietro. Io mi raddrizzai a guardarti e tu mi sorridesti, per poi rivolgerti con più sicurezza a tuo padre «mi dispiace, vado con lui»

𝑳𝑨 𝑩𝑬𝑳𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑰𝑵𝑽𝑰𝑺𝑰𝑩𝑰𝑳𝑬 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon