☘𝙿𝙰𝙴𝙽𝙸𝚃𝙴𝙼𝚄𝚂☘

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33.

Erano partiti, avevano fatto quella pazzia, rimanendo così due settimane fuori casa. Certo, in quattordici giorni non riuscirono a visitare così tante nazioni, ma in compenso andarono a Venezia, dove dovettero camminare sulle banchine rialzate per non bagnarsi i piedi con l'acqua che da qualche giorno aveva invaso la piazza principale. Poi andarono a Torino ed entrarono nella Mole Antonelliana, scapparono poi a Milano, per scendere successivamente a Genova. Passarono per Firenze e poi da Roma volarono a sud. Mancavano veramente pochi giorni al dover tornare, così scelsero come ultima meta Palermo.

Taehyung reputò quello come il viaggio più bello di tutta la sua vita. Forse perché era stata una ventata fresca in mezzo a tanto caos. Era riuscito a fargli dimenticare tutto per qualche giorno e a rilassarlo. Non aveva avuto neanche il tempo di respirare in realtà. Dovevano cercare sempre un nuovo alloggio appena cambiavano città e poi dovevano spostarsi con gli autobus, gli aerei. 

I soldi stavano volando via dai loro portafogli, ma non sentirono quel peso, distratti dalla bellezza dello stare insieme, del passare del tempo in compagnia ad esplorare nuovi posti. Taehyung scattava fotografie ovunque, ad ogni cosa, rigorosamente in bianco e nero come un tempo. E Hoseok lo guardava attraverso quell'obiettivo che gli puntava costantemente contro. Sorrideva immensamente ed appena Taehyung alzava lo sguardo dall'oculare, ricambiava pienamente.

Avrebbero sicuramente voluto che quel viaggio fosse durato più tempo. Ma le loro vite dovevano riprendere e per quanto quell'interruzione fosse stato un toccasana, avevano ancora tante cose da fare e portare avanti, prima tra tutte la denuncia di Taehyung, per istigazione al suicidio, fatta nei confronti degli abitanti di Mora.

Tornati dal viaggio una visita ad Edmondo sembrò d'obbligo a tutti quanti. Taehyung non lo vedeva da tanto tempo, lo aveva sentito per telefono, un po' meno per messaggio, ma dal vivo proprio non se la sentiva. Il pensiero costante era quello di averlo deluso. Insomma, aveva lasciato il lavoro a metà nella chiesa ed il restauro in quei mesi era stato concluso da un suo sostituto. Aveva fatto tanto per lui, per immetterlo nel mondo del lavoro in campo artistico e Taehyung si era asciato sfuggire quell'opportunità d'oro. Ma non se ne era pentito, aveva dato importanza a ciò che riteneva più prezioso e Jungkook per lui era la sua vita, non poteva non dargli conto e attenzione.

Ma Edmondo dal canto suo non era assolutamente arrabbiato, sapeva cosa fosse accaduto, aveva conosciuto quel ragazzino diciottenne ed anche se per poco aveva visto i comportamenti dei due ed aveva capito, ogni singola cosa. Avrebbe continuato ad aiutare Taehyung finché avesse potuto.

Anche Jimin  e Namjoon ci furono quel giorno. Si sedettero tutti e cinque in veranda, con una tazzina di caffè fumante tra le mani a conversare del più e del meno. Come andassero gli studi di Jimin, i nuovi quadri di Ed, il viaggio fatto da Hoseok e Taehyung. Namjoon si occupò di seguire le indagini ed il loro avvocato lo chiamò qualche giorno prima per avvisarlo a proposito di alcune novità «A quanto pare le indagini sono iniziate, il commissario ha detto che è un po' improponibile condannare un intero paese» bevve l'ultima goccia di caffè presente nella tazzina per poi riprendere a parlare «ma che padre Lee è sotto processo e probabilmente verrà condannato, anche per violenza fisica e mentale»

Hoseok si girò velocemente a guardare Taehyung, passandogli una mano sulla schiena, cercandolo di rassicurare, sapendo però già che l'altro fosse più che felice di quella notizia. Le cose stavano andando bene e non poteva esserne più che felice «Tra una settimana ci sarà la prima udienza in tribunale, vorrebbero che tu andassi a testimoniare Taehyung» non gli faceva simpatia l'idea di dover rivedere il volto di Padre Lee ma se quello fosse servito per sbatterlo dritto in prigione, lo avrebbe fatto volentieri «Verrò sicuramente»

A quel punto Edmondo si alzò, sotto lo sguardo perplesso di tutti. Lo seguirono con gli occhi quando imprecò nel cercare tra varie riviste di giornale un qualcosa «Dannazione, stava qua» li sollevava uno ad uno, fino a quando con la schiena appena ricurva ed il passo traballante tornò a mettersi nella sua sedia a dondolo con una busta tra le mani «Taehyung, è per te. Arriva da un certo Kim Seokjin. Non è per caso quello della locanda di Mora?»

Non la lesse subito, la portò a casa, voleva stare in pace e tranquillità. Si sedette sul divano con al suo fianco Hoseok, a lui era altamente permesso rimanergli accanto in quei momenti.

E per quanto i suoi occhi divennero lucidi nel leggere quelle parole, sorrise al contempo. Jin finalmente, dopo tanti mesi, si era fatto avanti. Aveva capito il suo sbaglio, aveva capito quanto non fosse giusto il restare in silenzio davanti ai soprusi che persone come Jungkook subivano. Che al contrario, bisognava sostenere, allontanare da quelle lingue taglienti. Si era scusato. Non c'era frase in cui non vi fosse o la parola "scusa" o "mi dispiace". Sembravano veramente sinceri.

«Mi dispiace di non averlo capito, di avervi fatto passare per quelli strani, quelli malati. Voi vi amavate. Tu e Jungkook eravate splendidi insieme. Non avremmo mai dovuto farvi tutto questo»

𝑳𝑨 𝑩𝑬𝑳𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑰𝑵𝑽𝑰𝑺𝑰𝑩𝑰𝑳𝑬 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now