2. AmorErrore

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"Avrei voluto esserci, solo per vedere la tua faccia mentre impartivi l'ordine: se ne deve andare. Sai, l'espressione ingrugnita ti abbruttisce. A me, invece, dona. Sarà che sono brutto per natura".

Vittorio, sprofondato nella poltrona imbottita, ride mentre prende a ruotare attorno all'asse di metallo. "Tu vuoi che quella ragazza sparisca, d'accordo. E Ingannamorte rivolterà come un calzino il suo passato. È la prassi". Ancora un semigiro e punta i mocassini per fermarsi: "Ma come credi di mandarla via, se non intendi rivedere tuo padre?".

Le chiavi della California 1400 scivolano nel cassetto delle chiavi e il casco torna sul ripiano del casco. La giacca sull'appendi giacca. Gli occhiali da sole nella loro custodia di occhiali da sole. La borsetta di carta del take away, che sta all'angolo, nel cestino della carta.

"Non serve che io parli con mio padre, Vittorio. Basterà che Ingannamorte smascheri quella truffatrice". Edoardo, un colpetto al gomito, gli fa segno di alzarsi: "Questa è la mia scrivania, socio. Spostati e prendi la tua porzione".

Lo Studio MCF Marchesi Colombo Ferrarese è semi deserto, svuotato dalla pausa pranzo. Per entrambi, però, non esistono tempi morti. Un veloce tramezzino sul divanetto comune è quanto possono pretendere i loro stomaci. Tranne il martedì, perché il martedì è il giorno del sushi.

"Non ci riuscirai". Un colpo di bacino e Colombo lascia la poltrona per sistemarsi poco più in là. Si appoggia al vetro del tavolo e, a braccia incrociate, attende che il suo migliore amico reagisca.

"Questo è tutto da vedere".

"Sul serio, Edy. Non ci riuscirai. E sai per quale assurdo motivo?". Un paio di bacchette gli sfilano sotto il naso. Vittorio le afferra, infastidito.

"Non lo so, però sono sicuro che me lo stai per svelare tu; giusto?".

Perché tuo padre si fida di più della nuova arrivata che di te, suo figlio. Questo vorrebbe ribattere Vittorio, invece finisce con il preferire il silenzio.

"No". Il sushi ha attirato la sua attenzione e Colombo sembra finalmente distrarsi. Forse, salmone crudo e avocado gli fanno gola più della misteriosa coinquilina di papà. "Ho cambiato idea: me ne starò zitto e buono. I miei consigli non sortiscono altro effetto che indisporti, allora lascia che mi goda lo spettacolo: tu che ti azzuffi con una ragazzetta per l'eredità del caro Paolo".

"Non si tratta di eredità, Vitty. Lo sai". Occhi bassi, voce incrinata. Edoardo Marchesi, professionista dell'autocontrollo, è alle prese con il secondo tentennamento della giornata. Uno stato d'animo tutt'altro che piacevole, a trovarcisi dentro.

"Certo che lo so". Vittorio lascia cadere un mucchietto di riso. Non è più in vena di scherzare, tanto che anche il cibo può attendere adesso: "E, proprio perché so che non è l'avidità che ti muove, sto cercando di farti ragionare. Dammi retta per una volta, testone che non sei altro: torna a Verderaso".

"Non è così semplice". Le bacchette planano sulla tovaglietta del set. Qualche goccia di salsa di soia a contorno. "Avanti, prendi anche la mia parte. Ho perso l'appetito".

La poltrona svirgola all'indietro. Edoardo si abbandona ai pensieri che lo assillano. Rivedere suo padre, la casa di famiglia, il roseto che sua madre tanto amava. Ci vuole del coraggio a tornare.

Fegato per concedere il perdono.

"Ne è passato di tempo, non trovi? Quella storia ormai è chiusa". Vittorio allude e non aggiunge altro. "Paolo Marchesi e il suo lungo codino, invece, ci sono ancora, e stanno invecchiando. Smettila di fare l'orgoglioso o dovrai fare i conti con i rimpianti, per sempre. Ho reso l'idea? Per sempre non è poco".

La coinquilina di papàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora