21. Mi piace, papà

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Gli basta premere un tasto. E d'improvviso, in ogni angolo della villa, le casse dello stereo prendono a vibrare. Il Barbiere di Siviglia, ridondante e vivace, si solleva diffondendosi nell'aria a tutto volume.

Lo studio, fino a un istante prima immerso nel silenzio, si riempie delle note che i colpi di bastone sul parquet intensificano, volutamente.

Paolo stringe il pomello d'argento e batte e ribatte sul pavimento, con gli occhiali calati sul naso e il viso rivolto al divano. Corrucciato, osserva una scena alla quale non aveva mai assistito. La scena di un totale abbandono.

L'ultimo colpo di bastone ottiene l'effetto desiderato: Edoardo, che giace tra i cuscini ancora vestito com'era uscito la sera prima, inspira, muove un braccio e finalmente si sveglia.

"Il sole è alto nel cielo e mio figlio è ancora addormentato. Cosa diavolo sarà successo, mi domando. Puoi aiutarmi, ragazzo?".

"Papà...". Edoardo si stropiccia le palpebre, contrariato. A fatica si mette seduto, le mani a coprirgli il volto ancora preda del sonno. "Che ti prende?", riesce a malapena a sibilare.

"A me? Scusa, Rossini non era il tuo compositore preferito?".

"Dai, sai a cosa mi riferisco...".

Paolo si sistema gli occhiali, tirandoli più su: "Eh no, Edy. Io proprio non lo so. Vorrei saperlo da te...", e inavvertitamente lo sguardo gli cade su due tazze vuote, lasciate sul tavolino. "Visite notturne, latte caldo, ieri un'intera giornata passata fuori. E in tutte queste stranezze è coinvolta Lura. O sbaglio?".

"Stranezze, hai detto bene". Edoardo avverte un cerchio alla testa che gli impedisce di sollevare le ciglia. Non la vede, eppure immagina alla perfezione l'espressione stampata in faccia a suo padre. "Di che ti stupisci? Lura è una ragazza stravagante, in fondo".

A quella battuta di spirito inattesa il Professore non dà seguito, piuttosto sospira. "Difatti non è Lura che mi stupisce: mi stupisci tu. Tu che sei sempre stato metodico e tu che hai sempre nutrito dubbi sulla sua buona fede. Adesso non fate che rincorrervi, voi due. Allora, vuoi spiegarmi?".

"E cosa vuoi sentirti dire, papà?".

Già, cosa. Come raccontare a Paolo di quel bacio, che non tratteneva più? Lura ha fatto in tempo a posare le tazze che lui le era già addosso. Contro la parete, dita incrociate e bacini premuti l'uno sull'altro, lei l'ha contraccambiato con passione. Un brivido gli percorre la schiena al solo pensiero: non era mai rimasto tra le labbra di nessuna così a lungo. E non si sarebbe staccato, per nessun motivo, se preso dal desiderio non si fosse addentrato sotto la maglietta, a carezzarle i seni. Quei piccoli, golosi seni. A quel punto, Lura si è fermata: "Non stasera", gli ha sussurrato cercando di trattenere un fremito di piacere. E lui le ha obbedito.

"Mi piace, papà". Edoardo è perso tra le sensazioni provate su quel divano. Un uomo e una donna vicini, che bevono latte caldo con miele e fiori di lavanda. Quasi fosse il loro rituale della buona notte, quasi si conoscessero da una vita.

"E fin dove ti sei spinto con lei?".

Fin dove.

Edoardo sbuffa. Ha bevuto troppo whisky, dopo che Lura se n'è andata. E quello ancora  gli scalda le tempie. "Non credi che io sia un po' cresciuto per queste domande?".

"Non scherzare". Il bastone batte un altro colpo. "Sono serio, pretendo tu faccia altrettanto. Ascoltami, devi rispettare Lura, hai capito? Non forzarla in alcun modo".

"Papà, non sono quel genere di maschio. Ho già rispettato una volta il suo volere, se proprio vuoi saperlo".

Paolo sembra ricomporsi, visibilmente sollevato: "In tal caso, sono fiero di te".

La coinquilina di papàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora