11. Zuppa di cipolle

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Il sole di settembre è ancora caldo e il vento che a quell'ora soffia, debole, tra gli alberi solletica l'appetito. La villa, che sembrava fino a pochi minuti prima avvolta nel silenzio, si anima di un vociare concitato.

"Avanti, a tavola!".

Paolo e Giovanni sono i primi a uscire in veranda e, con un mazzo di carte ancora in mano, si accomodano agli estremi della tovaglia che la cuoca e governante Milly ha riempito di piatti e bicchieri, sottopiatti e sottobicchieri.

La voce che li ha chiamati fuori è proprio la sua, una donna paffuta dai riccioli bianchi schiacciati sotto la retina.

"Bene, le ragazze sono puntuali".

La cameriera del Rosalita si arriccia le maniche della camicetta: "Possiamo darti una mano?".

"No, per carità. Tenete compagnia ai due brontoloni, mentre aspettiamo Edoardo".

Edoardo. Basta tirarlo in causa e Lura cambia all'istante umore. Davanti a lei, si profila la scena di un disastro annunciato.

Il cotone bianco del tessuto, al centro le capocchie gonfie delle ortensie infilate nel collo strettissimo di un vasetto di vetro, le posate d'argento, pesanti e lucide.

"Che bella tavola. Peccato stia per diventare un campo ideale per azzuffarsi". Caterina le carezza una guancia, complice, e ne riceve una in cambio: "Cate, è stato uno sbaglio accettare l'invito a pranzare qui, tutti insieme". A questo il corpo di Lura non fa che reagire, e per reagire trema.

Ma c'è di più. C'è quella sensazione, bella e piena, che non si scolla dal pensiero di lui al loro primo incontro. Lui così gentile, così accogliente. Così diverso.

"Non restate in piedi, principesse. Ci sono sedie in abbondanza, vedete?".

Le sedie. Si debbono sedere, l'ha ordinato Milly. Niente di strano, così si fa, così si condivide una tavola. Ma quale posto occupare? Da dove parare i colpi, per poi rilanciare la sfida che la attende?

Il gesto è meccanico, impacciato. Lura si guarda attorno, soffermandosi sul vuoto dell'attesa. Su una sedia che presto verrà occupata.

Così stretti, così vicini. Quei sei posti, accuratamente preparati, le trasmettono una strana sensazione di intimità, che stride con il suo stato d'animo. E con quello di Edoardo.

È riuscita a sfuggirgli per un pelo, ma - lo sa bene - non passerà troppo tempo e lui le sarà nuovamente addosso. Ad avvisarla, a prepararla, a fiaccarla di avvertimenti. Perché la vuole fuori di lì, la vuole lontana da suo padre.

"Scusate se mi sono unita a voi senza preavviso". Caterina ringrazia a mani giunte i presenti, proprio mentre l'Architetto fa la sua comparsa in veranda, seguito a sorpresa dal suo socio. Il finto Marchesi.

"Siete sempre così gentili, non faccio che approfittarne".

La sua amica parla e Lura mantiene lo sguardo basso, appiccicato alla greca incisa sulla ceramica. Edoardo invece si fa avanti e la guarda, insistente la guarda, con quel piglio indagatore che comincia a starle sui nervi. Tiene un elastico, che tira e molla e tira e molla, tra le dita.

"Olallà!". Vittorio interrompe Caterina, urlando con un grosso sorriso stampato sul pizzetto. "Un ritrovo di famiglia in piena regola, potevo mancare?".

A quel punto, Edoardo lo rassicura con una sonora pacca sulla spalla: "Qualcosa mi dice che il tuo ufficio si trasferirà presto qui, o sbaglio?". E Colombo, sornione, annuisce.

"Be', cara fanciulla". Paolo fa segno agli ospiti di accomodarsi, una accanto a Lura e l'altro accanto al figlio, che ora gli siedono a fianco. Faccia a faccia. "Come puoi notare, c'è chi non si fa molti problemi". Un'occhiata bonaria a Vittorio rincuora anche Caterina: "I vecchi si rimbambiscono e apprezzano questo genere di disturbo, credimi. Siete i benvenuti".

La coinquilina di papàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora