25. Solo che ti amo

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Le schegge di vetro, che ricoprono l'intero pavimento, scricchiolano sotto le suole.

Edoardo avanza a fatica e intanto si guarda attorno. Con gli occhi tirati e il passo incerto, comincia a mettere a fuoco la scena. Cocci di bottiglia ovunque. Un odore intenso di alcolico che si solleva dal basso. La luce soffusa del pub tinge quasi tutto di arancione e le sagome che indovina muoversi dietro il bancone sbiadiscono a ogni movimento, quasi fossero ombre. Solo una sembra restare ferma, buttata su un tavolo come uno straccio usato.

"Adam...". Edoardo chiede senza finire la frase. La sua voce cala e si ammutolisce davanti a quel dolore che si materializza in uno sfogo disperato.

"Adam, che hai fatto...", sussurra allora.

E quella che dovrebbe essere la testa di un uomo si solleva di un dito, poi ricasca sul legno. Un brontolio sommesso, forse un'imprecazione, averte l'ospite che il Ranger non è in vena di ricevere visite. Di più, non ne ha le forze: completamente sbronzo, con una bottiglia di vino rosso ancora tra le dita, dormicchia dove riesce.

"Va' via", sputa infine. "Vai all'inferno", e tossisce forte il suo malessere. "Vattene, fuori di qui, cazzo!".

Ma Edoardo non lo asseconda. Tira a sé una sedia e si accomoda al suo stesso tavolo. Dita incrociate, espressione seria, rimane a osservare il cugino, o quel che ne resta. "Non me ne andrò", sentenzia dopo alcuni istanti di silenzio. "E tu dovrai ascoltarmi, perché non ti parlerò più di noi, di me di te di Lavinia. Sono qui per Lura".

I riccioli biondi di Adam si scuotono. Il Ranger farfuglia un eloquente: "È lei che ti manda?".

"No, Lura non sa che mi sono scomodato per rivedere la tua faccia da stronzo, Adam".

"Che hai detto?".

Edoardo non si muove, impassibile ripete la sua provocazione: "Hai sentito bene.  Non c'è bisogno che io ripeta che ti sei comportato da stronzo. Ecco, l'ho ridetto. Stronzo. Piuttosto dai questa a me". E si allunga per strappargli dalle mani la bottiglia. "Ora vedi di riprenderti, perché ti parlerò di affari".

Affari.

Una risata forzata e la schiena del Ranger vibra, mentre il tavolo all'improvviso si inarca. Un pugno al piano ben assestato e Adam solleva la testa, finalmente: "Tormenta qualcun altro, non insistere", e torna giù.

"Ascoltami, idiota!". Edoardo pesta il tavolo con la bottiglia, innervosito da quel rifiuto. "Si tratta di Lura!"

Adam, però, non aggiunge altro.

"Di Lura, mi hai sentito?".

"Fanculo!", sbraita il Ranger. "Dov'è il rum?".

"L'hai finito". È Caterina a intromettersi. Ha il broncio e, con quell'espressione infastidita, rifila al suo capo un calcetto alla caviglia. Edoardo non l'aveva notata dietro al bancone. Ma forse, capisce, la sua presenza potrebbe essergli d'aiuto. "Piantala con questa recita", torna indietro la cameriera. "Hai distrutto tutto, non è rimasto più niente". E al suo fianco compare Max: "Cosa serviremo ai clienti? Ti rendi conto che questa sera non potremo aprire? Sei ubriaco marcio, solo e incavolato. E hai licenziato Lura, incredibile. Adesso, sei soddisfatto?". Un'occhiata a Edoardo e Caterina pizzica il braccio gonfio di Adam. "Tuo cugino insiste. Perché non lo  ascolti per una volta, zuccone?".

"Perché non ne ho voglia. Datemi da bere".

"Vuoi bere?". La ragazza corre via e si infila in cucina. Adam non le presta attenzione, impegnato com'è a dormicchiare. Edoardo e Max invece la vedono fin troppo bene comparire di nuovo, piegata dal peso di una bacinella piena d'acqua che, senza esitazione, scaraventa sul capo.

La coinquilina di papàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora