29. Ho scelto te

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Più lo stringe, più gli procura un gran dolore. Lì, proprio lì. Sotto le costole, dove i battiti aumentano e il sangue sembra gonfiare tutto, fino a esplodere. Adam sente il suo fiato, appesantito dal rum, inumidirgli il mento, i capelli solleticargli le guance, e ogni tanto - appena lei fa per alzare la testa e non ci riesce - ecco spuntare quella risata argentina che non ha mai dimenticato. È Lavinia, accidenti, e Lavinia gli si è appesa al collo, completamente ubriaca. Ha voluto seguirlo a casa, non invitata, e sgusciare dentro l'appartamento che ha comprato proprio sopra il pub. Adesso, non fa che tenerlo stretto, come se cercasse le attenzioni che chi tanto vorrebbe non le dispensa più.

Adam non sa se quella che lo costringe a girarsi e a guardarla dritto negli occhi è una carezza. Non lo sa e nemmeno gli interessa. "Che hai da fissarmi?", si ritrae brusco e le abbassa la mano, che stava indugiando fin troppo sulla sua barba.

"Perché non ti spogli?". Lavinia reclina il capo e scuote i capelli. "Ci sapevamo divertire una volta, noi due".

"Hai detto bene, una volta". Il Ranger contrae i muscoli del viso. "Per una notte di felicità intendevo sonno profondo", la adagia sul letto. "Dormi, adesso. Domani mattina troverai sul tavolo un bicchiere di acqua calda, limone e zenzero. Ti aiuterà a riprenderti più in fretta dalla sbronza".

Ma lei non sembra ascoltarlo. Ciondola lamentandosi, mentre cerca di sfilarsi la scarpa sinistra e all'improvviso cade all'indietro, in uno sbuffo vaporoso di lenzuola. "Aiutami, cafone", si lamenta e intanto ride. Malamente, ma ride.

Adam le si inginocchia ai piedi di controvoglia:
"Dovevo sbatterti fuori, lo sai?", getta lontano anche l'altra scarpa. Distratto, si solleva, qualcosa però lo trattiene. È un pugno di anelli, ori di tutti i tipi e un orologio costellato di brillanti. Lavinia lo attira a sé e si lascia andare, finendo con il sobbalzare sul materasso avvinghiata alle sue gambe. 

Lo faceva sempre, ricorda Adam, era giovane e spontanea allora. Adesso, né l'una né l'altra. E, punto nell'orgoglio di maschio ferito, si volta dall'altra parte.

"Eddai, non fare il prezioso". Lavinia sa anche chiedere, quando ha bisogno. "Siamo soci, ormai, no?".

Soci, cazzo.

Adam deglutisce, il buio rosicchia i loro connotati, rendendoli anonimi. Due perfetti sconosciuti.

Perché diavolo le ha permesso di spingersi oltre? Cosa stanno combinando?

"Immagina che io sia lei", gli sussurra a fior di labbra. E lui la fissa, attonito. "Quante volte hai sognato questo momento, confessa. Tu e Lura che finite di lavorare, stanchi ma eccitati - intanto si sfila la camicetta e si apre il reggiseno - Vi gettate sul letto, tu le strappi l'intimo e i vestiti di dosso, così... - e il perizoma, poi la gonna scivolano a terra - La trovi nuda sotto di te - le sue labbra si schiudono, mentre si muove sensuale e sfrega la schiena sul lenzuolo - Adesso, Lura allarga le gambe, ti chiede di farla godere finché ne avrai le forze... La vuoi, prima che se la prenda Edoardo? La vuoi tutta per te?".

"Tu non sei Lura", le rinfaccia lui. Eppure, non riesce a distogliere lo sguardo dalla carne che pulsa tra le sue cosce bianche e vellutate.

"E tu non sei Edoardo", lo ferma lei, issandosi su quelle ossa lunghe e flessuose e arrivando a schiacciare i seni gonfi contro il suo petto. "Ma pensa che succederà: se mi aiuti, un giorno avrai la tua Lura, qui al posto mio, e mi ringrazierai", lo bacia con passione. "Mi penserai mentre liberi il tuo...". E la cerniera dei pantaloni si abbassa tra le sue unghie laccate di rosso. "Come lo chiamavamo? Il tuo guerriero, sì... E finalmente scaricherai su di lei tutta la tua insoddisfazione di fidanzato respinto e marito mancato. Io invece non ti penserò, sparirai dalla mia vita appena li avremo separati". Sospira: "Sappi comunque che da quel momento mi farai meno tenerezza, Rux, perché da quel momento sarai stato un vero uomo".

La coinquilina di papàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora