Day 13.5 | parte uno

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||LET ME STAY OVERNIGHT PT.2||
g i o v e d ì

Quando i due ragazzi accostarono davanti a casa di Ethan la prima cosa che il più basso notò fu la luce emanata dalla finestra della cucina. Sospirò.

Sua madre probabilmente lo attendeva al varco, impaziente di riempirlo di domande e probabilmente sgridarlo per il suo comportamento degli ultimi giorni.

Ethan voltò lo sguardo verso l'altro occupante dell'abitacolo, indeciso sul da farsi. I due avevano passato l'ultima parte del viaggio immersi in un rassicurante silenzio, ma ora che stavano per separarsi l'atmosfera era cambiata ed Ethan riusciva quasi a vedere l'aura di nervosismo che il più grande stava emettendo.

"Dom, per caso vu-"

"A te andrebbe bene se-"

Parlarono all'unisono e quando se ne resero conto smisero di colpo entrambi. Seguì un attimo di silenzio, spezzato poi da due mezze risate. Ethan vide Dominic mentre rilassava nuovamente le spalle e lasciava andare il volante, su cui era appoggiato a braccia conserte, in favore dello schienale del suo sedile.

"Pensi che sarebbe troppo se usassi la sfida per restare qua stanotte? A quest'ora i miei si saranno accorti che non sono a casa e non so se voglio avere questa conversazione con loro." Disse il più grande, indicandosi poi il viso con un cenno della mano.

Dopo tutto ciò che il ragazzo dai capelli mogano gli aveva raccontato negli ultimi due giorni Ethan non dovette rifletterci troppo per decidere di accettare.

"Se riusciamo a sopravvivere a mia madre puoi restare quanto vuoi." Ethan lo disse con tono scherzoso prima di aprire la portiera e scendere dall'auto, ma sperò che Dominic prendesse sul serio le sua offerta.

L'aria fredda della sera lo avvolse mentre Ethan attendeva che l'altro ragazzo chiudesse l'auto e lo raggiungesse. Dominic lo raggiunse in un attimo, volto tumefatto molto più rilassato di quanto non fosse giusto un paio di minuti prima. Ethan gli sorrise prima di avviarsi verso la porta di casa.

Dopo aver girato la chiave nella toppa e superato l'uscio, Ethan si voltò immediatamente alla propria destra dove l'ingresso si univa alla cucina e lì seduta al tavolo da pranzo, lo attendeva sua madre, che come lo vide gli andò in contro. La donna gli gettò subito le braccia attorno, abbracciandolo forte e cancellando col proprio calore ogni ricordo del gelo serale. Ethan si godette quell'attimo prima dell'inevitabile sfuriata che sarebbe seguita.

Quando la donna interruppe l'abbraccio, si premurò di esaminare la fasciatura intorno alla mano di Ethan, portando entrambe le proprie intorno ad essa e girandogli il palmo verso l'alto con cautela.

"Quanto ti fa male?" Chiese poi con tono preoccupato.

"Non tanto. Il dottore ha detto che in un paio di settimane, tre al massimo, dovrebbe essere a posto. Giovedì prossimo però devo tornare a farlo controllare." La madre annuì lasciando andare il braccio del figlio, poi la sua espressione cambiò in una più dura.

"Si può sapere che ti sta succedendo ultimamente, Ethan? Stai fuori tutta la notte senza avvertire, sparisci senza dire niente dopo che ne abbiamo parlato giusto stamattina e non credere che non sappia che non apri un libro da settimane. Sono preoccupata, Ethan, ti sei sempre comportato bene ed ora all'improvviso mi chiami da un ospedale a più di quaranta minuti da qui dicendomi che dei ragazzi ti hanno pestato e rotto un dito. Mi vuoi dire cosa sta accadendo? Sei nei guai per caso? Sai che prima ne parliamo, prima possiamo trovare una soluzione."

Kiss whoever you wantWhere stories live. Discover now