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Pov Tancredi

Rimango a bocca aperta.
Lui, impacciato nei movimenti perché aveva con sé uno zaino e una borsa stracolma, mi dice:
"Dobbiamo parlare!
Non mi mandare via ti prego!"
Io basito mi scanso dalla porta lasciandogli lo spazio per entrare, poi chiudo.
Lui rimane fermo immobile, lo sguardo basso, mi porge la borsa e mi dice:
"Queste cose sono per te, quando ho raccontato ai miei tutta la nostra storia e ho detto che prima di tornare a casa con loro volevo venire da te per chiarirmi, mia mamma mi ha detto che per riconquistare una persona che abbiamo ferito profondamente dobbiamo farle capire che l'apprezziamo e fare qualcosa d'importante per lei, allora io che non sono capace a fare grandi cose, vorrei prepararti una cena e poi mentre ceniamo insieme con calma parlare, ti va?"
Ero riuscito solo a fare si con un cenno della testa.
Credo di aver bevuto troppo e questa è un'allucinazione.
Mentre gli faccio strada senza parlare ripenso alle sue parole, io in una settimana ho parlato di lui solo con un amico lui invece appena finita la finale ha detto tutto ai suoi, preso un treno da Roma ed è venuto da me.
Luca posa le cose sul bancone della cucina, mette lo zaino a terra, io lo guardo muoversi impacciato e titubante, non è spavaldo e arrogante come l'ultima volta che abbiamo parlato, mi avvicino un po' a lui, che nel frattempo alza lo sguardo, ci guardiamo negli occhi, credo che ci siamo detti tutto con quello sguardo, camminiamo l'uno verso l'altro, nel frattempo sono io a parlare
"Senti Lu avremo tempo di parlare, di chiarire nel dettaglio ogni cosa, ma ora penso che quello che vogliamo entrambi sia solo una cosa, sapere che il nostro sentimento esiste ancora.
E io ti posso dire di sì!"
Oramai sono pochi i centimetri che ci dividono, allungo le braccia, lui fa lo stesso, le nostre mani si uniscono, ci avviciniamo e ci baciamo con dolcezza.

Gli propongo di andare a fare una doccia per rinfrescarsi dopo il viaggio, nel frattempo io avrei sistemato la spesa che aveva portato e aggiungo un'altra pizza al mio ordine, lui prende il suo zaino va verso il bagno e ridendo mi dice:
"Un napoletano che mangia la pizza a Milano è un'eresia!"
Gli lanciò il pacco di patatine che avevo in mano, lui lo raccoglie me lo riporta e baciandomi sul collo mi dice che mi aspetta nella doccia.
Gli lascio solo qualche minuto di vantaggio, vado in camera a prendere degli asciugamani e un accappatoio, e a preparare degli abiti da indossare dopo, poi lo raggiungo in bagno; lui è già dentro la doccia, io raccolgo i suoi vestiti che aveva lasciato piegati, ma a terra e lì metto nella cesta dei panni sporchi, non voglio che si senta come un ospite voglio che lui qua si senta a casa.
Mi fermo a guardarlo, dal vetro opaco della doccia si intravede la sua sagoma, che si sta insaponando, dal profumo che sento sta usando il doccia schiuma al muschio bianco, lo sa che è il mio preferito, io mi spoglio e gli bussò alla porticina, lui la apre un pochino:
"Chi è?"
Chiede con una vocina stupida, io con voce grave gli dico:
"Sono il lupo cattivo e voglio mangiarti!" Lui apre completamente la porta e mi dice: "Entra, non aspettavo altro!"
Sarà stata l'eccitazione del ritrovarsi o semplicemente la tranquillità di una privacy mai avuta, ma non è mai stato così bello!
Usciamo dalla doccia, mi infilo il mio accappatoio, prendo un asciugamano da passarmi tra i capelli e gli porgo l'accappatoio pulito.
Lui esce, lo indossa e prende anche lui un asciugamano per i capelli, gli ho portato anche un paio di infradito e visto che le guarda perplesso gli dico di accontentarsi di quelle, anche se di un numero più piccole, più gli faccio strada in camera, sul letto gli ho fatto trovare un po' di indumenti comodi da indossare, non so se aveva qualcosa con se.
Lo vedo che si commuove, gli chiedo cosa avesse e lui m'ha detto che mai nessuno ha avuto così tante attenzioni per lui, gli rispondo che ora ci sono io con lui e che voglio coccolarlo in ogni cosa.
Mi vesto perché tra poco dovrebbero arrivare le pizze che ho ordinato, lui va in cucina a prendere il suo zaino, tira fuori una maglietta e un paio di boxer, ma poi cambia idea e si mette la mia, prima di indossarla la tiene tra le mani e la bacia "Così sarà come averti accanto sempre!"
Mi dice languido.
"Non hai bisogno della mia maglia, tu hai me!"
Il campanello ci interrompe, io vado ad aprire, mentre lui sistema le due cose su una sedia.
Dopo poco gli dico di raggiungermi al tavolo per cenare, lui arriva si siede e dopo i primi morsi mi dice che è strano trovarsi soli, senza nessun altro e nel silenzio, gli chiedo se la cosa gli piace e lui mi dice che l'adora, poi sobbalza e mi dice che deve chiamare subito sua mamma perché si era raccomandata di farle sapere se l'avessi perdonato o mandato via, la telefonata è stata esilarante, sentirlo parlare in napoletano ridendo mi rallegra sempre, anche se provo un po' d'invidia a saperlo al telefono con sua mamma, che come è giusto che sia di preoccupa per il proprio figlio.
Dura pochi minuti, ma sarei stato a sentirli per ore, quando posa il telefono mi dice: "Hai poco da ridere, la prossima volta vuol parlare con te.
Penso che sia innamorata di te molto più di quello che sono io."
Ridendo gli rispondo che non vedo l'ora di parlare con lei e che sicuramente sarà più interessante del figlio, lui ride
"Ok ricciolino 1 a 1."
Finiamo la pizza parlando di scemate, poi gli propongo di andare sul divano, ci sediamo, tra una bibita e qualche biscotto il tempo trascorre, poi gli propongo di andare a letto, lo prendo per mano e ci dirigiamo in camera, lui appena varcata la porta mi dice:
"Tanc questa sarà la nostra prima notte senza doverci nascondere e senza la premura di dover allontanare i letti al mattino!"
Ridendo continuo la sua frase
"Io aggiungerei anche la prima notte in un letto grande, comodo e con le lenzuola matrimoniali!"


spazio autrice:
Finalmente hanno fatto pace..niente fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate una stellina, grazie!!

𝑀𝑖𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 𝑎𝑙𝑙'𝐴𝑙𝑏𝑎 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora