IX

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Cercai Nico in tutta la struttura ma non lo trovai; poi però mi venne un illuminazione.
Un giorno, mentre stavamo parlando, mi raccontò che quando era giù di corda e aveva bisogno di pensare andava sempre sul tetto del luogo in cui si trovava in quel momento.
Fu un impresa ardua trovare il passaggio per arrivare fin là sù, ma appena ci misi piede mi sembrò di essere in un altro mondo.
La vista era pazzesca, da la riuscivo a vedere tutta Roma; mai visto niente di più bello ma la mia attenzione fu subito spostata verso qualcos'altro o meglio, qualcun'altro.
Vidi Nicolò girato di spalle, seduto su un piccolo muretto. Mi avvicinai il più piano possibile per cercare di non disturbarlo e mi sedetti accanto a lui.
"La vista qua è pazzesca" dissi per rompere un pò quel disagio che ci stava tenendo distanti "Si" disse a voce bassa, come per non farsi sentire.
"Nico ti posso parlare?" si girò a guardarmi e capì dalla sua espressione del viso che potevo continuare "Mi dispiace per ieri, non so cosa mi sia preso"
"T/n non ti preoccupare, è normale non essere ricambiati. Non ti devi scusare con me" rimasi abbastanza perplessa da quello che mi disse "No, non hai capito" dissi ridacchiando.
"Oh sì che ho capito, ti piace Fede e mi va bene così" lo guardai con un espressione stupita sul volto; mi avvicinai di più a lui "Nico" dissi sfiorandogli la guancia con le dita, lui si girò a guardarmi; sembrava triste.
Mi avvicinai sempre di più finché le nostre labbra non si trovarono una sull'altra; mise la sua mano lungo il mio fianco e con l'altra mi toccava i capelli bruni.
Dopo qualche secondo mi staccai "Mi piaci te e mi dispiace ancora per ieri sera. Avevo e ho tutt'ora la paura di essere ferita ma tu sei tu e non penso ci sia altro da dire o da spiegare" un sorriso si stampò sul suo volto.
Mi prese il viso dolcemente e mi diede un altro bacio, questa volta un bacio vero però; sentì ogni parte del mio corpo sobbalzare.
In quel momento un pò di vento si alzò, il giusto da far svolazzare le punte dei miei capelli nell'aria.
Mi appoggiò una mano dietro la testa, per farmi capire che il suo intento non era assolutamente quello di staccare la sua bocca dalla mia.
Dopo qualche attimo ci allontanammo l'uno dell'altro "Devi andare ad allenamento" gli imposi con la voce tremolante dall'emozione "Si è vero" si alzò dal muretto e scendemmo insieme fino al terzo piano. Nessuna parola uscì dalla nostra bocca, forse quel bacio aveva chiarito ogni cosa.
Io me ne tornai in camera da letto, avevo un notevole bisogno di dormire; appena mi stesi sul letto una miriade di farfalle iniziarono a nascere nel mio stomaco.
Io e lui ci eravamo baciati, provavamo un sentimento reciproco ma cosa eravamo davvero? Forse non ci sarebbe stato ancora spazio per quella domanda, probabilmente era troppo presto.
Dopo circa una mezz'oretta mi addormentai, il silenzio più totale riempiva la mia stanza e ogni cosa era al proprio posto, come avevo sempre voluto.
Gli allenamenti dei ragazzi oggi sarebbero finiti prima, domani ci sarebbe stata la partita e dovevano essere perfettamente riposati; così verso le 10.30 tornarono tutti alle loro stanze.
Quando i ragazzi salirono mi svegliai, non erano persone silenziose e di conseguenza la mia tranquillità fu spezzata.
Decisi di rimanere a letto, ero troppo stanca per alzarmi così mi misi ad osservare la porta, sotto di essa c'era una piccola fessura che la divideva dal pavimento da cui entrava sempre uno spiraglio di luce.
Ogni volta che qualcuno passava la luce si interrompeva per qualche secondo, fu così per una decina di minuti ma ad un certo punto la luce non la vidi di più.
Notai che qualcuno si era fermato davanti alla mia porta, mi aspettavo che questa persona bussasse ma invece nulla; nessun'rumore, nessun'toc toc, niente di niente.
Nonostante fossi stanca morta decisi di alzarmi e di andare a sorprendere la persona che stava ferma là davanti.
"Nico" dissi stupita, non pensavo si facesse vivo e forse il suo intento non era neanche quello.
"Che ci fai qua?"
"Nulla, stavo passando e hai aperto la porta" sapevo che la sua era una cavolata, ma non glielo feci notare.
"Ah ok, vabbe ciao allora" andai per chiudere la porta ma infilò il piede nel mezzo, evitando di farmelo fare.
La riaprì ed entrò in stanza chiudendola velocemente alle sue spalle.
Sul mio volto comparve un sorriso compiaciuto, ero contenta che fosse rimasto lì con me.
Mi venne incontro e mi stampò un leggero bacio sulle labbra poi iniziò a parlarmi di come fosse stato l'allenamento; non capì perché lo facesse ma lasciai correre.
Mi rimisi seduta sul letto nel mentre che lui mi raccontava di quanto fosse stato bravo Gigio oggi.
Nicolò sembrava felice ma domani avrebbe avuto un importante partita e, per quel pò che lo conoscevo, potevo affermare che era veramente bravissimo a nascondere le sue emozioni così lo interruppi "Nico stai tranquillo" gli dissi con tono dolce e calmo.
"So che sei agitato per domani ma io credo in te" mi sorrise e si mise seduto accanto a me "Devi giocare come hai sempre fatto" aggiunsi.
"Lo so ma sai com'è, l'ansia pre-partita mi uccide ogni volta" mi appoggiai con la testa alla sua spalla per cercare di dargli maggiore conforto.
"Io penso che tu sia un ottimo giocatore anzi, uno dei migliori, e scommetto la mia testa che domani noi vinceremo" mi diede una piccola spinta facendomi cadere con il resto del corpo sul letto "Daii" gli dissi tirandogli un cuscino dritto in faccia.
"Come ti sei permessa signorina Mancini!" e si mise sopra di me, scombinandomi tutti i capelli e iniziando a farmi il solletico lungo tutto il mio corpo.
"Oh ti prego basta" lo implorai ridendo come una scema ma lui continuò "Aiutoo" iniziai a gridare e lui smise di torturarmi; ci guardammo negli occhi, mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio accompagnando quel movimento da un "sei bellissima"
Mi coprì il volto con le mani per cercare di fare notare il meno possibile il rossore presente sul mio viso.
"Ei bimba che fai?" mi disse, levandomi delicatamente la mani dalla faccia, in quel momento lui si trovava accanto a me. Eravamo stesi e ogni cosa non poteva andare meglio.
Mi girai a guardarlo e restammo così, avvolti ancora una volta dal silenzio, nel mentre che i nostri corpi si univano sempre di più; avevo la testa appoggiata sul suo petto e lui teneva il mio corpo saldo, per evitare di farmi alzare.
Mi addormentai ma alle 12.30 fummo interrotti dalla sveglia sul suo cellulare, che lo avvisava che era arrivata ora di pranzo.
"Nico, prima di andare giù ti devo chiedere una cosa"
"Certo, dimmi pure" mi disse lui nel mentre che si alzava dal letto "Io e te, cosa vogliamo fare con questa cosa?"
Nico rimase un attimo in silenzio, forse nemmeno lui ci aveva pensato ma dopo qualche minuto di riflessione mi rispose "al momento teniamo tutto per noi ok?"
"Si" e scendemmo di sotto.
Forse anche lui voleva aspettare e non voleva trarre conclusioni affrettate; ne ero felice anche se fare finta di nulla, come se io lui non fossimo nulla, mi dispiaceva particolarmente.
Il pranzo fu come tutti gli altri giorni, in privato raccontai a Spina tutto, non potevo non dirglielo.
"Sono felice per te T/n però mi raccomando fai le cose con calma"
"Certo, sai come sono fatta" gli dissi rassicurandolo.
"Si lo so piccolina" mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò agli allenamenti.
La giornata passò in fretta, in quanto i ragazzi erano tutti agitati per la partita e di conseguenza cercarono di rilassarsi il più possibile e così feci pure io.

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