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La nottata passò velocemente ed io ero felice, ma tutte le cose belle hanno una fine.
Quando mi alzai dal letto iniziò a girarmi la testa, pensai che fosse normale ma purtroppo mi sbagliavo; mi avvicinai alla maniglia dalla porta per andare a chiamare mio babbo, giusto per sicurezza, ma appena aprì la porta caddi per terra sbattendo fortemente la testa.
Di quel giorno mi ricordo solo una cosa: la lacrima di Spina che bagnò la mia guancia accompagnata da 4 parole "Resta qua con me" dopo il buio più totale.
Mi risvegliai in una stanza, capì immediatamente di essere nel piccolo ospedale che si trovava nel nostro hotel a Roma.
Mi guardai intorno in cerca di risposte, non sapevo cosa mi fosse successo ne per quanto io avessi dormito; oggi i ragazzi avrebbero avuto la partita contro la Svizzera e avevano bisogno di tutto il mio supporto.
Dopo qualche minuto dal mio risveglio entrò l'infermiera in camera "Ti sei svegliata!" disse incredula, non capivo perché fosse così felice, avevo dormito solo per qualche ora "I ragazzi?"
"Si trovano in Germania in questo momento" mi disse lei mentre controllava tutti i miei parametri vitali.
"Come in Germania? Scusa ma quanto ho dormito?"
"Sei stata in coma per venti giorni" il mio sangue gelò, non riuscivo a credere alle sue parole così scoppiai in un pianto che mi sembrò infinito.
Mille domande e pensieri iniziarono a girarmi per la testa, così, ancora con le lacrime agli occhi e la voce rotta dal pianto iniziai a parlare con quella donna "Cos'è successo con la squadra?"
"Non vuoi sapere prima cos'è successo a te?" una parte di me voleva saperlo ma l'altra era concentrata solo su quei cretini "No, dimmi di loro"
"Inizialmente volevano ritirarsi, le tue condizioni erano abbastanza gravi e tuo padre voleva starti accanto ma poi i giocatori convinsero il mister a continuare"
"Per fortuna" aggiunsi riprendendomi un attimo da quel pianto "I ragazzi hanno continuato a vincere e oggi giocano contro il Belgio, se stai bene ti lascio guardare la partita" aggiunse lei, accennando un piccolo sorriso sul volto "Anche se sto male, ti prego"
"Vedremo, ora riposati"
"No, mi sono riposata fin troppo. Raccontami altre cose"
"Ogni sera alcuni ragazzi venivano a qua e ti stavano vicino, vennero a trovarti tutti ma quelli che passavano a trovarti con più frequenza furono Spinazzola, Chiesa e Barella; quest'ultimo non ti lasciò mai una notte da sola, restava qua a dormire nonostante fosse vietato. E inoltre ti hanno scritto delle lettere, se hai piacere di leggerle si trovano nel cassetto alla tua destra. Ora avviso tutti del tuo risveglio" mi limtai ad un annuire con la testa, non riuscivo ancora a crederci e non trovavo parole per descrivere come mi sentivo in quel momento.
Guardai l'orologio, erano le 17.00 e tra poche ore ci sarebbe stata la partita; avevo ancora abbastanza tempo per riprendermi sia mentalmente che emotivamente e anche per farmi spiegare il perché io fossi qua e non in campo a sostenere i miei ragazzi.
Andai ad aprire il cassetto e tirai fuori tre lettere, su ognuna c'era scritto il nome di che me l'aveva mandata.
La prima che aprì me l'aveva scritta mio babbo.

Cara T/n, non so quando leggerai questa lettera ma mi auguro il prima possibile.
Le tue condizioni si sono aggravate in modo particolare e questo mi lascia abbastanza destabilizzato, non puoi neanche immaginare il dolore che provo nel vederti stesa in quell lettino e nel non potere, invece, vedere quel sorriso che ogni giorno mi riempiva il cuore di gioia.
Sono sicuro che ti riprenderai, sei forte e lo sei sempre stata; fin da piccola hai sempre lottato con i denti e con gli artigli per ottenere quello che volevi pur di essere felice. Sono sicuro che lo farai anche in questa situazione.
Mi manchi tanto amore mio, non vedo l'ora ti tornare a sentire la tua voce e anche se a volte sono un rompipalle sappi che ti amo più di ogni cosa al mondo e averti qua con me durante questa avventura mi rende l'uomo più felice del mondo; spero di finirla con te e con una coppa in mano!
Il tuo babbone.

Posai la lettera sul comodino e un secondo pianto ruppe il silenzio presente in quella stanza.
Non ebbi la forza per leggere le altre rimanenti così mi rimisi a dormire, ancora con le lacrime che bagnavano il mio volto e il cuscino.
Dopo un pò di tempo l'infermiera mi venne a svegliare "T/n è arrivato il momento di parlare delle tue condizioni" avevo già intuito di che cosa si trattasse ma la lasciai parlare.
"Il coma, che ti ha fatto dormire per tutto questo tempo, è stato dovuto ad una caduta piuttosto violenta che ti ha causato un grave trauma cerebrale.
Il tuo cervello sta a posto, il problema però è un altro" si avvicinò a me e mi sfiorò appena la gamba, dandomi il conforto possibile per continuare ad ascoltare quella conversazione.
"Sei caduta per colpa di un calo di zuccheri dovuto ad una mancanza di cibo. Tu soffri di un disturbo alimentare giusto?" mi guardò negli occhi aspettando una risposta "Si, soffrivo di anoressia qualche anno fa ma poi, grazie a mio padre, sono riuscita a riprendermi al meglio lasciando questo mio brutto passato alle spalle"
"In questo caso, per fortuna, non stiamo più parlando di anoressia ma solo di un problema dovuto allo stress e alla tua mentalità. Con l'accumolarsi dello stress hai smesso di mangiare giusto?"
"Penso di sì, non me ne sono resa conto" era la verità, non mi rendevo conto di mangiare meno del dovuto e non sapevo nenanche il perché lo facessi.
"Ora ti stiamo innietando cibo tramite flebo, non vogliamo che tu ricada in questo brutto pozzo. Hai bisogno di sostegno e ovviamente io non posso dartene più tanto perciò finché i ragazzi non tornano continuerai a mangiare in questo modo; poi vedremo come procedere"
Cercai di trattenermi dal piangere, ero distrutta ma ero forte e potevo superare anche questa, così, decisi che se dovevo piangere lo potevo fare solo mentre leggevo le lettere; quindi ne andai a prendere un'altra che scelsi completamente a caso.

Un amore in nazionale Where stories live. Discover now