XIV

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Durante il pomeriggio avremmo avuto la semifinale, così, verso le 17.00 mi diressi verso lo stadio e restai ad osservare gli ultimi allenamenti dei ragazzi.
Erano tutti molto tesi e se avessimo vinto saremmo andati in finale, niente doveva andare storto e tutta l'Italia credeva in loro.
Poco prima dell'inizio della partita andai nello spogliatoio, volevo augurare la buona fortuna ai miei campioni "Ei ragazzi, non sono qua per farvi discorsi o altre cose simili però mi raccomando, spaccategli il culo!" ci riunimmo tutti in abbraccio accompagnato da qualche canzone napoletana; oramai ascoltarle era diventata una tradizione.
Appena uscì fui seguita da Nico "T/n" mi chiamò per attirare la mia attenzione, quando mi girai me lo ritrovai addosso. Le sue labbra erano unite alle mie e con le mani si assicurava di tenermi ben salda a lui.
"Imbocca al lupo idiota" gli dissi appena mi staccai e nel mentre mi dirigevo verso il campo, attentendo l'inizio della partita.
Il primo tempo fu tranquillo, nessuno face goal ma noi continuavamo a mantenere una buonissima difesa; quando iniziò il secondo i ragazzi diedero il loro meglio.
Al 60' minuto Fede fece goal "siii!" esultai a squarciagola mentre mi dirigevo ad abbracciare mio babbo che nel mentre si complimentava da lontano a Chiesa.
Al 80esimo pareggiammo, a quel punto avevo già intuito che saremmo andati ai rigori e infatti così fu; la maggior parte del lavoro toccava a Gigio e io mi fidavo di lui. Era un portiere eccezionale e anche i nostri rigoristi erano forti.
L'ultimo rigore toccava a Jorghino, se lo avrebbe fatto saremmo andati in finale; chiusi gli occhi, avevo paura così decisi di non guardare.
Dopo qualche secondo sentì tutta la squadra urlare e capì che eravamo arrivati in finale, mi girai e corsi in campo ad abbracciare Jo; tutta la squadra ci sommerse e tra un grido e l'altro restammo in campo a festeggiare per circa un oretta.
"Si va in finale!" gridai poco prima di uscire dallo stadio, ormai vuoto.
All'hotel ci avrebbero aspettati altri festeggiamenti e nonostante fossi particolarmente stanca restai anche io a divertirmi; prima di salire in camera lanciai uno sguardo di sfuggita a Nico in modo che capisse che lo aspettavo in stanza.
Dopo un'oretta arrivò, io dormivo già così prima di andare totalmente nel mondo dei sogni gli lasciai la porta aperta. Appena arrivò in stanza si mise subito al mio fianco, stringendomi a sé.
Il giorno dopo avremmo potuto dormire siccome non avrebbero avuto allenamento quindi ci svegliammo veramente molto tardi, quasi all'ora di pranzo.
"Buongiorno" gli dissi stroppiciandomi gli occhi ancora assonnati "dormito bene?"
"Si, non ti ho sentito arrivare"
"Ho fatto piano, non volevo svegliarti" mi avvicinai al sua bocca lasciandogli un piccolo bacio in guancia, per poi alzarmi e diregermi al bagno.
Mi vestì in modo abbastanza elegante in quanto al pomeriggio sarei andata a fare un giro a Londra, l'avevo visitata solo qualche volta ed amavo quella città quindi decisi di approfittarne; mi misi un pantalone beige accompagnato da un top nero, ero vestita in modo semplice ma che faceva un grande effetto.
Appena uscì dal bagno notai Nico che mi stava fissando "dove vai così bella?"
"Vado in città a farmi un giro" l'hotel era abbastanza vicino al centro di Londra quindi mi bastava andare a piedi "vai da sola?"
"Si"
"Ti accompagno, non mi fido della gente che c'è nelle grandi città" mi disse mentre si alzava dal letto per andarsi a preparare "ci vediamo davanti alla mia stanza tra 10 minuti" aggiunse mentre si richiudeva la porta alle sue spalle.
Ero contenta che venisse con me anche se avrebbe saltato gli allenamenti e sapevo già che a mio babbo non avrebbe fatto piacere; mi diressi verso la sua camera e lo trovai già in corridoio ad aspettarmi.
Scendemmo e ci dirigemmo in centro, fummo fermati da qualche giornalista che ci fece qualche domanda riguardo la nostra frequentazione ma non mettemmo parola, infondo non sapevamo ancora che cosa fossimo...
"Andiamo sulla ruota vero?" gli chiesi facendo gli occhi dolci; ogni volta che visitavo questa splendida città ci andavo sempre, era bellissimo e farlo con il ragazzo di cui ero innamorata era il mio sogno fin da bambina "si va bene" disse assecondando la mia richiesta.
Non c'era troppa fila così nel giro di 15 minuti eravamo già dentro alla capsula che ci avrebbe regalato una vista mozzafiato di Londra.
"È bellissimo" dissi con stupore aspettando una risposta di approvazione da parte di Nicolò ma non aprì bocca, mi girai a guardarlo e notai che la sua attenzione era concentrata su di me.
"So che è una cosa banale e forse anche stupida ma in questo momento vorrei prenderti per i fianchi e baciarti finché non scendiamo da questa ruota" mi disse continuando a guardarmi negli occhi.
In quel momento arrossì "cosa te lo impedisce?" gli chiesi cercando di distogliere l'attenzione dalle mie guance ormai diventate di un colore particolarmente intenso "niente" aggiunse mentre mi stringeva per i fianchi sigillando quel momento con uno bacio.
Nulla poteva essere più bello, non chiedevo niente di più e niente di meno, ero felice con lui e non mi sarei mai voluta staccare ma finito il giro fummo costretti a farlo.
Continuammo a girare lungo parchi e negozi e verso tardo pomeriggio tornammo in hotel.
Tra qualche giorno avrebbero avuto la finale e anche se oggi Nico aveva saltato gli allenamenti doveva obbligatoriamente andare a fare palestra e quindi così fece; nel mentre io andai in mensa ad aiutare ad apparecchiare per la cena.
Fu tutto tranquillo ma nella mia testa non smettevo di pensare a quello accaduto in centro e non tolleravo il fatto che io e lui non fossimo né amici né una coppia, eravamo tutto e niente e c'era il bisogno di mettere un punto alla situazione ma non potevo farlo ora.
Ci sarebbe stata la finale tra poco e se le cose sarebbero andate male lui avrebbe portato cattivo umore a tutti.
Cercai di resistere e di essere neutrale ma fecevo fatica, un momento prima ero felice con lui e non pensavo a niente se non a "noi" e un minuto dopo mi facevo mille paranoie e brutti pensieri.
Ma, forse, la cosa peggiore di tutte era che Nico mi conosceva bene e capiva quando ero turbata; durante la cena lo notò e più tardi mi raggiunse in stanza chiedendo spiegazioni.
"Che hai?" mi chiese "niente" provai a dire una cavolata ma era difficile.
"Non ci credo, sei turbata da qualcosa"
"Senti non ho voglia di parlarne" ed era vero, non volevo affrontare il discorso perché avrebbe portato solo danni ma comunque qualche casino accadde lo stesso "dimmi che hai fatto" continuò ad insistere.
"Ti ho detto no"
"Ok" se ne andò dalla mia stanza sbattendo la porta, chiaro segnale per farmi capire che era innervosito; forse avrei dovuto seguirlo ma non volevo farlo quindi lasciai perdere e mi misi a dormire.

Un amore in nazionale Where stories live. Discover now