XVI

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"Love you more
Than those bitches before"

Tratti rapidi e incredibilmente delicati su un foglio di sketchbook venivano dalle dolci mani di Hwang Hyunjin, quel prodigioso modello di soli 21 anni, tutto timido ma curioso, che aspettava il proprio turno di lavoro alla Kim Photography

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Tratti rapidi e incredibilmente delicati su un foglio di sketchbook venivano dalle dolci mani di Hwang Hyunjin, quel prodigioso modello di soli 21 anni, tutto timido ma curioso, che aspettava il proprio turno di lavoro alla Kim Photography. Chi non lo conosceva davvero avrebbe pensato, solo guardandolo da lontano, a un ragazzo freddo, sfacciato e arrogante; ma in quella figura irresistibilmente longilinea batteva il cuore di un sognatore, con una bellissima passione per la fotografia, il disegno e la pittura. Era questo che il mio caro collega si dilettava a fare nei suoi momenti più piatti. Dolce anima sensibile, non riteneva le sue attività al di sopra delle sue aspettative.

In realtà, aveva solo bisogno di una carezza in più.

Perché quella grafite ritraeva un suo scatto assai recente, risalente alla primavera ventosa in riva al mare, un piccolo foglio che racchiudeva luci e ombre costruite perfettamente. Era il risultato di giorni, settimane, mesi passati a incallirsi le lunghe dita nell'arte più vera e sentimentale, ma il ragazzo non capiva che, ben presto, ogni seme piantato avrebbe portato i suoi frutti. "Wow Hyune, quello sei tu?" mi avvicinai alla sua figura chinata che definiva i contorni dello schizzo, accennando un lieve sorriso e richiamando la sua attenzione. Un'attenzione che si calò nuovamente, in un attimo, nella sua introversa immagine, rispondendomi con un fragile "Oh? Sì". "E' fantastico, davvero. Continua così! Sei il migliore, Hyunjin." Quella mattina fui presa da un'insolita allegria, così decisi di versarla su chi davvero la meritava, la gentilezza. Ed era così bello riuscire finalmente a fargli schiudere quel piccolo sorriso adorabile. Volevo tanto bene a Hyunjin, il mio compagno di lavoro di due anni più piccolo, un fiore appena nato, pieno di sogni e paure. Ed ero quasi certa che sarebbero stati i primi, a trionfare.

E come volevasi dimostrare, una decina di minuti dopo, il mio posto da spettatrice fu preso dal mio carissimo capo fotografo Kim Taehyung che, entusiasta dell'opera, non esitò a chiamare a sé il direttore dell'agenzia Byun Baekhyun. "Hyunjin, puoi venire un attimo nel nostro ufficio?" ordinò quest'ultimo. E così, occhi di Luna, labbra di Miele e viso di Fiore intrecciarono il loro legame di amicizia indissolubile, un'alleanza che avrebbe arricchito la grande agenzia, la fiducia dei due veterani colleghi e il puro cuore del giovane artista. "Pensiamo che il tuo sia un vero talento. E potresti fare anche molto di più. Potresti trasformarlo in qualcosa di più grande." Esordì Baekhyun, seguito dal cenno di Taehyung. "Hyunjin, da quando hai messo piede qui dentro non ti sei mai fermato, hai sempre lavorato alla perfezione, ogni shooting con te ha fatto un successone... Anche gli altri fotografi ti amano! - aggiunse, scaturendo una risata tra i tre - "E il fatto che tu sia così giovane ti può fare solo un grande onore. Sei uno dei migliori modelli che abbiamo avuto finora, hai stile, sai disegnare perfettamente... E ti ho anche visto con la fotocamera fuori dall'edificio! E' incredi-" - ma lo interruppe il suo direttore - "Quello che sta dicendo Taehyung è che... vorremmo che lavorassi anche con noi, in alcuni shooting." Annunciò Baekhyun, facendo sbiancare dall'emozione il timido ragazzo. Era così incredulo che non trovava una singola parola, solo un paio di occhi lucidi spalancati. "Può essere qualsiasi cosa. Aiutarci con la scena del servizio, scegliere con noi i nuovi capi delle griffe o cercare ispirazione nelle boutique..." Spiegava il fotografo, entusiasta lui stesso della promozione. "Hyunjin, sei davvero importante per noi, sono certo che non te ne pentirai." allettò nuovamente Mr. Byun, ottenendo un sorrisone cristallino dal giovane e poliedrico artista, che accettò l'incarico senza esitare un attimo. I tre esibirono i loro splendidi sorrisi, tre colori differenti che ben presto si sarebbero consolidati nel più bel rapporto di lavoro, con le più liete idee e opere.

"Allora, per cominciare...-" fosti interrotto di nuovo, dolce mio capo, mentre stavi già programmando i tuoi piani futuri al tuo modello. Mi dispiaceva immensamente, ma non era mica colpa mia. Se scatenano la mia rabbia, vedranno tremare l'intero palazzo. Se lo scrivano in testa: meglio non provocare Yvonne Cooper. "Signori, scusate l'interruzione, ma al piano di sopra sta succedendo un casino e non so più come... spegnerle." irruppe la povera e matura Hwayoung, esausta del disastro di urla che io, ebbene sì, avevo innescato. I due capi si guardarono confusi, per poi accordarsi che sarebbe stato Taehyung a controllare lo strano accaduto. Hyunjin fu rapidamente congedato. Poi una porta chiusa. "Certo che sei brava a svignartela così." Mr. Byun passava le dita tra i capelli della sua amata, deliziosamente furba proprio come lui. "Mi mancava il mio capo..." lo lusingava Hwayoung, cullata dal suo profumo e determinata a farlo ridere sommessamente. "Ti conosco troppo bene." avvicinò le sue labbra di miele al collo della supermodella, espirando profondamente. L'aria cresceva fitta in quel familiare ufficio, ma influenzata dall'improvviso colpo di scena. "Quei due sono dei completi idioti" rise Hwayoung. "Sono pazzi d'amore." ribatté Baekhyun. Poi una forte presa sulla morbida coscia. "Come io sono pazzo di te." E la porta serrata a chiave.

"Siete delle bastarde. BASTARDE! Questa non ve la faccio passare liscia! TROIE, FATE SCHIFO!" urlai più che mai, in quel camerino tra le mie cianfrusaglie e occhi indiscreti che volevano solo male alla mia anima. Era ormai da dieci minuti che mi sgolavo alla ricerca di un mio bene preziosissimo, un bene che qualche stronzetta in giro avrebbe deciso di rubare dal mio mobiletto. E non sarebbe mai venuta a galla.
Perché qui ormai mi trattavano tutte come se fossi la primadonna, una da scansare, da evitare come la peste, la ricca fotomodella che saliva di livello di giorno in giorno. Ma ciò non significava mica farmi mettere i piedi in testa. Avevo subito già abbastanza torti in passato, violenze verbali ed emarginazioni sociali, solo perché non ero all'altezza delle mie coetanee. Ma altezza riguardo a che cosa, di preciso?
E adesso che finalmente lo ero, perché ricevevo ancora tanto odio?

La risposta era soltanto una: Kim Taehyung.

Perché il mio bene prezioso rubato era proprio il dolce regalo che mi avevi comprato tu, immenso amore mio. Quel gigantesco ciondolo di diamante del nostro primo appuntamento, era troppo prezioso per rimanere inscatolato nel mio noioso appartamento. Avevo deciso di portarlo sempre con me, soprattutto a lavoro, perché mi piaceva l'idea che, anche se non ancora realizzata, il tuo cuore battesse sempre vicino al mio. Tu eri calma per la mia tempesta, acqua per il mio fuoco, forza per la mia fragilità. Eri tutto ciò che non potevo avere, quindi stringere sul mio petto quell'unico ciondolo da migliaia di dollari che mi avevi regalato mi dava una gioia... indescrivibile.
Ma queste troiette non l'avrebbero paasata liscia.

Evidentemente avevano notato la collana, e invidiavano così tanto la preferita del loro simpatico fotografo che avrebbero giocato un brutto scherzo, alla modella che per un ovvio motivo le aveva superate in un batter di ciglia. Tutto questo non andava bene. Ero così lieta di entrare a far parte dell'agenzia Kim Photography, conoscere nuove colleghe e stringere tante amicizie. Ma in un attimo, il mio lavoro aveva preso una strana piega. Ero odiata da tutte in quell'edificio. Non facevano altro che ripetermi:
"Basta!!! Stai zitta, scema! Sei ridicola!" Prima una, poi l'altra. Un coro di voci tutte contro di me.

Non sapevo che l'amore generasse odio.

In quel momento, il mio prepotente ego mi gridava di continuare imperterrita a trovare l'autrice del furto del mio preziosissimo ciondolo. Ma la mia testa cominciava già a pormi un freno. Un freno che aveva tante domande, confuse, alle quali dovevo dare prima o poi risposta.
Il caos di note stridule andava avanti da troppo tempo, la testa mi girava dal tremendo stress e le lacrime minacciavano di uscire, perché non potevo credere che i miei teneri sentimenti dovessero essere spettegolati e distrutti da una massa di insulti, e un furto davvero scandaloso da non essere denunciato.

"LA PROSSIMA CHE ANCHE SOLO FIATA."
Ogni singola vena del mio corpo, giuro, in quell'attimo tremò.
Bastò una semplice protasi a zittire un intero entourage in un piano di palazzo.
Sentii le mie gambe come di gelatina, il petto debole e gli occhi, intimiditi, pieni di te.
Non ti avevo mai sentito urlare. O almeno, non in questo modo. Avevi letteralmente sbraitato alle tue dipendenti, ordinando di correre ai loro camerini e prepararsi per l'imminente photoshoot.
E nessuna osò fiatare.

Solo un'orchestra di chiavi ruotate nelle serrature, seguite dalla mia.

I tuoi occhi. I tuoi magnifici occhi neri, che emanavano pura dominanza. Le mani strette sui miei fianchi, la mia schiena contro la parete. Non capivo se, con il tuo sguardo, volessi uccidermi o fossi sul serio preoccupato per me. Perché tanto ormai ero abituata... anche tu avresti perso fiducia in me, questa pazza schifosa arrogante. Mi avresti odiata, detestata, e abbandonata come tutti gli altri.

Ma le tue sopracciglia si curvarono all'ingiù.

"Yvonne, che cosa ti sta succedendo?"

that crazy photographer | kthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora