XVII

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"I know you're somewhere out there, somewhere far away,
I want you back"

"Yvonne, che cosa ti sta succedendo?" i tuoi occhi fermi dentro i miei.

E il tempo, improvvisamente, si fermò. Come tutte le altre volte. La tua voce che sapeva di puro cioccolato mi impediva di rispondere alle tue domande, domande che sapevano tanto di amore. Perché tu eri la culla del mio fottutissimo cuore tremolante: nonostante ci conoscessimo da così pochi mesi, era come se già sapessi quando stavo bene e quando stavo male, quando ero tremendamente arrogante o avevo disperatamente bisogno di qualcuno. Ecco, in quel momento il mio petto agitato aveva solo bisogno di essere custodito fra le tue braccia. Tu eri il calore per il mio odioso cuore di ghiaccio.

Silenzio. La totale incapacità di fiatare.

Poi un ghigno con tanta amarezza dietro.

"Sei incredibile. Mi combini tutto questo casino a lavoro, nella mia agenzia, per quel diamantino - e continuavi a ridacchiare incredulo, sì, per un diamantino di 2000 dollari - Ma lo sai che te ne posso comprare altri 10, o 100, o tutti quelli che vuoi." Proponesti con nonchalance. "Ma diamine! Come puoi non capire!? Il problema non è per il diamante... il problema è per te, Taehyung! Io... Io non voglio che mi deridano in questo modo. Io non lo accetto, non accetto che mi trattino come un'emarginata e...-" venni interrotta da te. "Yvonne, ascolta. Non farmi fare passi avventati. Ti prego, non mettermi più in difficoltà di quanto lo sia ora..." continuavi a esprimerti con parole che non capivo. "Loro non ti amano! Sono solo delle stronze, vipere, invidiose e arroganti! E non permetterò che mi mettano i piedi in testa ancora una volta. Io vorrei solo essere libera di passare il mio tempo con chi voglio! È che... questi sguardi indiscreti mi stanno uccidendo." A quel punto, ero arrivata al limite dell'agitazione. Ma tu mi tenesti fermi i polsi, scrutando le mie pupille alla ricerca del mio lato vulnerabile. "Yvonne. Yvonne, calmati. Tu mi piaci, d'accordo? - e i miei occhi, lo giuro, si spalancarono più che mai - "Ma non è questo il momento giusto. Non qui... non adesso."

E le tue mani calde stringevano forti forti le mie.

"Ci sarà il momento in cui succederà, e sarà perfetto... Ma devi darmi un altro po' di tempo. Te lo dirò, ti dirò tutto quello che provo per te, ma ti prego, devi avere pazienza. E ti prego, cerca di non distruggere l'ufficio nel frattempo. - smorzasti la tensione con un soave riso - Tutto quello che vuoi, tu lo avrai. E tutti quelli che ti vanno contro, tu salutali. Ricambiali con un sorriso più grande del loro scherno. Tesoro, io credo tanto in te." L'ultima frase la sussurrasti, e le tue labbra si incurvarono lievemente mentre il tuo palmo accarezzava la mia guancia. Come facevi a essere così? Qual era il tuo segreto per amare incondizionatamente il genere umano? Eri limpido, senza alcuna ombra, e forse in realtà neanche meritavo la tua enorme, incredibile, pazienza.

Avrei aperto la mia inutile e vanitosa boccaccia per sussurrarti un flebile grazie, ma in un attimo prendesti il tuo cellulare e scattasti un primo piano della modella incazzata che avevi davanti. "Noo!! Ma che ti prende!? Perché mi fai le foto nei momenti più sbagliati?" Già, anziché ricambiare l'immeritato affetto che mi davi, io trovavo sempre qualcosa di più interessante da controbatterti.

Che idiota.

"Ed è qui che ti sbagli. Non chiamarli sbagliati... sono i miei momenti preferiti. Adoro quando fai la pazza per me. Ma comportati bene la prossima volta... signorina Cooper." E di nuovo la tua fronte abbassata vicino la mia, in un sorriso incuriosito e innamorato. Mi stringevi come se fossi il tuo tesoro più prezioso. Annuii finalmente in risposta. "Grazie, Taehyung." mormorai con le guance infuocate di rosso. "E adesso vai a prepararti per lo shoot, prima che sia costretto a licenziarti da qui" ridacchiasti avvicinandoti all'uscio del camerino. "Va bene, signor Kim." passai timidamente la mano dietro la testa, allisciandomi i capelli. "Ci sentiamo più tardi." mi facesti cenno, una volta uscito dalla stanza.

Colpa.

Mi sentivo tremendamente in colpa.

La mia ottusa testardaggine ed esagerazione, ogni volta che credo che qualcosa mi vada storto. Appunto, credo. Ma in realtà non è così... è che per la rabbia, l'ansia e lo stress non ci vedo più e inizio a dare cazzotti metaforici a tutti. E menomale che si limitano a essere metaforici.

Dopo il photoshoot tenuto con altri fotografi del backup team tornai a casa cercando di fare scivolare via tutta la tensione accumulata. Una doccia calda, una cena leggera e tanti programmi trash in TV. Ero davvero stanca, quindi spazzai il più possibile i brutti pensieri dalla mente. Le colleghe mi odiavano? No. Forse erano solo invidiose? Probabile. Se non mi avessero più vista accanto a te per così tanto tempo mi avrebbero lasciata in pace? 90% affermativo. Ma per il momento dovevo solo tenere duro e lasciare che queste inimicizie si sbollentassero da sole. Non lo so, magari con qualche caffè o dei piccoli pensierini.

Niente di tutto questo doveva intaccare la mia relazione con te, il mio fotografo. Non avevamo ancora definito niente, ma una cosa era certa: non dovevamo lasciare che l'odio entrasse nel nostro universo d'amore. E cavolo se dovevo farmi perdonare da te... immatura, innamorata e testarda.

Ma tu, amore mio, insegnami ad amare.

Per quella sera decisi finalmente di spegnere la mia testona piena di pregiudizi, e di tenere acceso il mio cuore, tutto che batteva forte per te, mio animo splendente, carico di energia.

Mi riscaldai il corpo con il cotone felpato, spensi la luce e mi fiondai tra le lenzuola di flanella. Ma un bagliore di colore azzurro si propagò in grande parte della stanza, uccidendo il buio e tutte le paure che ne derivavano. Era una luce troppo fioca per essere artificiale, e troppo forte per essere naturale. E invece lo era, perché era un grande fascio luminoso che proveniva dalla Luna.

Oh dolce, immensa, magnifica Luna.

Era così incantevole fermarsi, bloccare tutto il resto, e fissare a lungo la bellezza di questo satellite, pieno di misteri ma soprattutto eternamente vero. Non potevi mentire alla Luna, perché guardandola automaticamente svuotavi tutto il tuo cuore, rivelando i tuoi più puri sentimenti, e io mi sentivo una piuma leggera e profondamente innamorata. Era di un bianco brillante, con i suoi solchi caratteristici, molto più grande splendeva in quel cielo blu scuro, e lo rendeva semplicemente perfetto. Incredibile come una cosa così "piccola" illuminasse il banale e noioso ambiente circostante...

...Poi pensai a te.

Pensavo a quanto volessi che tu, con la tua pura bellezza, i tuoi capelli morbidissimi, la tua voce vellutata, mi rendessi la grigia vita uno splendido capolavoro. Perché tu eri la perfezione, e io non ti meritavo. La guardai tanto la Luna, rimasi ferma a fissarla per molto tempo, almeno una ventina di minuti... perché mi ricordava, appunto, una persona molto cara. La luce che emanava questo satellite era così simile a quella dei tuoi occhioni, grandi e neri, che contenevano le meraviglie del mondo ogni volta che ti guardavo. ...E anche quando tu guardavi me. Curiosi, ipnotici, straordinari, occhi di Luna Piena.

E sognavo la mia vita con te, mentre fissavo la Testimone del nostro amore, ancora non compiuto ma sentivo che c'eravamo piuttosto vicini, e immaginavo di chiudere gli occhi nel bacio che mi avrebbe cambiata per sempre. Chissà se con te sarei diventata una persona migliore. Ma intanto mi appoggiavo al marmo della finestra, lasciando entrare una brezza autunnale che al mio corpo si rivelava caldissima, una coperta di desideri e speranze. E pensavo davvero a quanto ti volevo, mia dolce immensa e imprevedibile Luna.

"'Cause every night
I'm talking to the Moon,
still trying to get to you.
In hopes you're on the other side, talking to me too.
Or am I fool, who sits alone,
talking to the moon?"

Il suono della notte fu per un attimo interrotto da una vibrazione proveniente dal mio cellulare.

E mi beccasti, quando un sorrisone idiota si propagò su tutto il mio viso.

"Come stai? Stavo pensando a te ^^"

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⏰ Last updated: Nov 27, 2021 ⏰

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that crazy photographer | kthWhere stories live. Discover now