IV

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"Drink it up,
Everyone falls
for the crazy artist"

I tacchi a spillo risuonavano in quel palazzo.
Era ricco, maestoso, pieno di luce, la stessa luce incastonata nei tuoi occhi, non appena il mio sguardo vagante si rifugiò nelle tue iridi pericolose.
Non esitasti un attimo a coccolare le mie mani con le labbra. Il tuo respiro era delicato, ma abbastanza potente da prendere il controllo.

Marmo bianco e motivi dorati circondavano i nostri corpi, già preparati a una fiamma crescente.
"È... stupendo." La mia voce si fece piccola piccola, di fronte alla tua magnifica dimora.
"E siamo solo all'inizio..."- lasciasti un sorprendente ghigno - "Abbiamo molto da fare stasera, signorina Cooper, mi aspetto il meglio da te." I tuoi occhi riflettevano un bagliore non indifferente.

Liberai un timido sorriso cercando di soffocare il mio prepotente, vivace entusiasmo.
Entusiasmo, proprio così: essenza del dio dentro di sé.
Mi domandavo quale essenza tu avessi, quale dio nascondessi, quale tua aura mi avrebbe catturata.
Un elegante andirivieni di camerieri serviva la cena: delicate aragoste accompagnate da uno stuzzicante vino bianco.

Tranquillamente consumavo tutto con gusto, mentre osservavo ininterrottamente la tua figura.
Eri splendido: i tuoi ciuffi neri cadevano morbidi sulla fronte, e fantasie dorate decoravano la tua camicia scura. Il tuo sguardo si incontrava con il mio, era curioso.

"Voglio sapere qualcosa di te, signorina Cooper." sussurrasti di punto in bianco.
"Di solito non lo faccio con tutti i miei modelli, ma sento che tu sei speciale. Tu hai qualcosa da raccontarmi. Parlami." aggiungesti, facilitandomi una risposta.
"Avrei tanto da dire, mister Kim. Ma sarebbe troppo scortese non fare parlare per primo il padrone di casa." Cercai, in preda alla timidezza, di fuorviare la questione. Mi sentivo troppo inerme per aprire un nuovo discorso davanti alla tua regale presenza. Ma tu ridesti.
"Qual è la frase più bella che ti hanno lasciato i tuoi cari?" Mi domandasti, e sospirai per un attimo.

"Forse... credo che quello che mi è rimasto vivido sia l'insegnamento dei miei nonni, quello di dover seguire le mie passioni, e di non lasciarmi guidare troppo dalla testa." Cercavo di mantenere un tono abbastanza professionale.
"Come dare loro torto?" Ridacchiavi silenziosamente, mentre aggiustavi il colletto della camicia. Poi ti schiaristi la gola e accavallasti le gambe. I tuoi occhi erano fermi sui miei, neri come il carbone.

"Fin da bambino tutti mi dicevano questa cosa, che non ho mai dimenticato. Mi dicevano che bisogna fare della propria vita come si fa un'opera d'arte." - posasti gli occhi su un altro punto fisso, per concentrarti meglio - "E quindi... ho sempre creduto in questo. Ho vissuto la mia vita così. Mi sono circondato di persone che racchiudono bellezza, che racchiudono arte..." Mi perdevo nel tuo sguardo, che si manteneva serio e professionale, mentre sorseggiavo ancora un po' di quel buonissimo vino.
"Mister Kim, è davvero-"
"...Come te." Riflettesti, e subito sentii il mio viso riscaldarsi. Trattenni un sorriso, di fronte alla tua splendida figura. Ti lasciai proseguire stavolta, sapendo che sicuramente avresti aggiunto qualcosa.

"Tu sei bella Yvonne, sei troppo bella per non essere un'opera d'arte. Ed è compito mio immortalare la tua bellezza." - riempivi di nuovo il mio terzo calice fino all'orlo - "Ma ti prego, bevi ancora un po' di vino, non devi fare complimenti."

"Grazie davvero, Mister Kim."

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Dopo la cena, mi conducesti verso gli splendidi ambienti del tuo palazzo. Sembrava che, in quel momento, i tendaggi vellutati di bordeaux abbracciassero il mio animo in fiamme.
La mia testa oscillava, così come il mio corpo, e il mio cuore bruciava per il capolavoro davanti a me.

Eri tu.
Eri tu che stavi liberando la mia parte proibita. Ancora una volta.
Le mie vene pompavano il sangue all'impazzata, e non avevano intenzione di fermarsi.
Ma io ridevo. Ridevo comunque.
Ero in una fottuta estasi: la mia mente era stata rapita, e al suo posto si era insinuato il dolce odore della passione.
E tu lo sapevi, con quel ghigno beffardo. Sapevi che in poco tempo ti saresti divertito.
Placata la fame, cresceva la sete.

Non barcollavo spesso, ma abbastanza da essere afferrata da te più volte.
E mi piaceva, eccome se mi piaceva.
La mia mente era spenta, ma il mio corpo sentiva ardere le carni sotto il tuo tocco morbido, ma deciso.
"Iniziamo, signorina Cooper." scandisti bene le parole, mentre aggiustavi il treppiedi della fotocamera.
Soffocai una risata ebbra e feci del mio meglio a rimanere dritta in piedi.
Non appena il tuo viso si avvicinò all'obiettivo, i miei occhi si trasformarono ancora.
Riuscivi a ipnotizzarmi in un secondo, a modellarmi a tuo piacimento.

"Lo senti che fa caldo? La senti quest'energia nel tuo corpo? Tirala fuori, Yvonne." Esortavi, scuotevi il mio animo. E lo facevi di proposito.
Mi esibii nelle pose più semplici, ma con i volti più accesi. Le mie pupille si concentravano sul macchinario, mentre tu premevi numerosi scatti e continuavi a lodarmi.

Proseguiva il photoshoot, e ci spostavamo in altre stanze decorate dal lusso.
"Yvonne, te l'ho mai detto che sei bellissima?" la tua voce si fece più scura e più roca.
Normalmente, con un animo sobrio, avrei liberato un sorriso timido; ma adesso il mio stomaco cominciava ad aggrovigliarsi.
Adesso il fuoco iniziava a bruciare, lento, ma intenso.
Mi concentrai sempre di più su quelle pose, affinché tu potessi riconoscere ancora una volta l'impegno.
"Adesso guardami, e fai un bel sorriso." Il tuo tono si manteneva fermo, silenzioso, ma dominante.
Ti mostrai il mio sorriso migliore, sincero, felice, mentre il mio petto si manteneva bollente.

Presumendo che il servizio fosse finito, mi avvicinavo verso la tua figura finora lontana, mentre tu sistemavi i tuoi strumenti.
"Sei stata bravissima." mi sussurrasti, mentre io feci un inchino di ringraziamento.
Ci allontanammo dal grande salone e procedemmo per un'altra stanza.
Una grande parete nera rubava l'attenzione, circondata da tende di velluto. A dominare la scena, un ampio talamo a baldacchino, nero.
Piccole candele rosse erano sparpagliate sul pavimento.

"Scatteremo qualcosa anche qui."

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Spazio autrice

BENE! DOPO MESI E MESI DI ATTESA, ecco finalmente il quarto capitolo.
È leggermente più lungo rispetto ai precedenti, e proprio per questo l'ho diviso dalle scene che ci saranno nel prossimo capitolo.
Spero che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti ❤

Spero che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti ❤

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Nel frattempo vi lascio qui il fotografo più stronzo del mondo. 💜

that crazy photographer | kthحيث تعيش القصص. اكتشف الآن